La XXI edizione del Festival della Mente, il primo festival europeo dedicato alla creatività e alla nascita delle idee, si svolgerà a Sarzana da venerdì 30 agosto a domenica 1 settembre.
Promosso dalla Fondazione Carispezia e dal Comune di Sarzana, con la direzione di Benedetta Marietti, il festival accoglierà le voci di numerose personalità di spicco del panorama culturale contemporaneo – scrittori, scienziati, filosofi, storici, sportivi, psicoanalisti, antropologi e artisti – le cui riflessioni si intrecceranno con il concetto di gratitudine, filo conduttore dell’edizione 2024 (festivaldellamente.it).
«A dominare è un senso di gratitudine. Ho amato e sono stato amato; ho ricevuto molto, e ho dato qualcosa in cambio. […] Più di tutto sono stato un animale pensante, su questo pianeta bellissimo, il che ha rappresentato di per sé un immenso privilegio e una grandissima avventura. Sono queste parole di elogio e riconoscenza nei confronti della vita e della bellezza del mondo, che il grande neurologo americano Oliver Sacks scrisse nel 2014 dopo una diagnosi infausta, ad avermi ispirato il concetto di gratitudine come filo conduttore della XXI edizione del Festival della Mente – dichiara Benedetta Marietti. Viviamo in una società del rancore, inquieta e smarrita, e per guardare al futuro con speranza e desiderio diventa necessario «prendersi a cuore la vita» con charis, parola greca che significa “gioia” e “gratitudine”. Le relatrici e i relatori del festival declineranno la gratitudine in molti modi, per aiutarci ad affrontare con più ottimismo e consapevolezza le sfide sociali, ambientali, economiche che ci pone la società. E per conoscere maggiormente noi stessi e aprirci con coraggio agli altri e al mondo».
Sono 30 gli eventi in programma (più 3 bis), ai quali si affiancano 23 appuntamenti per bambine e bambini, ragazzi e ragazze (12 più le repliche), curati da Francesca Gianfranchi, che svilupperanno il tema di questa edizione tra letteratura, scienza, tecnologia, arte, ecologia e fotografia.
Anche per il 2024 saranno numerosissimi i volontari, 250 studentesse e studenti delle scuole superiori e delle università che contribuiranno all’organizzazione della manifestazione, mettendosi in gioco con passione e impegno.
IL PROGRAMMA
La lectio magistralis
Apre il festival Luigina Mortari, epistemologa e docente di filosofia dell’educazione e della cura, con la conferenza Sulla gratitudine, ovvero la gioia della cura.
Viviamo in un tempo neoliberista, sottoposto a una logica di mercato che orienta l’agire umano secondo un mero calcolo dei vantaggi. La logica che è alla radice della vita è però un’altra, è quella della cura, senza la quale la vita non può essere conservata, non può fiorire e non può essere riparata. Se il tempo presente è segnato da un alto grado di incuria e di violenza, la società resiste perché c’è chi sa agire secondo l’etica della cura, come ad esempio, sanitari, docenti, assistenti sociali, impiegati, amministratori delle istituzioni pubbliche. Quando si agisce senza calcolo accade di provare un piacere etico: è la gioia di sapere di fare il necessario. La parola “gioia” in greco è detta con il termine charis, che indica anche la gratitudine.
Storia e società: la gratitudine tra passato e presente
L’Africa è il luogo di nascita dell’umanità, ha visto fiorire antiche civiltà, imperi, e vivaci luoghi di cultura e di commercio. Eppure, per molti, la sua storia comincia solo pochi secoli fa con l’arrivo degli europei, e per troppo tempo è stata dominata dalle narrazioni occidentali di schiavitù, imperialismo e colonialismo. In Africa, un continente da riscoprire la giornalista e regista sudanese Zeinab Badawi rifletterà, insieme all’antropologo Marco Aime, sulla necessità di cambiare prospettiva e di ridare voce agli africani, mostrando nuova gratitudine a un continente troppo spesso dimenticato.
