Narra la leggenda, che il merletto sia nato dall’idea della moglie di un pescatore, la quale, vedendo le reti stese ad asciugare al sole, notò come alghe e filo formassero arabeschi e disegni decorativi, di particolare eleganza.
Vuoi, che sia leggenda o verità rimane il fatto che i luoghi dei pescatori coincidono con quelli della lavorazione dei merletti veneti: Burano e Pellestrina.
Il punto Burano è ormai un segreto di famiglia, essendo pochissime le merlettaie ancora in grado di utilizzare quest’antica tecnica, derivazione diretta del ricamo a filo bianco su tessuto.
Dal quindicesimo secolo in poi, il merletto ha ornato abiti e case dei veneziani, due i musei civici posti in antichi palazzi veneziani, uno a San Stae, nel sestiere di Santa Croce , si trova palazzo Mocenigo, Centro di Storia del Tessuto e del Costume.
Il Palazzo è stato donato alla Città nel 1954, dall’ultimo discendente della nobile famiglia Mocenigo, che dette ben sette Dogi alla Serenissima, una famiglia tra le più ricche di Venezia tanto che nel settecento si diceva che fossero due le cose, che non si riuscivano a trovare in città “Mocenigo poveri e Balbi ricchi”.
Oltre a molti ricchi, arredi settecenteschi testimonianza di un arredo patrizio, il palazzo, offre al visitatore anche una sezione di tessuti coopti di notevole interesse per la storia sia dei tessuti che della moda.
Anche altre trine hanno abbellito gli abiti e i corredi nuziali delle donne veneziane il punto a filo tirato , il punto ”reticello” e quello “in aria” il (più nobile) e poi ancora il “controtagliato” e le rosette apprezzati ed esportati in tutta Europa.
Ma per capire appieno la bravura delle merlettaie buranelle e pellestrinotte, al di là di ogni discorso, basterà entrare in una qualsiasi bottega delle due note isole, per trovarsi davanti veri e propri a capolavori.
Una forte spinta, nella diffusione dei merletti delle due isole anche all’estero lo si deve grazie alla Dogaressa Morosina Morosini, nata a Venezia nel 1545 figlia del patrizio Andrea Morosini, a soli 15 anni sposò Marino Grimani, il 27 novembre 1560 , rimane nella storia del costume per l’abito, che indossò il giorno della solenne e scenografica incoronazione di una dogaressa, avvenuto il giorno 4 maggio del 1595 a ricordo di quell’evento restano due dipinti uno dipinto del pittore Andrea Michieli, e l’altro di Domenico Tintoretto conservato nella sala dei Dossali nel Museo Corner.
Nel terzo giorno dei festeggiamenti anche il Papa Clemente VIII, volle omaggiarla, nella basilica di San Marco fu allestita una cerimonia nella quale il papa Le donò una rosa d’oro.
La dogaressa Morosina, divenne patrona della celebre manifattura dei merletti di Burano, acquistando la scuola dove 130 ragazze seguivano corsi di rifinite merlettaie, le stesse venivano indirizzate, ad una ricerca più approfondita del lavoro manuale del merletto.
Anna Sciacovelli