Alcuni fogli della vecchia rivista “Pensiero e Arte”, nella quale, fa capolino una recensione, un articolo scritto dal Direttore Responsabile: Gino Spinelli de’ Santelena, che risale all’anno 1993.
Questo il suo scritto: “Anna Sciacovelli, poetessa barese, è giunta da qualche tempo a completa e complessa maturità di scrittrice e poetessa attraverso i tanti volumi pubblicati di poesia, narrativa, teatro, folcrore con ottimi editori, tra i quali Centrospecchio, Concedo, Capone, Schena, Coop nuovo Meridione. Volume, che la critica militante ha convalidato con giudizi oltremodo lusinghieri di Daniele Giancane, Cosimo Fornaro, Matteo Fantasia, Massimo Grillandi, Vito Maurogiovanni, Elio Filippo Accrocca, Giuseppe Tufarulo, Giorgio Saviane, Egidio Pani, Franca Rossi, Carlo Francavilla e altri. Per seguire il complesso cammino di questa personalità della cultura pugliese è necessario soffermarsi pratitamente su ogni sua opera, onde stabilire il processo della sua “quotidianità” e della sua stessa scrittura. Un fattore decisivo della validità della Nostra è da ricercarsi nello spazio di tempo, nel quale la Sciacovelli ha concepito le sue opere che trattano, come abbiamo già detto disparati argomenti.
Nata a Bari nel 1937, la Sciacovelli ha avuto modo di costruirsi una propria ”personalità” collaudata da opere d’indiscutibili pregi, che hanno segnato la sua espressiva presenza nel mondo letterario italiano, che la vide, anni addietro a rappresentare la poesia italiana (con il volume “Lacrime di Sale” e altri) in alcuni Seminari di studio presso l’Università di Sofia. In questa breve sintesi critica, cercheremo di soffermarci sulla poetica Sciacovelliana, rinviando nel tempo l’esame delle altre sue opere. “Lacrime di Sale”. Già il comune amico Massimo Grillandi, figura di primo piano della cultura italiana, poeta e scrittore di rara sensibilità, aveva presentato il volume di liriche “Lacrime di Sale” edito da Lorenzo Capone nella collana diretta da Donato Valli, trovando in esso una “soggetto sociale sempre attesa al discorso col lettore”. In questo volume, la Sciacovelli ci svela l’urgenza della sua poesia, maturata nel profondo, per una sublimazione dello spirito, sorretto con una tenace forza di volontà, che anima la propria vita. Sono versi pulsanti d’intensa emozione, i suoi, che rivela un senso di accorata passione per la sua terra d’origine, il Sud, e per il dramma esistenziale della sua gente: “Ho appeso/al grigio muro della cella/i miei ricordi./ Alla memoria/ richiami di nostalgia./Nudo albero privo di foglie, / in attesa di Primavera nuova./Vitali radici vibrano,/ ho ali ai piedi/e volo su polvere d’oro:/ Spiraglio aperto sull’infinito./ ” Poesia “Infinito” ( pag.10).
Sono, queste, immagini di un’anima tormentata, sorretta da una vitalità spirituale, che nasce dal profondo, com’è facile avvertire in altre liriche della raccolta ”Speranza”, Giocando con la vita ho stretto un patto con la morte/che lusingata dalle mie carezze/ha gettato al vento ombre radicali, / ”Aculeo in una piaga”…il sogno agonizzante/ come aculeo in una piaga/veglia la mia angoscia/il sonno si fa ottuso come piombo/ e dormo.” E’ innegabile che nella poetessa vi sia una “eccessiva disinvoltura” l’intensa creatività di una poesia, tutti palpiti, tra le pieghe di una continua umana sofferenza, del resto comune a gran parte della poesia meridionale (A. Fiore, C. Francavilla, G, Comi, tanto per citare alcuni nomi).Sì, nota apertamente, anche nella lirica, che dà il titolo al volume: “Strappato alla rondine il cuore/l’hanno condito/con asprigno succo di limone/ e ancora sanguinante/gettato in pasto ai cani./ I cani inorriditi, /hanno discostato i musi/ e inginocchiati, / hanno pianto lacrime di sale”. Anche se la Sciacovelli, usa spesso, il verso libero, scartando la rima, ci offre la liricità delle immagini con un sorprendente pentametro giambico, forma assai in uso nella poesia inglese. Nei suoi versi si avvertono la “pura e semplice esplicitazione del contenuto e un accostarsi a una poesia metafisica, fino a raggiungere un alto grado di maturità lirica”
.L’articolo, “riportato” su questa pagina, è tratto da una rivista letteraria del 1993.
Anna Sciacovelli