Un po’ di storia della città di Bari, le navi bloccate nel Porto per una rivolta popolare nel timore di un accaparramento di grano.
L’Università barese, nel procedere al rinnovo delle cariche, nominava ogni anno due deputati, uno della nobiltà e l’altro del popolo minuto, incaricati di reperire il grano necessario alle esigenze dell’intera cittadinanza. In special modo nei periodi della carestia.
Fu proprio in uno di questi periodi, il 18 agosto del 1875 ,che vedendosi scaricare dalle navi e stivare nei magazzini privati di alcuni mercanti, cospicue partite di frumento, che costoro avevano acquistato in altri paesi per poi esportarlo, si ritenne trattarsi di manovre di accaparramento.
Furono quindi inscenate vivaci manifestazioni, le quali finirono col degenerare in una rissa e poi vera e propria sommossa, capeggiata da taluni non meglio identificati, soldati delle nuove milizie, della più bassa e vile plebe.
I rivoltosi pretendevano, che quel grano venisse tolto ai legittimi proprietari e accumulato nel grande magazzino del pubblico in mezzo alla piazza, distribuito successivamente a quanti ne avessero bisogno, chiedevano inoltre, di far perquisire i grandi bastimenti, per conoscere quale altre merci trasportassero.
Il Regio Governatore, il marchese Capone,antica e nobile famiglia di giuristi di Montella “Roma” già nota dal XV secolo, il quale per evitare guai peggiori, finse di accogliere la richiesta, affidando l’ispezione al mastrodatti e ai suoi sbirri, che nulla riscontrarono di irregolare.
Col permesso del direttore delle marine dell’Adriatico, le imbarcazioni furono privati momentaneamente delle patenti di navigazione e dei timoni, per impedire che si allontanassero dal porto di Bari.
Il mattino dopo, forse per paura delle rappresaglie e delle pene o perché la notte aveva portato consiglio, nella città era tornata la sospirata calma.
Due capitani, che avevano i legni carichi di olio, si presentarono perciò ai guardiani del porto per chiedere la restituzione dei timoni e della patente, per poter levare le ancore e salpare per continuare il proprio viaggio. I responsabili della disciplina portuale, sapendo che la perquisizione non aveva dato esiti positivi ritennero inutile insistere nell’atteggiamento di rigore, che avrebbe poi finito col determinare il blocco del commercio marittimo, col danneggiare gli operatori e col privare tanto l’erario comunale quanto quello regio delle notevoli entrate dei dazi, aderirono alla richiesta, senza nemmeno consultarsi con il regio governatore Capone e nemmeno con il governatore delle marine. Messa in atto, tale saggia decisione si affrettarono immediatamente a farne rapporto ai predetti superiori riscuotendone a buon diritto un plauso per aver avuto l’astuzia durante la notte, di placare gli animi dei più facinorosi.
Anna Sciacovelli