L’agricoltura oggigiorno deve adattarsi a tutti i cambiamenti come il clima, lo spostamento verso le aree urbanizzate, la popolazione immobilizzata, lo sfruttamento dei terreni, la monocoltura, la situazione dell’ecologico. Insomma, così facendo, deve attuare un nuovo metodo agroalimentare per soddisfare migliaia di consumatori facendo attenzione però a contenere i costi. L’uomo sin dai tempi antichi era comunque e sempre alle dipendenze della natura. Cominciò a distaccarsi anche un po’ da una sorta di schiavitù del terreno e a coltivare nella sabbia e trovare nuove formule per rendere più disponibile il suo giro d’affari. Essendo che la popolazione cresceva e i popoli avevano sempre più fame e un bisogno continuo di produrre soliti prodotti, aziende che si spandevano, fu allora che decise di imbattersi nella monocoltura, da non confondere con monocultura. Certo, non è uno dei metodi esaustivi perché sullo stesso terreno si ripianta lo stesso seme, così da impoverirlo negli anni. Le piante su un terreno “riciclato più volte” rischiano di diventare più fragili e essere soggette a parassiti e malattie in quanto il suolo sfruttandolo al massimo si indebolisce ovvero perde le sue priorità. Per non avere frutti scarsi e malati che di conseguenza fanno ammalare noi per tutti i pesticidi che si introducono, si dovrebbe ruotare ogni anno con colture diverse.
CURIOSITA’. Nell’arcipelago dell’Oceania alcune piante mirmecofile ed epifite della famiglia delle Rubiacee si riproducono anche grazie alle formiche che senza le quali non vivrebbero e così per entrambi. Ci sono alcuni animaletti e insetti che per certi versi sono anche utili.
I RISCHI. Convertire terreni, foreste in monocoltura significa creare la morte di migliaia e migliaia di vegetali e animali. Non solo, danneggiare anche la nostra salute. Questo processo attuato da molteplici aziende perlopiù industrializzato non è che altro un impoverimento del nostro circuito di interessi umani. Questo mette a rischio la sicurezza alimentare tanto da aumentare i casi di tumore di cui minima parte deriva anche da esso.
NON È MEGLIO COLTIVARE SENZA SUOLO? Il produttore può garantire una qualità maggiore del prodotto cosiddetta controllata se il frutto cresce senza suolo perché esso sa come è cresciuta quella determinata pianta e che concime ha dato, come è stata trattata. Se invece si tratta di un terreno a caso o dove ha subito episodi di coltivazione di stesse piante, allora non potremmo garantire neppure al 98% la salubrità del prodotto. Questo tipo di esperimento adottato poco e quasi mai è detto coltura.
Rosa Santoro