Né «madonne angelicate» né «infide collaboratrici del demonio», le donne del XII secolo chiedono un nuovo modo di amare in contrapposizione all’amor feudale. Con l’amor cortese rivendicano relazioni fondate sulla cortesia e la gratitudine. Nella conferenza L’eros delle donne. Maria di Francia e l’amore cortese la storica e saggista Chiara Mercuri ci parla di un alfabeto erotico nuovo, che nasce dalla penna di Maria di Francia – prima poetessa a scrivere in lingua francese – intorno alla seconda metà del 1100. Per la prima volta nel Medioevo l’eros, descritto con gli occhi delle donne, reclama passione e piacere.
A saperle interrogare le perle raccontano infinite storie: approdano su corpi femminili (e non solo), tanto in Oriente come in Occidente, dopo un lungo viaggio fatto di fatiche e sfruttamenti, ma anche di scoperte, scambi, lavorazioni singolari e rappresentazioni affascinanti. Una perla per dire grazie è il titolo dell’incontro con la storica medievista Maria Giuseppina Muzzarelli, un viaggio, tra bellezza e gratitudine, negli innumerevoli significati che nel corso dei secoli sono stati attribuiti alle perle.
Lo storico Alessandro Barbero, nella conferenza Il delitto Matteotti o dell’ingratitudine – il cui bis, previsto domenica 1 settembre, sarà trasmesso anche in streaming – approfondisce una delle pagine più drammatiche del Novecento italiano. La tragica vicenda dell’uccisione di Giacomo Matteotti offre uno squarcio scandaloso e farsesco sui retroscena del regime di Mussolini: un intreccio grottesco di minacce e accuse reciproche, tra il Duce e i suoi fedeli collaboratori, che la dice lunga sulla statura morale dei protagonisti della “rivoluzione” fascista.
La storia dell’Italia moderna è fondata su ingratitudine e tradimento, grandiosità e piccinerie, elementi che fanno passare in secondo piano la sua grandezza. Contribuiscono a questo racconto i patrioti risorgimentali, infedeli ai sovrani per fedeltà all’ideale unitario, e le giravolte nelle alleanze internazionali durante i conflitti mondiali. Il carattere degli italiani – l’identità di un popolo – si costruisce attraverso grandi narrazioni, con il rischio che queste diventino una trappola, quando smentite dalla realtà. L’Italia. Splendori e declino, emozioni e numeri è un dialogo tra lo psicoanalista e sociologo Luigi Zoja e il filosofo Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis. Tra storia e arte, economia e politica, costumi e psicologia di massa esploreranno l’immaginario collettivo da punti di vista diversi e complementari.
Se fino al 1914 non esistevano passaporti, e si viaggiava sui transatlantici senza documenti né lasciapassare, oggi sui fondali del Mediterraneo giacciono i corpi di migliaia di emigranti annegati lungo le rotte del contrabbando. Gabriele Del Grande, autore, e fondatore dell’Osservatorio Fortress Europe, nell’incontro Il secolo è mobile rilegge la storia delle migrazioni in Europa e della loro progressiva illegalizzazione. Un viaggio che, attraverso una selezione esclusiva di foto e video d’archivio, svela il presente sotto una nuova prospettiva e anticipa il futuro con una proposta visionaria.
Tra letteratura e arti: parole e storie di gratitudine
Cosa significa essere allo stesso tempo un rifugiato vietnamita e un americano? Lasciarsi alle spalle una guerra ma instaurare un rapporto conflittuale con il paese che ti accoglie? È un dualismo molto complesso, tra adattamento e ricerca di una nuova appartenenza. Integrando la memoria del passato con il presente, però, si può trovare un nuovo equilibrio e sviluppare un senso di gratitudine. Il premio Pulitzer Viet Thanh Nguyen e la giornalista e scrittrice Francesca Mannocchi, in Una nuova gratitudine, affrontano temi fondamentali per comprendere il mondo che ci circonda: l’identità, la memoria, la fine del sogno americano e la forza della letteratura.
Raccontare storie significa colmare un vuoto, trasformare un fardello di dolore e silenzio in una fonte di crescita e speranza. È questo lo spirito che guida i romanzi di Colum McCann, autore irlandese di fama internazionale. I suoi libri riflettono sul grande potere dell’ascolto, sulla capacità di aprirci alla complessità e alla comprensione degli altri. In un mondo sempre più diviso, con un’umanità sempre più ferita, prestare ascolto al prossimo è un atteggiamento oltremodo necessario. McCann ne discute, in La gratitudine dell’ascolto, con lo scrittore Alessandro Zaccuri.
