Se nel Medioevo erano le forze di terra a prevalere, con l’età moderna la marina mise in secondo piano fanti e cavalieri poiché isola, il Regno Unito ha sempre contato sul mare “come prima linea di difesa” un primo nucleo di flotta sì, ebbe già prima della conquista normanna. Quando l’inghilterra era “ancora un mosaico di regni anglo-sassoni minacciati dalle incursioni vichinghe” Al tempo di Enrico VIII che gli storici fanno risalire le vere origini della potenza navale inglese. Sotto il suo regno(1509-1547)fu istituito un segretariato della marina e fiorirono diversi cantieri navali. Queste novità continuarono con Elisabetta I,quando nel (1588) si dovette far fronte alla minaccia della famosa e invincibile Armada, la flotta, forte di130 galeoni messa in piedi dal sovrano spagnolo Filippo II per invadere l’isola. Dal canto loro gli inglesi contavano trentaquattro navi da guerra e su decine di mercantili armati.
In totale 172 navigli più agili di quelli iberici e armati con le micidiali colubrine, cannoni in grado di colpire a centinaia di metri di distanza.
“Il massiccio utilizzo dei cannoni navali rivoluzionò il campo delle tattiche belliche. I navigli britannici distruggevano le navi iberiche, cannoneggiando le loro fiancate dando agli inglesi un notevole vantaggio”. Vessate da violente tempeste e fiaccata dalle incursioni del corsaro Francis Drake Uno dei comandanti della flotta di Elisabetta) alla fine l’Armata si ritirò subendo terribili predite.
Riscossa di terra. A rifondare l’esercito britannico ridandogli prestigio fu Oliver Cromwell, protagonista della guerra civile- o rivoluzione inglese- che dilaniò il Paese tra il 1642 e il 1651. Fu lui a forgiare il cosiddetto New Model Army, introducendo importanti innovazioni tra cui la cavalleria pesante o tronsides (“fianchi di ferro”) e la celebre giubba rossa diventata in seguito la tipica divisa dell’esercito inglese. Gli uomini di Cromwell erano professionisti ben pagati e scelti tra i migliori combattenti di fede puritana. Sottoposti a un duro addestramento, una ferrea disciplina, si distinsero per le ingegnose tattiche di guerra, pensate per massimizzare la mobilità e la potenza di fuoco attraverso la combinazione di picchieri e moschettieri, protetti dalla cavalleria. Con la restaurazione della monarchia del 1660 e la successiva costruzione del Regno di Gran Bretagna (1707) l’esercito fu poi nuovamente riformato e vi entrarono a far parte anche i terribili reggimenti scozzesi. Rinfoltite da un gran numero di mercenari (come gli Assiani, provenienti dalla Germania) nel 700 le giubbe rosse presero parte insieme alla Royal Navi a una serie di guerre strappando alla Francia il suo impero coloniale e guadagnando ampi territori in india e nell’ America settentrionale. In tale periodo, la principale evoluzione tecnologica della marina fu l’uso di piastre di rame per proteggere gli scafi delle navi da guerra. Questa nuova idea permise ai navigli di essere più veloci e di stare più a lungo in mare rispetto alle navi dei Francesi e Spagnoli. Guidati da abili Ammiragli come Horatio Nelson, gli inglesi innovarono inoltre i metodi di schieramento navale, riuscendo a umiliare Napoleone sui mari, dalla Battaglia del Nilo (1798), a quella di Trafalgar, (1812). Sulla terraferma cavalieri, fanti e artiglieri, comandati dal duca di Wellington, si dimostrarono tra gli avversari più feroci dell’armata francese, soprattutto in Spagna e in battaglie campali come Lipsia (1813).
Anna Sciacovelli