E così stamattina Bari si è svegliata imbiancata.
Purtroppo!
Già. Dico “purtroppo”
È finita l’epoca dell’infanzia in cui la neve per me del Sud, qui, era un dono inaspettato e inusuale, rappresentava l’incanto e la fiaba. Adesso ne sento soprattutto i disagi, i pericoli, gli ostacoli: strade bloccate o difficilmente praticabili, aeroporti chiusi, treni fermi, comuni isolati, gente in difficoltà, anziani a maggior rischio per necessità quotidiane o mediche.
E segue l’inevitabile sequela di dubbi: ma nulla di meglio si poteva fare per diminuire questi problemi? Spargere sale? Qualche mezzo in dotazione standard per ripulire strade e aeroporti? Servizi civili per le persone in difficoltà?
Mi ha fatto riflettere molto sentire una bambina della mia famiglia colpita dalle notizie dei clochards morti per il freddo di queste notti: piangeva. Lacrime vere, dolore e partecipazione veri.
Dovremmo ritrovare in noi questa anima vergine, non assuefatta a notizie cui ci abituiamo, che diventano numeri ripetuti dalla voce un po’ asettica dei media “ 5 clochards morti a Firenze, Milano…”. Sono persone, non numeri. Persone.
E dovremmo approfittare della conoscenza anticipata che ci offre la moderna meteorologia, per attrezzarci meglio e mantenere efficiente,( o meno deficiente!) la nostra regione. Tanto sappiamo dei cambiamenti climatici in atto, sappiamo che queste incursioni di clima”diverso” saranno sempre più frequenti e possibili.
Riflettiamo, per favore.
E facciamo in modo che il pensiero diventi operativo.
L’incanto della neve bianca, soffice, silente, lo lascio al mio ricordo di una campagna quieta e antica, quando I ritmi erano lenti e naturali, il fuoco era acceso scoppiettante, I legumi profumavano in cottura nella pignatta, quando era vero “ sotto la neve, pane”
Concetta antonelli