Perché siamo grati alla letteratura? Perché è il luogo migliore per esplorare il male – spiegherà nella sua conferenza la scrittrice Silvia Avallone. Leggendo un romanzo siamo chiamati a diventare gli altri: coloro che il male lo hanno compiuto (come i protagonisti di Delitto e castigo) o che lo hanno subito (i vinti di Verga). Uno degli insegnamenti più importanti che possiamo trarre dai libri è che ognuno di noi contiene in sé entrambe le possibilità, quella del bene e quella del male, e che ogni persona non è solo la sua colpa o il suo trauma. Non siamo definizioni, ma storie di libertà e cambiamento, sempre più forti del male che ingabbia.
Natura e Pittura sono, nell’arte rinascimentale e barocca, due entità – a volte alleate, a volte contrapposte – che si contendono il merito di aver reso attraenti alcune dame famose, come Maria Mancini, amica del Re Sole, e sua sorella Ortensia, modelli di bellezza ma anche di ingratitudine. Se davvero mostrò gratitudine a qualcuno, Maria Mancini, dalla vita indipendente e burrascosa, lo fece solo con Ferdinando de’ Ritratti, il pittore che ne tramandò l’immagine di Venere moderna. Ma quale rapporto si instaura fra modella e pittore? Lo racconta la storica dell’arte Francesca Cappelletti, direttrice della Galleria Borghese, in Una gratitudine forzata. I ritratti delle Belle nel Seicento europeo.
Quali connotazioni assumono la gratitudine e l’ingratitudine invece nel percorso di un grande compositore? In Grati e ingrati. Narrazione semiseria attraverso la storia della musica, Piero Maranghi – editore e direttore di Classica HD, conduttore televisivo e regista di opere liriche – con aneddoti, episodi e grandi eventi ripercorre due secoli di storia della musica, offrendoci inediti ritratti di grandi maestri. Dal binomio Verdi-Wagner all’amicizia incondizionata tra Rachmaninov e il basso Šaliapin, fino al controverso rapporto tra musicisti e impresari, come quello tra Stravinskij e Diaghilev o tra Rossini e Barbaja.
In che modo un piatto in apparenza semplice e popolare diventa un’icona gastronomica? Da Vittorio, il ristorante di Brusaporto, è il più conosciuto tra i ristoranti tristellati italiani. Lì, i fratelli Cerea, figli di Vittorio, il fondatore, servono piatti squisiti e mai strampalati: la grande e riconoscibile cucina italiana. La scrittrice Camilla Baresani, in Essere pop con l’alta cucina, dialoga con lo chef Chicco Cerea per indagare come si trasforma un prodotto culinario – come i famosi “Paccheri alla Vittorio” – in una ricetta leggendaria, e per ripercorrere il successo di una famiglia che ha fatto la storia della ristorazione italiana.
Per una geografia della gratitudine
Aria, acqua, terra e fuoco sono i protagonisti di tutte le cosmogonie, in particolare di quelle che riguardano la Sicilia. In quest’isola, dominata dall’Etna, la terra, il vento e il mare sono in continua relazione con il fuoco che – tra tutti gli elementi naturali – sembra quello a cui è meno ovvio associare la gratitudine. Ma anche il fuoco, bruciando, può creare, trasformare e far risorgere. In La gratitudine dei luoghi, il dialogo tra la scrittrice Nadia Terranova e Giuseppe Barbera, saggista, già docente di Colture arboree all’Università di Palermo, si intreccia con gli acquerelli disegnati dal vivo dall’illustratore Michele Tranquillini, dando vita a una suggestiva riflessione sul rapporto tra uomo e natura e sui luoghi della memoria, dei sogni e dei sentimenti.
Fidarsi, affidarsi, rendere grazie: sono moti innati dell’animo umano. Ovunque l’uomo passi, nel chiuso delle chiese, di templi e caverne, ma ancor meglio all’aperto, lungo le strade, in mezzo ai boschi, in cima ai monti, restano per lui a dir grazie figure di pietra o di colore, di Madonne e di Santi. Nelle terre tra Liguria, Toscana ed Emilia si chiamano Maestà. A raccontarci la storia di queste antiche immagini votive è, nel corso de L’eterna grazia del render grazie, lo scrittore Fabio Genovesi, anche nota voce culturale delle telecronache Rai al Giro d’Italia.
