Tre lembi di terra, con gli stessi profili storici legati tra loro, non solo dal territorio, ma dalle transumanze e dagli Appennini meridionali, lembi residui delle alture della Basilicata.
Città dall’aspetto pietrificate e nello stesso tempo pittoresche, sospese su lembi di terra, in bilico tra i monti e il mare, crocevia di antichi transiti diversi, scambi commerciali, di rapporti istituzionali e umani.
Paesi protesi verso il mare, come vedette di pietra con mille occhi, che osservano costantemente l’orizzonte, nel timore di scorgere, dalle lunghe balconate naturali, profilarsi le sagome delle navi saracene.
Siamo in “Capitanata”, terra del Catapano marcare la frontiera del Catapano bizantino di Bari (divisione amministrativa dell’impero bizantino tra il IX e XI secolo), territorio saldamente fortificato e antilongobarda, ai confini del territorio del ducato Benevento.
Tutto questo spiega, la presenza dei toponimi “militari” nomi come castro, castello, motta, torre, rocca, dati a paesi costruiti come sentinelle sui crinali, dall’apparenza rustica e minacciosa, mitigato dalla presenza di un convento seminario o di un monastero valido e comune abbinamento per il popolamento medievale del territorio.
Prima dei castelli normanno-svevi, le roccaforti bizantine costituivano una sorte di vallo di difesa continuo, sarebbero bastato soltanto collegarle tra loro per avere una “muraglia fortificata bizantina”.
Per fare la ricerca di questo limite, oggi frammentato, dobbiamo partire da San Severo, lasciandoci alle spalle le fondazioni delle torri di “Castel Drion” il vero nome dell’antico paese.
Lungo la strada, troviamo il monastero bizantino poi benedettino e qualche Trappeto rupestre, la stessa, porta dritta a Torremaggiore (Torre di guardia con annessa abbazia) e all’antico villaggio medievale ora abbandonato di Fiorentino, roccaforte bizantina.
Un piccolo villaggio, divenuto famoso, per la morte dell’Imperatore Federico II di Svevia, “Puer Apulia” il morto il 13 dicembre 1250.
Uguale alla vicina San Paolo Civitate, (la romana Teanum Apulum) dove, se quel giorno 18 giugno 1053, gli Alemanni di Papa Leone IX, con i Variaghi (Vichinghi), guidati dal capitano Argiro da Bari, i quali inviato in Italia per ristabilire l’ordine, è stato sconfitto a Siponto, e si rifugiò a Vieste.
Se invece avessero sconfitto i Normanni, forse non ci sarebbe stato lo scisma del 1054 fra le chiese d’oriente e d’Occidente.
Continuando sempre la stessa strada, troviamo ancora un Castello costruito nel 1046, quello di Serracapriola, un castello possente, circondato da alte mura, accorpato da quattro torri, con annesso un monastero e una chiesa dedicata a San Mercurio uno dei patroni della Longobarda Benevento.
Da non dimenticare il Castello di Dragonara fondato direttamente nei primi decenni dell’XI secolo, dal catapano Basilio Bojoannes, colui al quale si deve la”militarizzazione” dell’intera Daunia.
Mentre la città Casalnuovo, conserva il nome primario a ricordo di una nuova colonizzazione rurale.
Si presume, che Casalvecchio fosse un’antica fattoria romana, che nel XVI sec. ospitò una colonia di serbi, espulsi dai Turchi.
Castelnuovo invece sorge a picco sul crinale del “ Canale dei Greci” anch’esso abitato da Slavi, fuggiti dall’opposta sponda dell’Adriatico, sotto l’incalzare degli Avari.
Anna Sciacovelli