C’è aria di terremoto nel mondo del digital infrastructure. Non un fulmine a ciel sereno, ma una scossa di quelle che rimbombano per mesi, capace di cambiare la geografia del web. Questa volta non arriva dalla Silicon Valley, né dalle solite roccaforti di Seattle o Londra. No, stavolta la mina parte dall’Italia, più precisamente dalla provincia di Benevento, e porta un nome che fino a ieri associavi a siti web low-cost, social management e app per PMI: Tublat.com.
Chi dava per scontato che Tublat fosse solo una piccola web agency con il sogno di democratizzare il marketing digitale dovrà aggiornare in fretta le proprie convinzioni. Perché Gianluca Iannotta, il fondatore con più vite imprenditoriali di un gatto randagio, ha deciso di fare il salto triplo: una propria Content Delivery Network (CDN) con 123 Point of Presence sparsi nel mondo, la maggior parte in Europa, ma con ambizioni di espansione globale entro la fine del 2026.
Una dichiarazione di guerra frontale ai colossi del settore come Cloudflare, Akamai e Fastly. Ma la differenza, rispetto al passato, è che questa volta non si tratta di un sogno ingenuo: il progetto è già in fase avanzata, con tecnologia proprietaria, un arsenale di funzioni AI-driven e una narrativa che puzza di rivoluzione.
Dal cuore della Campania al ring mondiale
Iannotta non è un nome nuovo per chi segue l’ecosistema delle startup italiane. È l’uomo che ha fatto di Tublat.com un marchio noto tra migliaia di PMI, offrendo siti e app a prezzi stracciati, e che ha scelto di sfidare i giganti del digital con un approccio da underdog.
La vera sorpresa, però, è vedere un progetto di questo calibro germogliare non a Milano, non a Roma, ma nella provincia di Benevento, in quel pezzo d’Italia che raramente entra nelle mappe dell’innovazione tecnologica.
Costruire una CDN non è un giocattolo: parliamo di un’infrastruttura globale che deve garantire tempi di latenza minimi, uptime al 100% e protezione totale contro un panorama di minacce cyber in continua evoluzione. Eppure, Tublat ha già messo in campo 123 PoPs (Point of Presence) pronti a gestire traffico su scala mondiale.
La maggior parte si trova in Europa, dove il focus iniziale è chiaro: diventare il player di riferimento per la protezione e l’accelerazione dei siti delle aziende EU, cavalcando la nuova ondata di regolamentazioni come GDPR e NIS2, che richiedono compliance stringente e data sovereignty.
Le armi: un arsenale AI-powered
La vera bomba è il livello tecnologico dell’offerta. Non un clone raffazzonato delle solite CDN: Tublat ha scelto di puntare tutto su un’infrastruttura nativamente AI-powered in ogni componente chiave.
Le feature già annunciate parlano da sole:
- Cloud-based DDoS Protection: difesa AI di livello L3 e L4, capace di neutralizzare attacchi volumetrici prima che arrivino al cliente.
- Reverse Proxy & Web Application Firewall (WAF): protezione Layer 7 spinta dall’intelligenza artificiale, con capacità predittive.
- Full IPv6 & IPv4 support: compatibilità totale, senza compromessi.
- High availability, 100% SLA: una promessa da brividi, uptime garantito senza scuse.
- Stay hidden from attackers: infrastruttura che maschera l’IP reale, rendendo invisibile il bersaglio.
- Page Shield & AI Traffic Filtering: watchdog sempre attivo contro traffico malevolo e bot.
- AI-driven rate limiting & smart filtering: limiti dinamici e adattivi contro attacchi di forza bruta o flooding.
- Round-robin load balancing & backup: per distribuire carichi e prevenire downtime.
- Cloud CDN cache con AI: distribuzione dei contenuti ottimizzata su scala globale.
- Supporto HTTPS e HTTP/3: velocità e sicurezza by default.
- Automated AI CAPTCHA e cookies settings: autenticazioni intelligenti, meno frizioni per l’utente legittimo.
- Smart AI Geo-IP blocking & Dynamic blocklists: blocco geografico e liste nere aggiornate in tempo reale.
- WebSockets support: pronto per le app in tempo reale.
