Tra il primo e il secondo dei promontori Japigi, che si protendono in mare formando Capo Alice e capo Colonna, attorno ad un’altura di difesa naturale sul quale è il sito storico della città, si sviluppano la cinta muraria e all’esterno della stessa verso il mare, la mole speronata del Castello, che rappresenta una tipologia unica in fatto di fortezze medievali e rinascimentali, in quanto, evidenzia l’evoluzione storica dell’Architettura militare dalla difesa piombante (torri) alla difesa radente (bastioni).
Costituisce unico esempio di castello arroccato non già in cima ad una altura, ma intorno ad un colle, che esso ingloba e racchiude a modello di acropoli greca.
Noto, come Castello di Carlo V, dallo stemma imperiale, che ivi era collocato, conserva l’impianto Angioino- Aragonese, pur con gli innesti più veri di viceregali.
Della Rocca fortificata, che costituiva l’antica acropoli crotoniate non si ha notizia sin dall’840 d. C. , quando in occasione di una scorreria delle orde mussulmane, che avevano occupato Santa Severina, queste cintala d’assedio tentano più volte d’espugnarla.
Nel secolo XI, i Normanni riescono a conquistare la città e nel 1140 la città di Crotone, risulta essere uno dei 75 castelli, allora esistenti nel registro delle terre dei vassalli di Ruggero II, Federico II di Svevia , fortifica il sistema dei reali castelli , cura il castello e il porto di Crotone, sempre in virtù della particolare posizione strategica della città .
Gli Angioini, succedutisi agli Svevi, proseguono nell’opera di difesa militare della Calabria, mediante i reali castelli, che erano affidati ai castellani.
Tra il 1270 e 1271 Carlo d’Angiò ordina ai suoi feudatari di provvedere alle spese di riparazione delle torri del castello di Crotone, che chiama: Manuela, Barbacane, Triangula, Thesauro, Turricella e Turris “Hante Hostium”. Nel 1284 , concesse la Castellania di Crotone a Pietro Ruffo.
I Ruffo signori di Crotone, col titolo di marchesi , da cui deriva il nome di marchesato, che ancora conserva, detengono la città fino al 1244, quando assieme a Catanzaro passa da Nicolò Ruffo a sua figlia Enrichetta, che aveva sposato contro il volere del re Antonio Centelles di Ventimiglia, che per aver guidato la rivolta dei Baroni, perde i suoi beni e muore in carcere.
Alfonso d’Aragona, che aveva conquistata a stento la città, contro il volere del re, resosi conto dell’importanza strategica del posto sia come punto di offesa che di difesa, concede particolari privilegi ai cittadini per favorire le loro attività mercantili e rende la città demaniale. Nel 1456 concede che la città possa impiegare le imposte arretrate per la riparazione delle mura del castello nel 1497 quando entra in città il gran capitano Consalvo da Cordova, a sostegno degli spagnoli contro i francesi, le fortificazioni sono in uno stato pietoso e si pensa alle ricostruzione e continuano per oltre un anno riparazioni, delle regie fabbriche, delle mura del castello, che subiscono cambiamenti radicali per essere adeguate ad una migliore difesa del castello stesso. La gabella, sulla seta colpisce Cosenza e i suoi casali, in periodo viceregnale le fortezze subiscono cambiamenti radicali e sono chiamati ingegneri militari per mettere in atto un impianto pentagonale, anche il terremoto del 1831, non lascerà integro il castello, che subirà numerosi danni, di grave entità.
Attualmente il castello occupa mq. 14.400 di area scoperta e mq 2.400 di area coperta.
Anna Sciacovelli