Lecce, una gita fuori porta, un invito a pranzo, un argomento arduo “Santa Maria al Bagno” per un incontro programmato da qualche tempo, poi un oblio lungo trentacinque anni, e la domanda nasce spontanea. Perchè tanto silenzio per una deportazione che si rinnova a distanza di tempo? Si era nel 70 d. C. quando cinquemila prigionieri ebrei furono deportati a Taranto e in terra d’Otranto, fra schiavi e liberti, mentre il resto del territorio era scombussolato, da guerre intestine, mentre nella terra d’Otranto fiorivano le manifatture laniere di Canosa e di Venosa e la manifattura di Taranto, fioriva alla grande, dando una mano all’economia pugliese quando il resto dell’Italia, era completamente in balia delle invasioni Barbariche. Testi e fonti degli archivi, dimostrano la vita degli ebrei pugliesi era ricca di piccole botteghe il tutto viene confermato dai reali risultati, che grazie agli ebrei pugliesi e al loro grande lavoro di scrittura se possiamo ancor’oggi, affermare e leggere quello che avveniva nel X sec..
Fu l’Imperatore romano Tito a portare via le famiglie aristocratiche, si dice, che il popolino per quest’ assenza perse l’orientamento e si perse anche la stirpe, erano popolazioni composte da tribù, dove per riconoscersi era importante la genealogia. Molto importante è stata per loro e per noi, la scuola dei copisti di Otranto, che rimanda alla scrittura quadrata ebraica italiana, formatasi intorno alla scuola salentina discendente della tradizione del monachesimo, che produce uno scambio culturale, molto intenso tra il mondo culturale ebraico e il mondo cristiano. Un feeling, che rafforza il percorso comune, che svela con maggior forza le radici storiche, culturali, sociali, intangibili, del mondo nel quale viviamo. Hanno voluto farci dimenticare che per circa sedici secoli, abbiamo convissuto con gli ebrei, le sinagoghe sono diventate chiese, abbiamo sepolto sotto la cenere tutto quello, che ci hanno lasciato gli ebrei. In molte città pugliesi compaiono negli scritti ebraici. A Brindisi nella Mishnah quando la nave riporta in Giudea Rabbi Aquiba, lasciando il molo del Capoluogo nell’anno 97dopo Cristo. Gli ebrei erano contadini,artigiani, commercianti, che mantenevano i rapporti con la Grecia, il nord Africa, la Spagna, la Mesopotamia e la Palestina. Una vera rete globalizzata che dava forza al commercio nel Mediterraneo creando un ponte stabile tra tutti i popoli. Con l’andata via dalla Puglia, gli ebrei, quando sono stati cacciati dal re di Spagna e dagli altri sovrani delle nostre terre nel 1500, da quell’epoca in poi la presenza ebraica, è stata molto scarsa in Puglia. Il reperto più antico che testimonia la presenza degli ebrei al Sud è l’epigrafe di Glyka che si trova a Otranto in provincia di Lecce. Risale alla fine del III secolo, scritto in ebraico e in greco, ma non è l’unica. Altre sono, oltre a Lecce, a Oria, Matera, Gravina, Venosa, Bari, Capua e Taranto. A Venosa, in provincia di Potenza, la comunità più numerosa è documentata dalla ricchissima catacomba ebraica, della nobile Augusta moglie di un decurione di Venosa e nipote di un notabile ebreo di Lecce. Possiamo leggere sempre a Venosa, il più ricco patrimonio epigrafico dell’Alto medievale d’Europa, sulla collina della Maddalena. Ancora a Oria, sul colle degli Impisi e al Pozzo della Maddalena, dove riposano insieme cristiani ed ebrei, dato storico e “politico” da non trascurare. L’imperatore Giustiniano nel 553, ordina la trasformazione di tutte le sinagoghe in chiese cristiane, nonostante l’imperatore bizantino vieti l’uso dell’ebraico nelle sinagoghe, si prega ancora in quella lingua, comincia nelle terre d’Apulia, si dice che quello fu il periodo più ricco e fecondo del meridione.
Anna Sciacovelli