Lionel Terray, alpinista francese, chiamava gli alpinisti i «conquistatori dell’inutile». Perché non c’è niente su una cima, solo la terra che finisce e traccia il confine dello spazio destinato agli uomini. Salire per rocce e neve è un lusso fine a se stesso, che però accende nell’anima quel sentimento che ci rende umani: un inno alla vita e alla sua semplicità. In Gratitudine ad alta quota l’alpinista Nives Meroi, in dialogo con la scrittrice e antropologa Irene Borgna, racconterà di paesaggi sconfinati, della forza e della gratitudine che scaturiscono dal salire insieme.
Fiumi balneabili, cortili, parchi giochi, sagrati delle chiese dove sedersi la sera, spazi ad accesso libero per lo sport, orti collettivi, mezzi pubblici gratuiti. Bisognerebbe riscrivere una grammatica del possibile, di quello che si può e si deve fare gratuitamente nello spazio pubblico. Le città sono beni comuni da condividere, dove natura e spazio sono a disposizione di tutti, senza pagare. Ne discutono l’urbanista Elena Granata e l’architetta Annalisa Metta in La città gratuita. Perché le città non sono centri commerciali.
Pensieri di gratitudine: scienza, psicologia, benessere
La gratitudine, come ogni emozione che proviamo, non è solo un concetto prodotto dal nostro cervello, ma soprattutto un’esperienza vissuta dal nostro corpo. Come spiega il neurobiologo Pierre Magistretti – membro straniero dell’Accademia Nazionale dei Lincei – nella lectio Mente e corpo: un legame che produce gratitudine, esiste una “neuroanatomia delle emozioni” che crea una connessione tra il nostro cervello e il corpo, ovvero tra le percezioni e rappresentazioni mentali e le conseguenti risposte somatiche. Oggi, le tecniche di imaging funzionale permettono di visualizzare i circuiti neuronali che operano questo potente legame.
Perché dobbiamo essere grati della nostra presenza sulla terra? Per due ragioni evoluzionistiche: la prima è che non eravamo previsti, ed è quindi un dono esserci; la seconda è che il mondo del possibile è assai più grande del reale. Dimostrarlo era difficile, ma ci è riuscita Frances Arnold, scienziata che nel 1976 ebbe un’illuminazione leggendo la Biblioteca di Babele di Borges: cercare nella biblioteca del possibile non i libri, ma le proteine. Nel corso della conferenza Un’avventura nella grande biblioteca dell’evoluzione, il filosofo della scienza Telmo Pievani racconta la vita di una grande studiosa che, dopo decenni di lotte e sofferenze, conquista nel 2018 il Nobel per la Chimica.
Nel 1950 Alan Turing nell’articolo Computing Machinery and Intelligence teorizzò per la prima volta il celebre test per valutare l’intelligenza delle macchine: se le macchine riuscivano a sostenere una conversazione con un essere umano senza essere smascherate potevano dirsi intelligenti. Nella conferenza Rileggere Alan Turing al tempo di GPT, Nello Cristianini, fisico e professore di Intelligenza Artificiale all’Università di Bath, prende spunto dagli studi di Turing, con le sue previsioni e i suoi avvertimenti, per invitarci a considerare con gratitudine i progressi degli ultimi anni.
Torna al festival lo psicoanalista Massimo Recalcati, protagonista di due incontri sul desiderio e la gratitudine. In Gesù, uomo di desiderio Recalcati dipinge un ritratto di Gesù che scardina il giudizio dei suoi nemici – i sacerdoti del tempio, gli scribi, i dottori della Legge – quello di uomo empio e narcisista, di falso profeta, di malfattore e frequentatore di prostitute. Loro non sanno però cosa significa spendere tutta la propria vita nell’amore e nella gratitudine, desiderando e amando la vita. Con la sua testimonianza Gesù mostra invece che la Legge non è nemica del desiderio, bensì il suo sostegno più proprio.
Gesù restituisce la vista ai ciechi, l’udito ai sordi, rialza i paralitici, moltiplica pani e pesci e, soprattutto, fa risorgere e risorge dalla morte. Come leggere la sua potenza (dynamis) senza ridurla al prodigio sovrannaturale? In Miracoli del desiderio Recalcati spiega che la forza del desiderio è il vero miracolo che il figlio di Dio porta in questo mondo. Non è importante quanto lunga sia una vita, ma quanto sia capace di allargare il suo orizzonte, di generare frutti e gratitudine.
