Un connazionale è stato condannato per aver preso la decisione di combattere al fianco degli ucraini.
Kevin Chiappaluna, un ragazzo originario della città di Genova di soli 19 anni che ha preso la decisione di fare le valigie e combattere al fianco dei soldati ucraini. Un viaggio iniziato a fine aprile, nel momento in cui ha iniziato la sua avventura presso la regione internazionale di difesa territoriale dell’Ucraina. Si tratta di una Brigata al cui interno vengono accolti a braccia aperte tutti quei combattenti stranieri che hanno scelto così fare la propria parte per cercare di sconfiggere il nemico russo.
Una scelta che ha portato però ad una situazione decisamente inaspettata: Chiappaluna è indagato da parte e della procura di Genova. L’indagine è stata messa in piedi dalla Digos, dall’anti di terrorismo di Genova e dalla direzione Distrettuale Antimafia. Il motivo di tale accuse? Sembra che si tratti di una pratica avuta inizio con l’accusa di arruolamento mercenario. Una situazione che, se si conclude con la condanna, porterà il ragazzo ad essere recluso dal 2 a 7 anni.
Diversi sono stati anche gli altri giovani che hanno deciso di andare a combattere a favore dell’Ucraina. Stiamo parlando dei “Foreign Fighter“. In ogni caso però la vicenda di Chiappalone è unica nel suo genere in quando è stato l’unico a ricevere una denuncia e quindi a vedere un’indagine avviata sul suo nome.
Il motivo dietro questa indagine
Lo scopo del pubblico ministero Marco Zocco è quello di comprendere se la decisione del giovane Kevin di arruolarsi è partita dalla sua volontà o se è stato scelto da una rete di reclutatori presenti nel territorio del nostro stato. Sappiamo infatti che Chiappalone, come leggiamo su Ilpost.it, è un militante dei movimenti di estrema destra molto vicino a Casa Pound.
In passato aveva persino preso parte a diversi cortei locali e a varie attività di questo genere ottenendo addirittura alcune denunce in quanto le forze dell’ordine avevano scoperto che il ragazzo possedeva un oggetto molto pericoloso, un tirapugni. Nel mese di marzo si era persino confessato all’interno di un’intervista rilasciata al Panorama sotto forma anonima, facendo sapere a tutti che egli aveva intenzione di partire per l’Ucraina e combattere a fianco dei militari. Un’intervista che fece aprire gli occhi alla DIGOS la quale diede l’inizio all’indagine in questione.
Ed è proprio per questo motivo che durante le settimane passate sono stati ascoltati diversi membri appartenenti alla Casa Pound di Genova. Si è arrivati addirittura persino controllare il computer di Kevin. Un’indagine iniziata per comprendere se aveva ricevuto aiuto per compilare perfettamente tutte le pratiche di reclutamento.
Cosa dice la legislazione sui Foreign Fighters
Sui Foreign Fighters anche la legislazione si è espressa in righe che possono essere soggette a diverse interpretazioni. Però è molto chiaro ciò che si dice riguardo all’ arruolamento: se questo viene fatto in totale autonomia attraverso un inquadramento all’interno di strutture regolari, questa non può essere perseguita in nessun caso. Nel momento in cui si parla di una rete di reclutamento illegale oppure si ipotizza un pagamento ottenuto dal intermediario, ci si trova di fronte ad un trasgressore delle leggi.
Sia Chiappalone che CasaPound insieme ad un legale del ragazzo affermano che egli sia riuscito a compilare ogni pratica burocratica con le sue forze. Un’affermazione di cui non è molto convinto il padre il quale afferma che il ragazzo conosce ben poco del mondo militare. Ciò che sappiamo però è che Kevin è volato fino in Polonia per raggiungere poi il confine con l’Ucraina a bordo di un pullman. In questo momento si trova ad afferrare le armi nella zona di Kharkiv.
Quindi per il momento ancora non si è capito se questa rete di reclutamento nella città di Genova sia realmente presente oppure no e, nel caso in cui sia attiva, non è ancora ben chiaro In che modo questa funzione.
Cosa afferma la legge
Per Chiappalone quindi le cose non si metterebbero bene nel caso in cui questa denuncia riesca a trovare tutte le prove contro il reclutamento. In questo caso infatti si fa appello all’articolo 3 della legge 210/1995 la quale afferma: «Chiunque, avendo ricevuto un corrispettivo economico o altra utilità o avendone accettato la promessa, combatte in un conflitto armato nel territorio comunque controllato da uno Stato estero di cui non sia né cittadino né stabilmente residente, senza far parte delle forze armate di una delle Parti del conflitto o essere inviato in missione ufficiale quale appartenente alle forze armate di uno Stato estraneo al conflitto, è punito, se il fatto non costituisce più grave reato, con la reclusione da due a sette anni».
Nel corso delle fasi primordiali della guerra, la Farnesina aveva pubblicato una nota affermando che partecipare al conflitto poteva provocare «una condotta penalmente rilevante ai sensi degli articoli 244 e 288 del codice penale», un qualcosa secondo cui si cerca di vietare totalmente ogni atto ostile verso uno stato estero o verso un arruolamento negli eserciti stranieri.
In base a quanto comunica il Ministero degli Esteri, sembra che per il momento i militari italiani che hanno scelto di combattere sul fronte ucraino non sono più di venti. Non resta quindi che attendere e scoprire come si svolgerà questa indagine e verificare se il termine Chiappalone è stato quindi oggetto di reclutamento oppure ha deciso da sé di patteggiare per il fronte ucraino










