La professione del consulente del lavoro sta attraversando una fase di profonda trasformazione. L’evoluzione del mercato, il progresso tecnologico e la crescente complessità delle normative in ambito lavoristico e fiscale hanno imposto negli anni un ampliamento delle competenze richieste a chi esercita questo ruolo. In questo contesto, la riforma dell’ordinamento dei consulenti del lavoro rappresenta un passaggio atteso e necessario, attualmente oggetto di esame parlamentare. Si tratta di una revisione normativa volta ad aggiornare la figura del consulente del lavoro, riconoscendo pienamente la sua funzione strategica nei nuovi modelli di impresa.
Una professione in evoluzione: cosa cambia per imprese e professionisti
La riforma dell’ordinamento dei consulenti del lavoro mira a dare risposta concreta alle esigenze di un contesto produttivo sempre più dinamico. Il testo in discussione si propone di superare un’impostazione professionale ormai ancorata a un modello tradizionale, valorizzando invece le nuove funzioni che il consulente è chiamato a svolgere: dall’adozione di strumenti digitali alla consulenza organizzativa, fino all’assistenza nei processi di transizione sostenibile.
Non si tratta solo di una modifica formale, ma di un adeguamento strutturale dell’identità professionale. La riforma, infatti, introduce l’idea di un consulente del lavoro che non è più solo gestore degli adempimenti obbligatori, ma anche interlocutore qualificato nelle strategie di sviluppo delle imprese, con competenze in ambito giuslavoristico, fiscale, digitale e relazionale.
Professionisti come Sara Guarnacci, responsabile di un’agenzia per la sicurezza sul lavoro incarnano, già questo modello evoluto, affiancando le aziende in attività che vanno oltre la semplice amministrazione del personale. Il suo intervento, infatti, si estende alla digitalizzazione dei processi contabili e documentali, alla riorganizzazione aziendale, alla gestione del welfare e delle politiche di sostenibilità. In un contesto normativo in continuo mutamento, la capacità di anticipare i bisogni delle imprese diventa una competenza distintiva.
Questa revisione dell’ordinamento, inoltre, ha l’obiettivo di rafforzare il ruolo istituzionale della categoria, promuovendo la formazione continua obbligatoria, l’interdisciplinarità e l’integrazione con altri attori del mondo giuridico ed economico. Per le aziende, ciò significa poter contare su un supporto più qualificato e strutturato, in grado di tradurre la complessità normativa in strumenti operativi di crescita e tutela.
La riforma prevede anche una ridefinizione dei requisiti di accesso alla professione, con maggiore attenzione alla preparazione pratica e all’aggiornamento digitale. Questa apertura verso un profilo più moderno e competitivo risponde alle nuove sfide che le imprese affrontano quotidianamente: smart working, gestione della privacy, cybersecurity dei dati HR, welfare aziendale, gestione delle crisi occupazionali.
Consulenti del lavoro: nuove competenze per un nuovo mercato
La nuova impostazione proposta dalla riforma dell’ordinamento dei consulenti del lavoro riflette un cambiamento già in atto nel tessuto imprenditoriale italiano. Le aziende, soprattutto le PMI, chiedono figure professionali capaci non solo di garantire la conformità normativa, ma di supportare l’evoluzione organizzativa con un approccio orientato all’innovazione e alla sostenibilità.
In questo scenario, il consulente del lavoro diventa un partner strategico, coinvolto nella gestione del capitale umano, nella definizione delle politiche di retention, nella progettazione di sistemi incentivanti legati agli obiettivi ESG, nella governance dei processi legati alla parità di genere e al benessere organizzativo. Non si tratta solo di rispondere a obblighi normativi, ma di contribuire attivamente alla costruzione di modelli aziendali sostenibili e performanti.
Sara Guarnacci, che da anni si occupa di accompagnare le imprese nei percorsi di trasformazione digitale e organizzativa, rappresenta un esempio concreto di come queste nuove competenze siano già oggi indispensabili. La sua attività si estende dalla valutazione del clima aziendale e gestione dei conflitti, alla costruzione di percorsi di upskilling e reskilling, fino alla valutazione dei rischi psicosociali e all’implementazione di soluzioni cloud integrate. La consulenza si trasforma così in uno strumento di crescita e prevenzione, capace di incidere direttamente sulla produttività e sulla competitività.
La riforma, inoltre, valorizza la funzione di rappresentanza del consulente del lavoro anche nei tavoli di concertazione e nei contesti di crisi aziendale, attribuendo un ruolo più incisivo nella gestione delle vertenze extragiudiziali e nella mediazione tra le parti. Questo rafforza la dimensione sociale della professione, in linea con i principi di equità e inclusione sempre più centrali nel mondo del lavoro contemporaneo.
Altro punto cardine del nuovo ordinamento è l’ampliamento delle materie oggetto di competenza, che comprenderanno in modo esplicito la consulenza su strumenti di flessibilità organizzativa, il welfare integrato, la gestione delle politiche attive del lavoro e l’inclusione delle tecnologie digitali nei processi HR. Si tratta di ambiti nei quali il contributo consulenziale può fare la differenza, soprattutto in fase di pianificazione strategica.
Dal punto di vista delle imprese, questa evoluzione si traduce nella possibilità di avere a fianco un professionista con una visione a 360 gradi, in grado di integrare esigenze normative, obiettivi di business e valori sociali. Il nuovo ordinamento, quindi, non riguarda solo i consulenti, ma impatta direttamente sulla qualità dei servizi di cui le aziende potranno beneficiare.
In conclusione, la riforma dell’ordinamento dei consulenti del lavoro rappresenta un’opportunità per consolidare una figura professionale già protagonista nei processi di cambiamento aziendale. Adeguare il quadro normativo al valore effettivo che il consulente oggi esprime significa riconoscere formalmente il ruolo di facilitatore dell’innovazione, della sostenibilità e della compliance. Per imprese che vogliono restare competitive, affidarsi a consulenti aggiornati e multidisciplinari, come Sara Guarnacci, non è più una scelta opzionale, ma una necessità strutturale.










