Anche Nerone fu rapito dalle meraviglie di Baia, si fece costruire una sontuosa villa imperiale, una struttura enorme completa di terme, le famose Stufe di Tritoli o di Nerone.
Per un certo periodo, l’eccentrico Imperatore accantonò anche il suo amore per il fuoco e si dedicò alle acque, quelle termale.
Ideò un progetto faraonico, riportato con dovizia di particolari da Svetonio, che avrebbe avuto lo scopo di valorizzare ulteriormente le sorgenti baiane, ma soprattutto avrebbe creato un monopolio delle acque termominerali.
Nerone non fu l’unico a prediligere il litorale flegreo. Notizie storiche parlano di cinque ville imperiali nella zona di Baia e di una miriadi di ville patrizie in tutta l’aria compresa tra Miseno e Pozzuoli.
Tra le più famose c’era quella di Licinio Crasso che era fornita di uno stabilimento termo marino.
In questo caso infatti la sorgente termale sgorgava direttamente nel mare di Baia.
La sua descrizione si deve a Plinio, ma anche allo scrittore Greco del II secolo Pausania, che parla di acqua bollente che sgorgava dal mare e di una isoletta artificiale realizzata per sfruttare la sorgente. L’unica differenza tra gli scritti di Plinio e di Pausania sta nel fatto che quest’ultimo localizzava la polla d’acqua nel mare di Pozzuoli e non in quello di Baia.
Altra villa imponente fu quella di Cicerone, che l’oratore volle chiamare Academia. Era anche conosciuta come Comanum perché sorgeva nell’area di confine tra l’agro puteolano e quello cumano.
Qui Cicerone scrisse i quattro libri delle Quaestiones o Disputationes Academicae e il De Republica.
Poco dopo la sua morte, la villa divenne di proprietà di Antistio Vetere, che nel corso di alcuni lavori di ristrutturazione rinvenne una fonte termale(fontes calidi perquam salubres oculi), descritta in un epigramma del liberto Tullio Laurea, che Plinio ci ha tramandato. Si trattava, probabilmente dell’acqua della fonte del monte Gauro, lodata da Isidoro e utilizzata dalla gente del luogo come rimedio infallibile contro le malattie degli occhi.
Nel periodo che corre dagli ultimi anni della repubblica ai primi secoli dell’Impero, ville patrizie e imperiali,terme sontuose e clima dolce trasformarono Baia e tutto il litorale flegreo fino a Napoli nel luogo di villeggiatura preferito dagli antichi romani. Qui con la scusa delle cure termali ogni estate la Roma “bene” di quei tempi: l’aristocrazia, i più illustri personaggi della cultura e gli stessi imperatori.
Per alcuni mesi all’anno Baia si trasformava nel centro del lusso più sfrenato e del piacere, tanto da spingere Properzio a invitare la sua Cinzia a starne lontano perché <litora castis inimica puellis> (questo luogo è nemico delle fanciulle caste).
Difatti sia Cicerone che Seneca, in diverse occasioni, descrivono lusso e lussuria della vita baiana e parlano della corruzione che dilaga per ogni dove.
Mondo era e Mondo è.
Anna Sciacovelli