È una situazione che viviamo ogni giorno: è sufficiente che riceviamo un messaggio su Messenger, una risposta a uno stato su Facebook, un retweet su Twitter, un like su Instagram, o che ci sia qualche promozione su Amazon o su eBay, una richiesta di contatto da uno sconosciuto su Linkedin, o che più “banalmente” ci arrivi una telefonata a cui non rispondiamo, una mail o un messaggino. Tutte queste situazioni comportano la comparsa sul display dello smartphone di un segnale di allerta, che tutti conosciamo come notifica.
Il boom delle notifiche push. Uno dei primi operatori a sperimentare questa soluzione fu la Blackberry, che grazie al sistema di notifiche (e al dialogo diretto con Microsoft Exchange Server che permetteva di visualizzare le mail sul dispositivo) si fece largo tra i clienti di tutto il mondo circa una decina di anni fa, prima dell’esordio delle tecnologie Android e nelle fasi iniziali di debutto dell’iPhone. Oggi, invece, le modalità di notifiche push sono più che quotidiane, al punto che è possibile realizzarle anche in maniera semplice per il proprio business, grazie ai servizi offerti da società come smshosting.it, utili a tutti coloro che lavorano in ambito Web.
Controllare lo smartphone. In puri termini statistici, è bene ricordare che – secondo uno studio condotto dalla società di ricerca Dscout e pubblicato qualche mese fa – un 10 per cento degli utenti mondiali di smartphone arriva a toccare e controllare il proprio device per 5.427 volte al giorno, mentre il dato medio è comunque piuttosto elevato e arriva a 2.617 volte al giorno. In una parte non poco rilevante dei casi, questi clic servono proprio a guardare una notifica arrivata da parte di uno dei “mittenti” cui accennavamo più su.
Numeri impressionanti. Un’altra ricerca – questa volta americana – fissa in circa 50 il numero delle verifiche che una persona adulta media in possesso esegue sul proprio smartphone per tenere sotto controllo le notifiche ricevute, mentre gli utenti di fasce di età più giovani sono molto più frenetici e arrivano a un dato praticamente doppio. E dal punto di vista delle aziende, nel (lontano) 2013 la Apple inviava un comunicato ai media per annunciare “con orgoglio” di aver inviato nel corso dell’intero anno un totale di “7.4 trillion push notifications” attraverso i suoi server. Ovvero, in italiano, 7,4 mila miliardi di messaggi veicolati soltanto dai server dell’azienda della Mela.
Il caso tra Cnn e Apple. A proposito di Apple, è curioso leggere invece una notizia molto più recente che arriva dall’America: agli inizi del mese di febbraio, gli utenti statunitensi dell’app Apple News hanno ricevuto in maniera moltiplicata una notifica push pubblicata dalla CNN, che riportava una notizia relativa al licenziamento di un dipendente del governo a Stelle e Strisce ritenuto colpevole di aver innescato il falso allarme missilistico alle Hawaii. Il problema è stato che sugli iPhone americani questa notizia è stata ripetuta per una decina di volte, con evidente fastidio per gli utenti.
Un problema nato da una notifica. Ebbene, secondo gli esponenti dell’emittente di informazione l’errore è stato causato da Apple, perché da test e controlli eseguiti sul pannello interno della CNN la notizia risulta inviata una sola volta. Una nota ufficiale della Cnn si scusa per l’accaduto, ma punta il dito contro la compagnia di Cupertino: “Siamo consapevoli che alcuni utenti Apple News hanno recentemente ricevuto notifiche multiple della stessa notizia. Il nostro registro server mostra che è stato effettuato un solo invio. Stiamo lavorando con Apple per identificare il problema, poiché gli utenti sulle piattaforme di proprietà CNN non hanno riscontrato problemi”, dice il messaggio.
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Anna Capuano