Il tanto discusso settore della cannabis light, è in continua evoluzione, in Italia ancora vi è un enorme vuoto normativo, che però non ha spaventato tutti gli operatori del settore, che anzi sono in aumento, sia lato produttivo sia lato commerciale.
Vi è un incredibile offerta di “erba legale” o per chi è più tecnico di “marijuana light”, in questa vasta giungla di prezzi e quantità, cerchiamo di fare chiarezza in questa giungla verde.
Come capire la qualità della cannabis light?
Ci sono molti parametri per capire la qualità di una cima di cannabis light, in primis si deve tener d’occhio se l’erba che ci viene proposta è di un’azienda produttrice o di un rivenditore, quest’aspetto è importante.
Avere in qualche modo chiara la tracciabilità del prodotto, nel cibo come nella cannabis, è fondamentale per non incappare in brutte sorprese.
La prima brutta sorpresa? acquistare un prodotto che il commerciante ci propina come ottimo, ma in realtà è ottimo perché lo ha pagato poco comprandolo a stock come grossista, cercate sempre di capire chi produce.
La seconda brutta sorpresa? Acquistare un prodotto non legale e rischiare quindi non solo effetti indesiderati, ma anche un rischio di conseguenze penali.
Altro aspetto da tener presente è la quantità di CBD contenuta, cercate sempre venditori seri che indichino la reale quantità, per natura, tranne che rare genetiche, il rapporto tra THC e CBD della cannabis è 1:25, quindi se la nostra cima rispetta i parametri di legge, il CBD non potrà superare il 15%.
Cosa succede se il CBD è superiore al 20%?
Nelle migliori delle ipotesi siamo incappati in genetiche rare della Dinafem, oppure in uno di quelle cime che sono ricoperte di polvere, hash. Nella peggiore delle ipotesi invece stiamo comprando un prodotto truccato, ovvero la pianta ha sforato per cui il CBD è alto, come quanto il THC, però si è optato per un trattamento che ne abbate il THC, ma lascia tracce sul prodotto col rischio anche della salute.

Meglio Indoor o Outdoor?
Il secondo grande dubbio per valutare una genetica è se sono meglio le infiorescenze di piante coltivate Indoor, al chiuso sotto lampade UV o Outdoor, al sole.
Apparentemente non vi è una una risposta precisa alla domanda, dipende da ciò che si vuole ottenere, il nostro parere è quello che le cime indoor solitamente sono più belle e perfette da vedere per cui potrebbero essere quelle giuste per chi cerca un prodotto bello da vedere, anche l’occhio vuole la sua parte, per cui scegliendo indoor si è sicuri di centrare l’obiettivo.
Se però siamo in cerca di trarre i maggiori benefici degli effetti della cannabis light, conviene optare per l’outdoor, per capire meglio i motivi abbiamo sentito Stefano Mei e Niccolò Baragli, i due soci dell’azienda pratese Greenorganics, grazie alla loro esperienza nella produzione di cannabis in modo organico rigenerativo, hanno potuto aiutarci a capire di più.
Una pianta cresciuta al sole e nell’ambiente esterno, generalmente sviluppa maggior energia e resistenza nella sua crescita, andando a produrre infiorescenze che contengono un’alta quantità e qualità terpenica.
I terpeni sono quegli elementi naturali che permettono al nostro organismo di assorbire i cannabinoidi, tra i più importanti, ci dicono c’è il Mircene il vero responsabile della quantità di assorbimento dei cannabinoidi da parte del cervello. Una pianta cresciuta sotto la luce della lampadina, in un ambiente controllato, per quanto può essere biologica, ancora non è capace di eguagliare questa qualità terpenica offerta dall’outdoor, perché fondamentale non riceve abbastanza stimoli.
Ancora una volta è la natura che in qualche modo domina sull’artificiale, nella canapa come nel cibo, il pomodoro dell’orto del contadino, vince in qualità rispetto al pomodoro della serra idroponica, come la cannabis outdoor vince in qualità rispetto ad una indoor.
In conclusione cari lettori, cercate la trasparenza nei prodotti e diffidate da una cima ben decantata che però di buono ha solo il prezzo.