“Ritieni che la presenza di grandi carnivori quali orsi e lupi, in zona densamente antropizzate come le Valli di Sole, Peio e Rabbi, sia un grave pericolo per la sicurezza pubblica e un danno per l’economia e la salvaguardia di usi, costumi e tradizioni locali?”: sono chiamati a rispondere a questo quesito gli oltre 15 mila abitanti della Val di Sole, in Trentino.
Domenica 27 ottobre urne aperte in 13 Comuni dalle 8 alle 20 per il referendum consultivo voluto fortemente dall’associazione “Insieme per Andrea Papi”, il 26enne che il 5 aprile 2023 è stato ferito a morte dall’orsa Jj4, nei boschi sopra l’abitato di Caldes, in Val di Sole. Il suo è stato il primo decesso causato da un orso in Italia da oltre un secolo.
OLTRE 6 MILA FIRME RACCOLTE PER ANDARE ALLE URNE
La consultazione popolare arriva due settimane dopo l‘ultima “aggressione” avvenuta a Bleggio a un uomo che cercava funghi che se l’è cavata, rimanendo fermo a terra con le mani sulla testa. Gli incontri con i grandi carnivori non sono più una rarità in queste valli e “questi episodi dimostrano che il problema c’è, ed è grande”, ha commentato Pierantonio Cristoforetti, ex sindaco di Malé, presidente di Insieme per Andrea Papi, a sostegno della pericolosità dell’orso e del lupo.
La consultazione popolare, per cui a fine di luglio in Val di Sole sono state raccolte 6.173 firme, è molto attesa: lo spoglio avverrà subito dopo la chiusura dei seggi, prevista per le 20, e per le 22 di domenica a Malè è convocata una riunione del Consiglio dei sindaci dei comuni interessati per la presa d’atto della volontà popolare e la proclamazione dei risultati.
“VOTO SIMBOLICO MA DARÀ UN SEGNALE A CHI DI DOVERE”
L’esito non sarò vincolante: “Sappiamo benissimo che questo voto non avrà effetti concreti”, spiegano gli attivisti. “Ma servirà alla gente a esprimere il proprio disagio e a far arrivare un segnale a chi di dovere”.
Ovvero, pur se solamente simbolico, il risultato rappresenta la prima occasione per i residenti della valle di dire la propria dall’avvio del progetto Life Ursus (maggio 1999) che ha reintrodotto i grandi carnivori in trentino.
IL REFERENDUM IN ALTRE TRE VALLI
Anche altre valli hanno seguito l’esempio della Val di Sole: le Giudicarie, la Val di Non e la Valle dei Laghi si preparano a chiamare i cittadini alle urne. La Valle dei laghi partirà con la raccolta firme: ne servono almeno 750 firme autenticate da un pubblico ufficiale. Mentre i 30 mila residenti nella Val di Non avranno tempo da lunedì 25 novembre a domenica 8 dicembre per esprimere la propria opinione sulla presenza di orsi e lupi nel proprio territorio. Infine nelle Giudicarie, dove lo Statuto della Comunità non ammette consultazioni popolari su temi non di competenza dell’ente, stanno lavorando addirittura alla riforma della Carta: il nuovo Statuto sarà votato dal Consiglio dei sindaci entro i primi dieci giorni di novembre, ma probabilmente si riuscirà a far votare il referendum solo nel nuovo anno.
“LA CONVIVENZA CON L’ORSO NON PUÒ ESSERE DERUBRICATA A SI O NO”
Alla quasi-vigilia del referendum in val di Sole, Legambiente boccia il quesito. “La convivenza uomo e animali selvatici – commenta Stefano Raimondi responsabile biodiversità Legambiente – non si pratica a colpi di quesiti referendari già orientati a semplicistiche soluzioni e, soprattutto, in assenza di una chiara ammissione di responsabilità da parte delle istituzioni e della politica, locale, ma non solo, che non ha saputo gestire con i dovuti strumenti un fenomeno complesso che non può essere derubricato ad un semplice sì o ad un no sulla coesistenza“. E ancora: “Dal punto di vista culturale e anche tecnico, è del tutto sbagliato proporre quesiti alle popolazioni che abbiano ad oggetto il ritenere se la presenza di grandi carnivori quali orsi e lupi, in zone densamente antropizzate come alcune valli del Trentino, sia un grave pericolo per la sicurezza pubblica e un danno per l’economia e la salvaguardia di usi, costumi e tradizioni locali”.
“In realtà la gestione della fauna, alla luce dei cambiamenti climatici e l’influenza che genera sulle specie e gli habitat, richiede – conclude Raimondi – un approccio basato sulla conoscenza, il monitoraggio delle attività e l’intervento integrato con misure sempre più complesse”. Per quanto riguarda il Pacobace, Il Piano d’Azione interregionale per la conservazione dell’Orso bruno sulle Alpi centro-orientali, Legambiente ritiene che sia “lo strumento scientifico e politico che permette di intervenire per gestire la complessità della coesistenza e che ha fornito risposte adeguate” e potrebbe essere migliorato “se la politica locale agevolasse la prevenzione e la coesistenza, anziché alimentare divisioni e paure”.
Fonte Agenzia Dire