Per l’uomo non sono importanti soltanto le grandi cose, ma anche e soprattutto le piccole, che sono quelle più presenti intorno a lui.
Bisogna guardare con attenzione a queste piccole cose se non si vuol smarrire il senso della vita.
Marco Siffrido, fin da ragazzo soffriva di diabete mellito, ora a venticinque anni non poteva più trascurare la cura, spesso aveva pensato di vivere senza badare a quello che il medico di famiglia gli imponeva di fare pensava, che nella trascuratezza avrebbe vissuto meglio la sua giovinezza.
Spesso si meravigliava nel pensare al suo personale trascorso di giocatore di Baschet, i giorni trascorsi in palestra ad allenarsi, gli amici con i quali condividere il resoconto di una partita, le risate scaturite spontaneamente, ad allenarsi a puntare per ore il cesto, dove cercava di far entrare la palla, che quasi per dispetto finiva spesso e volentieri oltre il cesto.
Ricominciava senza entusiasmo, con la svogliatezza di sempre a palleggiare noiosamente, la sua mente era lontana da quella palestra, era con gli amici di sempre a discutere di una partita oppure a inseguire un miraggio lontano, la vittoria del Campionato.
Spesso, il ragazzo, senza aver fatto nulla di particolare, provava una spossatezza indicibile, aveva una continua voglia di dormire, una sonnolenza, che rasentava quasi la catalessi.
Spesso la madre, lo esortava a vestirsi e uscire per incontrare degli amici in centro, il suo diniego la lasciava senza parole. Un giorno, dalla piazza la madre tornò con un cane, apparentemente di piccola dimensione, una ciotola di acqua fresca e un po’ di croccantini, lo fece felice, non conoscendo la casa s’intrufolava in tutte le stanze, senza chiedere permesso a nessuno.
Marco quel giorno, era più depresso degli altri giorni, aveva sfogliato il giornale, non trovando nulla sulla pagina dello sport che lo interessasse, lo piegò e per non sgualcirlo lo depose sulla sedia, era irrequieto e annoiato nello stesso tempo. Il cane si avvicinò alle sue gambe e annusandolo si mise ad abbaiare. Marco era indeciso se dargli un calcio oppure accarezzarlo, alla fine scappò una carezza dalle sue mani e fu amore a primo contatto, il giovane a voce alta esclamò dicendo: ”Ti chiamerò Mia”, Marco e Mia, divennero amici per tutta la vita, legati indissolubilmente per circa vent’anni.
La presenza di Mia aveva radicalmente cambiato la vita di Marco.
Mia, ogni giorno, svegliava Marco e lo incitava a portarla fuori per la giornaliera passeggiata, aveva captato che il suo padroncino, aveva bisogno di attenzioni particolari, difficilmente tirava il guinzaglio per incitarlo a camminare, seguiva l’andatura del padrone, con severa serenità e non si faceva corrompere da altri cani del vicinato, la sua era una silenziosa e totale dedizione a Marco.
Per circa quindici anni, divisero la cameretta poi Mia preferì dormire sulla veranda anche d’inverno, un mattino di gennaio mentre fuori nevicava, Mia chiuse gli occhi e si addormentò per sempre.
Anna Sciacovelli