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In che montagna ci si ferma di più? E dove ci sono più letti? Ecco mappe e numeri

Redazione Tgyou24.it Da Redazione Tgyou24.it
14 Agosto 2025
In Ambiente
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“Montagna sì, melanoma no”: troppi in vetta senza difese contro il sole
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La montagna dove i turisti o vacanzieri si fermano di più? L’Alto Maceratese, nelle Marche, vanta ottimi numeri: 13 giorni di durata media. Seguono l’area della Comunità territoriale del Versante Ionico, in Calabria, poi Terre di Castelli in Emilia-Romagna, l’Area Grecanica e la Sila Greca in Calabria, il Metauro nelle Marche e la Comunità montana Lambro e Mingardo in Campania. Se invece della durata media delle permanenze (ottenuta dividendo il numero delle presenze per quello degli arrivi, cioè dei turisti), si vanno a guardare le presenze turistiche (cioè il numero di pernottamenti nell’anno negli esercizi alberghieri ed extralberghieri, escluse quindi le seconde abitazioni private in proprietà o in affitto, in rapporto alla consistenza della popolazione), in testa ci sono le Comunità territoriali di Soraga di Fassa (30.000), Spormaggiore (27.000), l’area del Baldo-Garda (19.000), di Luserna (13.000), di Vermiglio (12.000). Oppure si possono guardare le cose dal punto di vista della maggiore ‘occupazione turistica’ e allora si sale in Alto Adige, provincia di Bolzano: a Villabassa, Alta Pusteria, ci sono 84.000 abitanti e 12.849 occupati nella filiera turistica. Numeri molto rilevanti, nella zona del Lago Braies. Sul ‘podio’, poi, la Comunità territoriale di Verano e quella di Tires. A seguire, le Dolomiti Bellunesi. Al fondo dell’elenco, sempre sul fronte dell’occupazione nel turismo, vi sono tre zone montane delle isole e del Mezzogiorno: Bassa Valle del Tirso e Grighine (Sardegna), Vette dei Nebrodi (Sicilia), Locride. E’ in questi e in molti altri numeri il turismo di montagna finito quest’anno sotto i riflettori per le molte presenze tanto da spingere l’Uncem (Unione dei Comuni, Enti e Comnunità montane) a diffondere un manifesto che ricorda come la montagna non sia né un luna park, né gratis.

DAL TURISMO DELLE TERRE ALTE IL 6,7% DEL PIL DELLE TERRE ALTE

Vero è che (anche) di turismo vivono le terre alte: il settore vale il 6,7% del Pil delle montagne italiane. E il 90% degli intervistati da Ipsos nel Rapporto Montagne Italia dall’Uncem (basato su dati 2023, suddivide Alpi e Appennini in 387 ‘comunità territoriali’, aree omogenee di Comuni) ritiene le aree montane “un’importante attrattiva per i turisti”; per il 56% un luogo dove vivere. Nelle Alpi e negli Appennini vi sono 19,3 posti letto d’albergo ed extralberghieri ogni 100 abitanti. Il numero di presenze (pernottamenti) registrate nel corso di un anno in hotel ed esercizi extralberghieri è in media di 1.200 ogni 100 abitanti. La durata media delle permanenze, dividendo il numero delle presenze per quello degli arrivi, cioè dei turisti, è di 3,1 giorni. Ma il turismo “c’è perché ci sono paesi e comunità- evidenzia Marco Bussone, presidente nazionale Uncem- e importante e in crescita” e, “a nostro giudizio, è sbagliato parlare di overtourism nella montagna. Possiamo piuttosto parlare di picchi in alcuni periodi dell’anno, di aumento di flussi in alcuni giorni e in poche aree. Ma non di overtourism”.
E quando si parla di montagna e turismo, continua, sarebbe bene capire “che nelle aree montane, più che nelle città e nelle coste, si va in sistemi complessi, ecologici e antropici. E che le comunità dei paesi, che non sono borghi turistici, sono fondamentali. Accolgono e sono decisivi per il turismo stesso. Evitarli, pensare non ci siano, è assurdo e inopportuno. Chi sale non porti tutto da casa. Compri in valle, faccia vivere quei negozi e quei bar. Non chiediamo assistenzialismo, ma buonsenso e incontro”.

I POSTI LETTO, LE PRESENZE, IL VALORE AGGIUNTO…

Il Rapporto Montagne Italia misura ad esempio la dotazione di posti letto negli esercizi alberghieri ed extralberghieri (escluse quindi le seconde abitazioni private in proprietà o in affitto) di ciascuna Comunità territoriale rapportandola alla consistenza della popolazione; nella classe dove la dotazione è maggiore si superano i 30 posti per 100 abitanti, in quella dove è minore c’è meno di un posto per abitante; la media è di 19,3 per 100 abitanti. Quanto alle presenze, con gli stessi criteri, nella classe dove sono più numerose si superano i 1.400 pernottamenti per 100 abitanti, in quella dove sono meno numerose, si contano 24 presenze per abitante; la media è di circa 1.200 presenze per 100 abitanti. Sui posti letto alberghieri ed extralberghieri, numeri altissimi a Soraga di Fassa, Trentino-Alto Adige, con 254, seguita dall’area Walser Monte Rosa in Val d’Aosta con 239. Poi l’Unione Montana del Baldo-Garda in Veneto (220), la Comunità Territoriale di Spormaggiore (nel Parco Adamello-Brenta, in Trentino-Alto Adige) con 197 posti letto ogni 100 abitanti, seguita dall’area Valdigne-Mont-Blanc in Valle d’Aosta con 170. Bene anche l’Alta Val Susa con 149 e nel Mezzogiorno la Comunità Montana Lambro Mingardo.
Le Dolomiti hanno la meglio sull’incidenza percentuale del valore aggiunto della filiera turistica. Podio a tre aree del Trentino, ovvero le Comunità Territoriali di Trento (72%), Soraga di Fassa (62%), Tires (59%). Buoni i numeri dell’area di Tenno (Trentino), della Elimo Ericini (Sicilia) e ancora in Trentino della Comunità Territoriale Villabassa Alta Pusteria. In 63 Comunità Territoriali montane descritte nel Rapporto, l’incidenza è sotto l’1%. ‘Più in basso’ troviamo le aree del Monte Mauro (Molise), Gerrei (Sardegna), Krimisa (Calabria), e della Bassa Valle del Tirso e Grighine (Sardegna).

Fonte Agenzia Dire

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