«Sii te stesso a modo mio» è il mandato paradossale di una società post-narcisistica, che non si limita a chiedere agli adolescenti di esprimere tutta la gratitudine per essere stati messi al mondo, ma pretende che crescano facendosi carico delle contraddizioni degli adulti. Così accade che l’ansia, la violenza verso se stessi e verso gli altri diventino le manifestazioni di una sofferenza adolescenziale che non trova forme espressive più costruttive. Si può essere genitori, educatori e insegnanti meno fragili e più capaci di identificarsi con le esigenze dei giovani? Ne parla lo psicologo e psicoterapeuta Matteo Lancini in Oltre la gratitudine: gli adolescenti e la fragilità adulta.
Nell’era dello stress e dell’ansia essere grati viene spesso giudicato superficiale ed egoistico. Se nel mondo le cose vanno sempre peggio, come è possibile essere felici? In realtà più siamo felici, più ci rendiamo conto della preziosità della vita e dell’importanza di dedicare il nostro tempo e le nostre energie a beneficio degli altri. Coltivare il flusso della gioia spontanea è un workshop di movimento, respiro e meditazione ispirato ai principi dello Yoga Kundalini, condotto da Chandra Costanza Coletti, per sperimentare la gratitudine che è in tutti noi.
La trilogia: la gratitudine degli amanti, degli amici e dei nemici
Anche quest’anno Matteo Nucci, scrittore e studioso del pensiero antico, sarà l’atteso protagonista di tre appuntamenti che rileggeranno il concetto di gratitudine attraverso la lente della mitologia, soffermandosi sui legami di amore, amicizia e disprezzo che hanno unito o contrapposto alcuni dei suoi personaggi più celebri.
Sin dall’antichità, il cuore pulsante della gratitudine è la grazia: sia la gratia latina che la charis greca rimandano a uno stato di felicità e pienezza, una disposizione d’animo che si esprime compiutamente nel momento in cui ringraziamo della sua esistenza la persona amata. Nel primo incontro Nucci ripercorre la storia di Penelope e Odisseo, esempio perfetto della grazia che colma l’anima degli amanti e della gratitudine che unisce gli sposi.
Il secondo incontro è sull’amicizia, un sentimento che spesso si trasforma, svanisce o rinasce a causa della mancanza di grazia. Nel caso di Achille e Patroclo è proprio la mancanza reciproca di gratitudine che spinge i due eroi a una più alta complicità, come raccontato nel sogno di Achille.
Conclude la trilogia l’analisi di una relazione apparentemente paradossale, quella tra gratitudine e inimicizia. È proprio quando i nemici si sono scontrati, sfiorando le vette dell’odio, che la loro comune appartenenza al genere umano può far loro ritrovare il senso della grazia. Questo è quello che capita ad Achille nella scena finale dell’Iliade: dopo aver disprezzato, umiliato e ucciso Ettore, ne piange la morte insieme a Priamo: il suo acerrimo nemico altro non era che un uomo.
Gli spettacoli
E tu risplendi, invece: da questa celebre esortazione, tratta da Pasolini, prende il via il rito sonoro che la poetessa Mariangela Gualtieri porta sul palco del Teatro degli Impavidi. Ripercorrendo i suoi versi più recenti, Gualtieri mette in scena una vera e propria ode di gratitudine verso tutto ciò che sostiene e celebra la vita: i bambini, i fiori, il mare, il cielo, l’amore tra gli esseri umani. Lo spettacolo è prodotto da Teatro Valdoca con il contributo di Regione Emilia-Romagna, Comune di Cesena.
Telmo Pievani e Cristiano Godano, musicista poliedrico e frontman dei Marlene Kuntz, sono i protagonisti di Canto d’acqua – prodotto da FREECOM e Produzioni Fuorivia – una suggestiva preghiera laica che esprime preoccupazioni, ma anche speranze, per il futuro della terra e per la sua risorsa più preziosa. Se le grandi civiltà nate sull’acqua consideravano sacro questo elemento, oggi l’umanità, illusa dalla sua abbondanza, lo spreca. È tempo di ricostruire una società che guardi alla natura con gratitudine, e che sia capace di celebrarla inventando linguaggi nuovi, tra scienza, musica e poesia.
