La diffusione del coronavirus COVID-19 ha avuto un effetto notevole su ogni aspetto della vita quotidiana, dalla socialità ai consumi, passando per l’economica: alcuni comparti hanno sofferto più di altri sia il crollo dei consumi che la contrazione della domanda, dovendo così fare i conti con perdite considerevoli, registrate soprattutto durante i mesi in cui le misure di contenimento sono state particolarmente severe. In realtà, ogni settore è stato più o meno colpito dalla crisi generata dallo scoppio della pandemia e le difficoltà economiche registrate a livello internazionale verranno superate molto lentamente, specie per ciò che riguarda i settori che hanno avuto maggiori difficoltà a reggere il colpo dell’interruzione forzata delle attività.
Non bisogna trascurare un altro aspetto del lockdown che ha caratterizzato la Fase 1: le ripercussioni subite dai consumatori. Molti di essi hanno visto le proprie entrate ridursi drasticamente o azzerarsi (in attesa dei sussidi predisposti ad hoc dal governo): ciò ha ridotto sensibilmente la capacità di sostenere quelle spese che prima della diffusione del COVID-19 rappresentavano voci ordinarie del bilancio familiare. Un esempio calzante, in tal senso, è costituito dalle pay tv: gli operatori che operano nel settore delle trasmissioni televisive a pagamento hanno visto ridotti considerevolmente i contenuti del proprio palinsesto (eventi sportivi in diretta, produzioni cinematografiche e quant’altro) a causa delle norme restrittive predisposte dagli organi nazionali alle prese con il contenimento del contagio.
Naturalmente, una situazione del genere non è certo imputabile direttamente alle pay tv, dal momento che eventi e manifestazioni sono stati annullati o posticipati per cause di forza maggiore dagli organi istituzionali; in altre parole, la responsabilità del disservizio non ricade sull’operatore o sull’emittente. Ciò nonostante, il cliente – secondo quanto previsto dalla normativa vigente in materia di contratti – può esercitare il proprio diritto di recesso, ossia richiedere all’operatore l’annullamento del contratto in essere (secondo modalità e termini previsti dal contratto stesso). In alternativa, è possibile richiedere una rimodulazione dei costi, ossia rivedere le tariffe applicate, in base all’offerta proposta dall’emittente televisiva (una ragionevole alternativa se l’utente paga meno di quel che ottiene). Anche per questo, molti consumatori si sono rivolti ad associazioni di categoria per promuovere le proprie istanze e tutelare i propri diritti presso gli operatori di settore. In alcuni casi, gli utenti hanno chiesto ed ottenuto il rimborso per una parte dell’offerta della quale non hanno potuto usufruire (basti pensare ai campionati di calcio sospesi per oltre due mesi).
Adesso che la Fase 2 è entrata nel vivo e ci si appresta ad entrare nella Fase 3 (che dovrebbe rappresentare un ulteriore passo avanti verso la normalità) molti utenti si chiedono come muoversi rispetto al problema dell’abbonamento alla pay tv. Per molte famiglie, infatti, la fase di lockdown è stata contraddistinta da una netta riduzione delle entrate che ha portato a dover ridurre alcune spese presenti nel bilancio familiare tra le quali spesso figura la pay tv. Per chi non volesse rinunciare a questo genere di intrattenimento, è possibile consultare dei portali online specializzati, come ad esempio SalvaConto.it, che mettono a disposizione degli utenti un comodo tool per confrontare le tariffe e le offerte proposte dai vari operatori di settore, così da consentire all’utente di scegliere la proposta o il ‘pacchetto’ che meglio si adatta alle proprie esigenze ed alle proprie possibilità di spesa. In tal modo, l’utente ha la possibilità di visualizzare simultaneamente le varie proposte, senza dover consultare singolarmente le diverse pagine dei vari siti ufficiali delle pay tv: un metodo comodo e rapido che migliora la qualità della scelta, dal momento che consente di tenere in considerazione tutte le offerte presenti sul mercato al momento della ricerca.