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Home You Donna Eventi

STALKING: un approccio sbagliato che mette tutti a rischio

Redazione You Donna Da Redazione You Donna
12 Dicembre 2017
In Eventi, You Donna
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L’Articolo 612 bis del Codice Penale italiano si occupa dello STALKING: “È punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni chiunque, con condotte reiterate, minacci o molesti taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura, ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un congiunto ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita”

Vivere nel terrore di essere aggrediti, fisicamente o psichicamente, e di essere nel mirino di un’altra persona produce ovviamente traumi intensi, e la nascita di una legge anti-stalking non può che essere segno di una società civile. Peccato che l’attuale articolo 612 bis sia una legge che fa acqua da tutte le parti. 

“Si tratta di una legge inadeguata, – dichiara Davide Stasi, che ha pubblicato con Erga di Genova il suo saggio “Stalker sarai tu. Incastrati da una legge sbagliata” – grazie alla quale la politica e molti interessi collegati giocano con incompetenza sulla pelle delle persone. Basti vedere gli ultimi pasticciacci brutti delle azioni risarcitorie, prima ammesse poi tolte, o l’inclusione dello stalking nel Codice Antimafia. Fanno e disfano in modo insensato, e qualcuno intanto prospera.
Parte integrante dell’anomalia è anche la martellante e distorta narrazione mediatica di questo come altri fenomeni di genere, così come il fenomeno delle false accuse”.

“Facciamo un esempio – prosegue Stasi – Se durante una separazione conflittuale ci sono in gioco i figli o il patrimonio, è sufficiente segnalare la controparte per stalking, denunciando che per causa sua si sta vivendo uno stato di ansia, si è preoccupati per l’incolumità propria o dei propri cari e si sono dovute modificare le abitudini di vita (il percorso di rientro a casa, il numero di cellulare, eccetera), e il gioco è fatto. La controparte si ritrova immediatamente allontanata dai figli e subisce un procedimento di tipo amministrativo che non ha possibilità di appello, e dove non è previsto l’accesso alle prove – quando ci sono, e se non sono fasulle. Quando poi si andrà dal giudice per la separazione, uno dei due avrà sulle spalle una segnalazione o una condanna per stalking, che non farà certo pendere a suo favore la sentenza, lo alienerà come genitore, lo umilierà come persona e lo priverà di ogni credibilità. Questi sono dati di fatto fin troppo ricorrenti in Italia”.

A partire dalla sua approvazione, nel 2009, la legge cosiddetta “anti-stalking” ha prodotto effetti noti e meno noti. In qualche caso è riuscita a prevenire atti di persecuzione, in qualche altro caso è riuscita ad interromperli. Ma nella maggioranza dei casi ha danneggiato in diversa misura persone innocenti, o persone perseguibili per altri reati che non lo stalking.

Per come stanno le cose, in sostanza ogni persona corre il rischio di subire un procedimento che, ad oggi, può essere facilmente attivato da chiunque, e può portare a danni considerevoli alla reputazione, alla fedina penale, alla vita di tutti i giorni, ai progetti della propria esistenza. Dati di fatto che dovrebbero suonare allarmanti per tutti coloro che hanno un concetto esatto di cosa siano l’equità, la giustizia e i principi connessi allo Stato di Diritto. Con l’arretramento rappresentato dalla legge anti-stalking in vigore, quei principi sono diventati un obiettivo, più che una presa d’atto o qualcosa di scontato.

“Queste segnalazioni, – dichiara l’avvocato Riccardo Lamonaca nell’introduzione – hanno un iter di partenza non giudiziario bensì poliziesco, sostanzialmente amministrativo: la Questura si muove autonomamente, e può fare realmente danni molto pesanti in quanto in quella sede, con quel procedimento di polizia di natura amministrativa, le garanzie di difesa del cittadino sono cento volte più deboli rispetto a quelle che lo stesso cittadino avrebbe dinanzi all’autorità giudiziaria”.

Davide Stasi è convinto che l’art. 612 bis sia stato concepito frettolosamente per rispondere a una pressione proveniente dalla cronaca, dalle rappresentazioni mediatiche, dalla necessità di acquisire un consenso politico ed elettorale legato a doppio filo con il business delle cause di separazione e dei centri antiviolenza, che non a caso in Italia si sono moltiplicati a dismisura sebbene, dati alla mano, non vi sia alcuna reale emergenza né una vera domanda per questi servizi.
Il volume non si concentra dunque solo su aspetti giuridici ma inquadra il fenomeno in un’ottica scientifica, massmediatica e sociologica più ampia e ha intenti non solo critici, ma propositivi. Per questo l’Autore – che gestisce il blog stalkersaraitu.com – si è rivolto al Ministro della Giustizia Andrea Orlandoaffermando la necessità “che si giunga al più presto all’abolizione dell’art 612 bis, sostituendolo con una legge ad hoc mirata e misurata, tale da prevenire i veri atti persecutori, aiutare realmente le vere vittime di stalking a difendersi, punire i reali colpevoli, senza che diventi strumento alla portata di chiunque per intimidire, ricattare o rovinare altre persone. Che, quando accusate per stalking, sono private di una reale possibilità di appello o difesa”.

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