Interessante opera prima, di una poetessa barese recensione di Rossella Lovascio. Sterile oggi è insistere sulla divisione che da sempre si è fatta tra creatività in arte dell’uomo e quella della donna. Sterile e vano oggi è, ha ossia una sua ontologica e un suo spazio ben definito. D’altro canto l’arte è, è se stessa, e non si divide o si realizza in modi diversi ha secondo se a generarla è un uomo o una donna. Gli scontati luoghi sulla non creatività femminile sono ormai superati.
La donna si esprime ed esprime un suo modo di concepire la vita, spostandosi nelle prospettive visive le più svariate: rabbia, dolore, socialità, individualismo.
Da rilevare invece è l’humus storico in cui la donna (specie quella meridionale) si è sino ad ora mossa, ossia tra tante difficoltà dovute a una società maschilista, chiusa alle aperture della problematica femminile. La creatività della donna è stata volutamente ignorata. La donna è stata considerata, specie nel Sud non addetta ai lavori. Non ha potuto vivere mai nei cantieri della poesia dell’architettura, della pittura e della scultura. Ha poco partecipato alla crescita dei movimenti culturali e solo talvolta ha visto le sue idee venire alla luce.
Oggi anche la donna meridionale partecipa in modo attivo, la sua educazione culturale è diventata dinamica ed estremamente dialettica e la sua creatività artistica ha raggiunto livelli altissimi.
Uno degli esempi più rappresentativi di partecipazione attiva ai fenomeni disparati della cultura e della stessa poesia pugliese contemporanea c’è dato dalla poetessa Anna Sciacovelli della quale, proprio in questi giorni, è apparso il volume: ”Protagonista senza Storia”, (nella collana poesia Pugliese contemporanea, dell’Editore M. Liantonio) con illustrazioni di Manlio Chieppa. Le liriche in esso raccolte sono un canto per il Sud, dal tono austero e antico morale dei nostri vecchi padri contadini. L’immagine della terra nasce da dolore stemperato nelle tinte rasserenanti del ricordo: come un quadro intriso di luce chiara, i cui colori scandiscono i tempi di un’universale e mitica purità. Non so se in queste poesie, è la parola “a” creare il concetto o il concetto, o la parola perché l’andamento è tale da farci dimenticare la cerebralità e le dolorose sconfitte del pensiero: la parola vive in una frase, dalla frase, nasce una nota di peso, musicale.
In un caleidoscopio vediamo le distese di verde, il candore delle Murge e quel bianco unico, irrepetibile dei trulli antichi, simbolo della sofferente pazienza della nostra gente.
E tra la nostra gente la poetessa si pone, allorquando dice che dai rosoni barocchi copierà l’intaglio per tessere lo smerlo degli scialli.
Con questi versi Anna Sciacovelli (di recente vincitrice dei premi Arquà Petrarca e Madia d’oro di poesia) si pone, come abbiamo detto, tra la nostra gente, ci pare di vedere le donne chiuse del nostro paese, che,davanti alle case, filano un fuso di speranza e di fatica.
Avverte molto, infatti, l’autrice, il tema della speranza e della fatica, tormento degli uomini, che lasciano il lembo della terra e le case poverissime per andare lontano a cercare lavoro.
“Lentamente scendono /gocce di sangue”-dice la poetessa- in queste parole sentiamo scolpito il volto delle Murge assolate, castelli di miseria, drammi di pastori mentre la scia di profumo della Madreselva ci lascia intorno l’amaro rimpianto di non poter far nulla per il “Protagonista senza storia”. Questa dolente definizione è il titolo dell’ultima lirica del volume, la più dolorosa.
E’ un’assurda beffa: i protagonisti hanno sempre le radici nella storia, tranne gli uomini del Sud che sono “primi attori” senza esserlo, intabarrati nella tela della povertà, ferita che non si sana. Il “Protagonista senza Storia”, dunque parte, strappando dai sassi radici e figli. Altrove andrà a trapiantare se stesso e il suo mondo, ma qui lascerà ricordi e sangue nella terra. La giovinezza muore nella valigia scura di cartone, che si porta dietro. Non c’è posto. Non c’è spazio. Non c’è lavoro. C’è il Sud.
Mercoledì 25 ottobre1978 “Corriere del Giorno” recensione scritta dalla Prof.ssa Rossella Lovascio,
Riscritta da Anna Sciacovelli per ricordare una cara amica, che non è più tra noi.
Anna Sciacovelli