Un mare calmo accoglie nel porto la nave,che dopo una serena e tranquilla notte di viaggio, attracca al porto di Marsiglia, sul molo le bancarelle di pesce appena pescato, i venditori invitavano i turisti a comprarne e di cibarsi di quel pesce ancora guizzante nelle piccole vasche, mentre primi tiepidi raggi del sole, sfiorano, la statua della Madonna, che troneggia sull’alta torre.
La torre campanaria, alta 60 metri, svetta sulla Basilica, come un punto fermo della grande città di Marsiglia, sul campanile della chiesa giganteggia la statua della Bonne Mère, la chiesa stando alle persone presenti a quell’ora, si dice che venga visitata ogni anno, da circa due milioni di persone.
Sulla collina dove sorge la chiesa, anticamente doveva esserci un punto privilegiato di vedetta e sicuramente lo fu in epoca romana, per meglio difendere Marsiglia, Francesco I nel 1524, fece costruire un forte militare.
La Basilica, famigliarmente chiamata dai fedeli “della Buona madre”,riferendosi alla veneratissima statua della Madonna alta 11,20 metri in rame galvanico, rivestito d’oro che si staglia sull’alto campanile.
La costruzione dall’esterno impressiona per le grandiose forme architettoniche e all’interno per la miriade di bagliori d’oro del suo tappeto musivo di 1200 mq.
Le linee dell’imponente edificio ancora in parte cinto da fortificazioni, rispecchiano lo stile neoromanico diffuso nel Sud della Francia nella seconda metà del XIX secolo e che qui a Marsiglia trova spettacolare espressione.
A esso si uniscono elementi bizantini,nelle forme della cupola, nei mosaici dorati e nella policromia dei materiali: le colonne della Basilica alternano marmo bianco di Carrara al rosso di Brignoles, colori poi ripresi dagli stucchi.
Circa due anni, di costante lavoro degli allievi della Scuola Mosaicisti del Friuli di Spilimbergo, sono stati dedicati al restauro con milioni di minutissime tessere, di smalto e oro, create oltre un secolo fa, da maestri veneziani e posate con pazienza certosina dagli artigiani della maison “Mora di Mines”.
I soggetti e lo stile dei mosaici, su disegno di Revoil, si rifanno a quelli romani e quelli ravennati del V e del VI secolo.
All’entrata, cattura lo sguardo il rivestimento del catino absidale: sul fondo d’oro caro a Bisanzio, in un intreccio di foglie, animato da 32 uccelli dal fantastico piumaggio, la barca simboleggiante la Chiesa, che naviga all’interno di un medaglione.
Una stella con al centro la lettera “M” Maria “Stella Maris” fa bella mostra di se e sull’arco, che introduce all’abside, compare il mosaico dell’Annunciazione, mentre le tre cupole della navata centrale, si sviluppano come un soffitto biblico, con testi latini e greci, con immagini, evocanti l’Antico Testamento.
La grandiosa cupola del coro ottagonale, di circa 7 m, di diametro, accoglie la composizione di maggior impatto visivo, una sontuosa corona di rose, sorretta da quattro angeli: il rosario, che le mistiche figure invitano a recitare.
Un ricordo indelebile, di una città antica e nuova in un sincronismo perfetto.
Anna Sciacovelli