Dopo oltre vent’anni di pace, una pace fittizia e il relativo benessere, l’apparente spensieratezza, fra millenaristiche concioni, sfilate marziali e baldanzosi squilli di trombe, gli italiani, si mettono in attesa in lunghissime code con la tessera annonaria alla mano, per un etto di carne, una tavoletta di burro, di un chilogrammo di zucchero non raffinato.
Arrivano gli anni della guerra 1940-1945, delle grandi illusioni e dei grandi smacchi, delle sognate chimere e dei tanti sogni infranti.
L’Europa prende fuoco, l’italia vuole partecipare all’immenso falò, proditoriamente acceso dal satanico e balordo demiurgo tedesco.
Per il nostro Paese, è un’avventura cieca, come folle e come tutte le avventure cieche e folle e suicida.
Il suo spregiudicato, popolarissimo e pazzo timoniere, in tante altre occasioni, abile stratega e lungimirante, questa volta sbaglia conti, calcoli e previsioni.
All’orizzonte si preannuncia una grande catastrofe, l’olocausto. Gli italiani, spenti tutti gli entusiasmi della prima ora, sono ogni giorno più consapevoli del funesto epilogo e del ciclopico dramma, si adeguano alle varie situazioni e alla nuova emergenza.
Ora si tirano la cinghia, si rimboccano le maniche, perfezionando sino all’inverosimile, ogni giorno che passa e sempre più sino quell’arte di arrangiarsi che è sempre stata la nostra più antica arte e prodigiosa risorsa.
Nei limiti del possibile e dell’impossibile,ci si diverte anche: cinema, teatro, radio, ballo, ma tanta, tanta, radio, chi può, riesce a partire per andare in vacanza,qualcuno si concede alcuni svaghi proibiti. Sono gli anni di Luisa Feridi e Osvaldo Valenti Bartali è già un campione, mentre Coppi lo sta diventando.
Sono gli anni di “Illusione, dolce chimera sei tu,” “Ma l’amore no.” “Lili Marleen.”
Struggente sigillo musicale di un epoca follemente disperata.
Anni, che molti italiani vorranno ricordare, molti altri invece, vorrebbero conoscere e rivivere quel periodo.
Anna Sciacovelli