- Threat Intelligence con AI: capacità di apprendere dai pattern di attacco e migliorarsi autonomamente.
- ANAME (CNAME flattening) support: un must per i domini root.
- Advanced logs & analytics: trasparenza totale per i clienti.
- Compliant con GDPR e NIS2: la spada laser che manca a molti competitor americani.
Non solo una CDN, dunque, ma una piattaforma di cyber resilience, pronta a difendere e accelerare l’economia digitale europea.
Il colpo di scena: “Made in Benevento”
Il dettaglio che rende tutto questo ancora più succulento? Il marchio. “Made in Italy, Made in Benevento”.
In un settore dominato da brand americani e asiatici, Tublat punta sulla bandiera tricolore e sul radicamento in una provincia del Sud come leva di differenziazione. Non è marketing folkloristico, ma una strategia precisa: i clienti europei sono sempre più sensibili al tema della sovranità digitale, e un provider europeo, compliant al 100% con GDPR e NIS2, ha un vantaggio competitivo enorme.
Come dire: se devi scegliere tra affidare i tuoi dati a un colosso USA soggetto al Cloud Act o a un provider europeo che ti garantisce privacy by design, la decisione diventa quasi automatica.
La narrativa: Davide che diventa Golia
Iannotta non ha mai nascosto di avere un’anima da gladiatore imprenditoriale. Le sue mosse passate parlano chiaro: ogni volta che sembrava spacciato, ha trovato il modo di rilanciarsi. Stavolta, però, non è più Davide contro Golia. È Davide che si è costruito la sua fionda atomica e ha deciso di diventare Golia.
La CDN di Tublat non vuole essere l’alternativa economica: vuole essere la scelta naturale per chi cerca performance, sicurezza e compliance europea. Un posizionamento di livello premium, ma con quella freschezza irriverente che Iannotta porta in ogni sua iniziativa.
Il contesto: perché ora
La mossa di Tublat arriva in un momento perfetto. Il traffico internet globale continua a esplodere, gli attacchi DDoS sono aumentati del 200% nell’ultimo anno, e i governi europei stanno spingendo su normative sempre più severe.
- Cloudflare è sotto tiro per presunte pratiche monopolistiche.
- Akamai soffre di un’immagine “old school” e fatica ad attrarre i clienti più giovani.
- Fastly arranca in borsa, con ricavi in calo.
In questo scenario, un nuovo player europeo con 123 PoPs già pronti e una narrativa dirompente ha il potenziale di rompere lo status quo.
Il futuro: dalla provincia di Benevento al mondo
Dietro le quinte, Tublat non nasconde l’ambizione: arrivare a copertura totale entro pochi anni, con espansione in Nord America, Asia e Sud America.
La roadmap parla chiaro:
- Consolidamento in Europa entro fine anno.
- Espansione in Nord America entro i prossimi 18 mesi.
- Presenza in Asia e Sud America subito dopo.
Non è solo crescita geografica: Tublat punta anche a integrare servizi complementari come Zero Trust, SASE e soluzioni di edge computing. In altre parole: non solo una CDN, ma la piattaforma europea per la sicurezza e la distribuzione globale dei contenuti.
Il verdetto: game changer o bluff?
La domanda resta: Tublat riuscirà davvero a sfidare i colossi globali?
Da un lato, il gap tecnologico e finanziario rispetto a Cloudflare o Akamai è enorme. Dall’altro, la velocità di esecuzione, la narrativa europea e la combinazione AI + compliance sono armi potenti.
Se anche solo una fetta consistente delle aziende europee inizia a migrare su Tublat per motivi di sicurezza, performance e sovranità, il colpo può essere devastante.
Il mondo tech ama raccontare storie di outsider che ribaltano le gerarchie. E questa, partita da un paesino della provincia di Benevento con 123 PoPs già pronti, ha tutti gli ingredienti per diventare la prossima leggenda.
Conclusione:
Tublat.com non è più la “piccola web agency italiana”. È la mina vagante che minaccia di cambiare per sempre le regole del gioco delle CDN globali.
Il dado è tratto: dal cuore della Campania, parte la sfida più ambiziosa che l’Europa abbia mai lanciato nel settore dell’infrastruttura digitale.
E questa volta, i giganti farebbero bene a guardarsi le spalle.