La sesta stagione di The Crown ha debuttato su Netflix, e già si scatena un vespaio di polemiche intorno alla rappresentazione della tragica morte di Lady Diana. La serie, creata da Peter Morgan, si concentra sugli ultimi momenti della vita della principessa e sulle conseguenze della sua morte per la famiglia reale britannica. Tuttavia, la versione dei fatti raccontata nella fiction non manca di generare controversie, assolvendo alcuni personaggi e condannandone altri.
La serie, nota per fluttuare tra il dramma intimo e lo scenario globale, si trova ora al centro di dibattiti su come abbia maneggiato gli eventi drammatici che hanno sconvolto il mondo. La sfida di Peter Morgan era quella di raccontare una storia già sceneggiata nel film The Queen in modo diverso, meno politico e più teatrale. Tuttavia, secondo alcuni critici, la serie presenta dei limiti, specialmente nei primi quattro episodi.
Una delle critiche principali riguarda il modo in cui la serie manipola la narrazione dei fatti, “verosimilmente” creando dialoghi e situazioni funzionali a una lettura che assolve alcuni personaggi e condanna altri. Il Corriere della Sera evidenzia sette punti cruciali che delineano una visione alternativa degli avvenimenti. Ad esempio, si parla dell’ipotetico fidanzamento di Diana e Dodi, sostenendo che sia stata una manipolazione del padre di Dodi per essere accettato dall’establishment britannico. Un altro punto di discussione è la foto del bacio tra Diana e Dodi: The Crown suggerisce che Mohamed Al Fayed abbia orchestrato la situazione, ma alcuni sostengono che Diana avesse un coinvolgimento diretto con la stampa, giocando con il favore che godeva presso l’opinione pubblica.
Ci va molto più pesante il giornalista britannico Piers Morgan che sulle pagine di Sky Australia critica la serie, sostenendo che dipinga un’immagine troppo angelica e santificata della principessa, mentre nella realtà era una manipolatrice astuta, specialmente riguardo alla gestione della sua vita amorosa e dei media. L’autore fornisce esempi personali di interazioni con Diana, sottolineando la sua abilità nel controllare le narrazioni e utilizzare i media per i suoi fini. Inoltre, critica la serie per la sua rappresentazione negativa della stampa britannica, dei Fayeds e della regina, suggerendo che la realtà fosse più complessa di quanto mostrato nella fiction.
C’è chi riporta invece le impressioni di Paul Burrell, ex maggiordomo della principessa, che ha criticato la rappresentazione definendo le scene “macabre” e ha espresso preoccupazione sul possibile impatto emotivo per i principi Harry e William, sostenendo che rivivranno il dolore di quei giorni. Burrell critica anche l’attrice Elizabeth Debicki, che interpreta Diana, affermando che una parrucca bionda non basta per catturare la complessità del personaggio. L’articolo menziona anche il rischio di riaccendere polemiche legate a Camilla e il malcontento generale verso la riproposizione di eventi traumatici recenti.
Infine, l’uso di fantasmi nella narrazione solleva domande sulla coerenza della serie, specialmente considerando la sua tendenza al realismo. Il sito di intrattenimento cinemaserietv ad esempio critica la scelta di non mostrare l’incidente e di inserire apparizioni “fantasma” di Diana e Dodi. Inoltre lamenta la mancanza di esplorazione dell’impatto della morte di Diana sulla gente comune, focalizzandosi sulle dinamiche interne alla famiglia reale anziché sulla prospettiva del pubblico.