Come sarà il terzo e il quarto tempo della nostra carriera di esseri umani? Alessandra Faiella, attrice comica teatrale e televisiva, risponderà a questa domanda con provocatoria sincerità e pungente ironia. Con le immagini di Cinzia Leone e il violoncello di Francesca Ruffilli, lo spettacolo Age Pride – tratto dall’omonimo romanzo di Lidia Ravera, diretto da Emanuela Giordano e prodotto dal Teatro Franco Parenti – è un’arringa commovente e spietata in difesa della terza età: la nuova vecchiaia non è una condanna ma una sfida, un terreno vergine da attraversare per raggiungere un’imprevista libertà interiore. Grazie! Quello che non abbiamo mai detto ai nostri figli e studenti
Nello Spazio Hera, al cinema Moderno, sabato 31 agosto e domenica 1 settembre, gli psicologi e psicoterapeuti Loredana Cirillo e Filippo Rosa dialogheranno con genitori, insegnanti ed educatori sull’importanza di ringraziare figli e studenti per ciò che, ogni giorno, insegnano agli adulti, e per le emozioni che sono in grado di generare. L’incontro, realizzato con il supporto del Gruppo Hera, è a cura de Il Minotauro – Istituto di Analisi dei Codici Affettivi, formato da professionisti che da quarant’anni collaborano in attività di ricerca-formazione e consultazione-psicoterapia.
Torna dal 28 agosto al 1 settembre parallelaMente, rassegna off coordinata da Orianna Fregosi, con la collaborazione di Francesca Gianfranchi per parallelaMente kids, il palinsesto di attività dedicate ai più piccoli. La XI edizione della rassegna, che crea un inedito e proficuo dialogo tra il lavoro delle artiste e degli artisti del territorio e di altre realtà nazionali, avrà come tema La gratitudine dell’incontro. Diversi sono gli ambiti di ricerca creativa e le pratiche artistiche che caratterizzano il programma, dalle arti visive a quelle performative, dai reading agli interventi musicali.
Furgomytho
Il furgone con la radio dentro, nei giorni del festival sarà parcheggiato nei pressi del fossato della Fortezza Firmafede e aprirà i suoi microfoni per raccogliere in diretta le testimonianze del pubblico e intervistare i relatori di questa edizione.
Spazio AUT AUT
I ragazzi e le ragazze di Fondazione AUT AUT, nata sul territorio spezzino con l’obiettivo di inserire nel mondo del lavoro giovani adulti con autismo e disabilità, durante i giorni del festival proporranno al pubblico il merchandising ufficiale della manifestazione, realizzato da Amelie, e prodotti artigianali da loro creati.
Futuro Aperto – Aria
Aria è un’installazione, allestita nel centro storico di Sarzana, realizzata dai ragazzi e dalle ragazze che partecipano a Futuro Aperto, progetto selezionato dall’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, cofinanziato da Fondazione Carispezia. L’opera vuole essere un invito ad “attraversare”, ad entrare simbolicamente nel mondo delle nuove generazioni, coltivando la virtù dell’ascolto.
Il festival gode del patrocinio del Ministero della Cultura, della Regione Liguria e di Rai Liguria.
I podcast di tutti gli incontri del Festival della Mente sono disponibili gratuitamente sulle piattaforme Spotify, Spreaker, Apple Podcast. I video degli incontri delle edizioni passate sono disponibili sul sito e sul canale YouTube del festival.
Prevendita dal 26 giugno, dalle ore 9.30, su www.festivaldellamente.it, sul sito di Vivaticket e a Sarzana presso la biglietteria del Teatro degli Impavidi (informazioni nella sezione “Biglietti” del sito).
Biglietti: evento n. 1 (lezione inaugurale) ed evento n. 43 extraFestival ingresso gratuito con biglietto prenotato con le stesse modalità previste per gli eventi a pagamento; tutti gli appuntamenti € 4,50 eccetto evento n. 38 € 9 ed eventi n. 4, 19, 30 € 12. Tutti gli altri eventi dell’extraFestival sono a ingresso libero.
Su ciascun biglietto, tranne per gli eventi gratuiti, si applica una commissione per il servizio prevista dal circuito di vendita.