La radioterapia, da sempre associata al trattamento dei tumori, sta vivendo una rivoluzione culturale e clinica.
Oggi, grazie a nuove tecnologie e a un approccio multidisciplinare, questa metodica viene esplorata anche per la cura di patologie non oncologiche. Tra le più promettenti ci sono le aritmie sopra-ventricolari resistenti ai farmaci o non trattabili con procedure tradizionali.
“La radioterapia che cura il cuore non è più una suggestione, ma una realtà clinica in evoluzione – osserva aggiunge Stefano Pegolizzi, Presidente Eletto AIRO a margine del Congresso Nazionale appena concluso – che dimostra la capacità della disciplina di aprirsi a nuovi ambiti terapeutici, mantenendo sicurezza, precisione e visione integrata con le altre specialità mediche”.
STAR: LA NUOVA FRONTIERA NELLE ARITMIE CARDIACHE
Le aritmie sopra-ventricolari, originate negli atri del cuore, possono causare palpitazioni, affanno e, nei casi più gravi, aumentare il rischio di ictus e insufficienza cardiaca. Quando farmaci e ablazione con catetere non sono efficaci o praticabili, la radioterapia ad alta precisione, nota come STAR (Stereotactic Arrhythmia Radioablation) o Radioterapia Ablativa Cardiaca, può intervenire creando una piccola cicatrice nel tessuto cardiaco responsabile dell’aritmia, “silenziandolo” senza incisioni né cateteri.
La procedura, della durata media di 15–20 minuti, viene eseguita in un’unica seduta e richiede una pianificazione meticolosa mediante TAC cardiaca, risonanza magnetica e mappatura elettro-anatomica del cuore. Il principio è analogo a quello dell’ablazione stereotassica oncologica: una dose elevata in un volume ridotto, capace di indurre modificazioni del tessuto che, nel giro di settimane, portano alla risoluzione dell’aritmia.
UNA TECNICA CHE NASCE DALL’ESPERIENZA ONCOLOGICA
Molti studi clinici europei e statunitensi hanno dimostrato una riduzione significativa degli episodi aritmici e un miglioramento della qualità di vita, senza complicanze gravi a breve o medio termine. In Italia, diversi centri clinici hanno avviato programmi sperimentali o protocolli di ricerca su questa metodica.
“La nostra esperienza in radioterapia stereotassica ci consente di adattare ciò che conosciamo in oncologia a contesti completamente nuovi – conclude Mario Levis, coordinatore del gruppo di studio AIRO trattamenti Ablativi non oncologici – ed è proprio questa contaminazione positiva tra discipline a rendere la radioterapia una medicina del futuro.”
OLTRE L’ONCOLOGIA, DAI NERVI ALLE OSSA
Non è la prima volta che la radioterapia si estende oltre l’ambito oncologico.
Da anni viene utilizzata per patologie infiammatorie o proliferative, come malformazioni vascolari cerebrali o nevralgie refrattarie del trigemino. In campo ortopedico e reumatologico, dosi molto basse di radiazioni vengono sperimentate per ridurre l’infiammazione in disturbi come fascite plantare, calcificazioni peri-protesiche e artrosi, con benefici documentati.
IL CUORE COME NUOVO ORIZZONTE DI CURA
Il cuore rappresenta oggi una nuova frontiera della radioterapia. Radioterapisti e cardiologi lavorano insieme per definire protocolli condivisi, dosi sicure e criteri di selezione dei pazienti.
Restano domande aperte sugli effetti a lungo termine delle radiazioni sul tessuto cardiaco sano e sul momento ottimale dell’intervento, ma la ricerca è in pieno sviluppo e il livello di interesse scientifico è altissimo.
“Non si tratta di sostituire le tecniche tradizionali, ma di offrire un’opzione in più ai pazienti più fragili o senza alternative – conclude Antonella Ciabattoni, Segretario AIRO – un esempio di come la radioterapia sappia evolversi, mantenendo l’attenzione sulla persona e sulla qualità della vita.”








