Nessuno avrebbe chiamato un cane Radames, il giovane pittore Luigi Capece, di origini napoletane, si era trasferito da circa due mesi nei pressi di Roma e viveva solo in una vecchia soffitta di un antico casolare, lontano circa due kilometri dalla città eterna. Nella soffitta vicino alla porta d’ingresso c’era una nicchia, dove aveva inizialmente posto una pianta, poi aveva pensato, che il posto migliore per il cane poteva proprio essere quella nicchia naturale, pose un grande canestro quel giorno che aveva trovato in un giardinetto un piccolo cane randagio, senza collare e senza padrone, era di razza molto piccola, ma lui decise di dare a quello scricciolo di cane, un nome molto importante e pensò bene di affibbiargli quello di un famoso personaggio estrapolandolo dall’opera dell’Aida, Radames, strano nome, per un piccolo cane dal folto pelo di colore rossiccio. Stranezza della vita quel nome, che impersonava il trionfo di molte battaglie, quello stesso nome, era scelto per un piccolo cane da passeggio. Il giovane Luigi si entusiasmato tanto che a quella bestiola prodigava molte cure a quell’animale, che considerava ormai il suo amico fedele di corse e lunghe passeggiate, anzi a volte riusciva a parlare con lui, che immobile e con le orecchie ritte lo ascoltasse senza dare segni di stanchezza.
Radames, dal canto suo si era abituato al ritmo strano della vita, che conduceva il suo padrone, spesso per finire un quadro restava sveglio quasi tutta la notte mentre si dimenticava di cenare, anzi sbocconcellava un piccolo panino e poi con un bicchiere d’acqua, completava era la sua povera cena.
Un giorno Luigi, decise di portare il suo Radames nei pressi dello zoo di Roma il cane iniziò a latrare come un dannato, non ci fu verso di farlo smettere e nello stesso tempo tirava la catena che lo teneva legato quasi un avvertimento di non voler sostare in quei pressi.
Luigi stanco di tenerlo a freno, lo lasciò libero, lo vide correre verso i cancelli dello Zoo, abbaiando contro di tutti e nessuno nello stesso tempo.
I guardiani cercarono di fermarlo inutilmente era già entrato nella gabbia del re della foresta, Luigi immobile già lo vedeva fra le grinfie del leone ma cosa strana, l’animale lo annusò, poi con la lingua lo bagnò con la sua saliva, e quasi fosse una palla lo arrotolo in un angolo, quasi a dirgli stai in disparte, l’arrivo del pasto fece distrarre il leone da Radames, il “leone” in poco tempo aveva terminato il suo pasto, ora aveva voglia di giocare e cosa strana si avvicinò a Radames e scuotendolo dolcemente con la zampa iniziò il suo gioco, con il muso lo voleva portare al centro della gabbia, ma il cane si bloccava con le zampe, cercando di evitare il suo gioco. All’esterno della gabbia, Luigi chiamava a gran voce il cucciolo: “Radames vieni qui da mè” ma inutilmente.
Il custode, si accorse dell’estrema paura del cane e cercò di farlo uscire, ma il giusto timore del cane, lo bloccò allora prese un pezzo di carne e fece allontanare il leone dal cane, dondolando quel pezzo di carne sotto le narici, il leone rapido lo afferrò e iniziò a mangiarlo dimenticando la presenza del cane, che il custode fece uscire dalla gabbia,consegnandolo al padrone disse: ” La prossima volta che si ripete quest’episodio, sarete voi ad entrare nelle gabbia, per salvare il vostro cucciolo dal nome altisonante di un famoso eroe, ma che eroe non è”.
Tornati a casa il cucciolo, si andò a nascondere nel suo cesto e per tutta la serata restò nascosto e tremante, nella sua cuccia sicura.
Anna Sciacovelli