Sono trascorsi circa nove anni, dalla Seconda Mostra personale di pittura e scultura della giovane artista Cassanese Rossella Mianulli. La sua prima Mostra dal titolo “La Viandante”, aveva visto la luce, nel palazzo Marchesale di Santeramo in Colle, molto apprezzata dai visitatori, che non a caso restavano incantati dalle opere esposte.
Secondo un filosofo tedesco, infatti, l’unicità dell’opera d’arte, s’identifica con la sua integrazione, nella situazione in una tradizione, mentre oggi l’opera d’arte, si può riprodurre perdendo la sua unicità.
Una mostra d’arte nell’Antico e famoso palazzo D’avalos, Palazzo Ducale, che risale al 1700 che Francesco Caracciolo III, fece costruire per sua madre Isabella D’avalos, nella città di Martina Franca in Provincia di Taranto, nell’anno 1668 da Petracone V Caracciolo, il quel posto dove sorgeva l’antico Castello Medievale del 1388 da Raimondo Orsini del Balzo, principe di Taranto e Conte di Lecce e Martina. Nella seconda mostra, l’artista si rivela coerente, fedele ai suoi modelli morbidi e fluttuanti e principi scorrevoli dei volti rappresentati “ un segno che tende a una vera e propria penetrazione umana del ritratto, con uno stile che è un profondo connubio di forma e contenuto, sia nell’impaginazione cromatica sia nella monocromaticità, che meglio possa rendere la materialità delle forme e, con essa gli impulsi riposti in ogni volto psicologicamente sedimentato.” Le forme e le figure della Mianulli, esprimono, infatti, “assenza che si fa presenza, che diventa assenza, per modulare il suo stesso passato-presente -futuro, per lasciarsi narrare e per continuare questa sua affabulazione monocromatica o colorata che la porta al suo io interiore.”La stessa intenzione dell’artista, “è stata quella di indagare in profondità, nell’inconscio, di cogliere quell’anima-spesso celata dall’apparenza e dall’esposizione spesso mercificante del corpo- in uno sguardo che non può mentire.”
Quella che ho raccontato e una donna che viveva tra mille contraddizioni, in una continua dimensione, tra disperazione e speranza ammirevoli.”
Anna Sciacovelli