Tempi duri per i colombacci in Emilia-Romagna. Il Tar ha infatti respinto il ricorso dei cacciatori contro il piano di controllo voluto dalla Regione per difendere le coltivazioni. Il piano prevede che gli ausiliari possano, nel periodo della semina, sparare agli stormi di piccioni anche nel caso in cui tra di loro ci sia qualche colombaccio, una specie considerata protetta fino all’entrata in vigore del piano: prima invece era sufficiente anche la presenza di un unico colombaccio a tenere la sicura sui fucili. Il ricorso respinto dal Tar dell’Emilia-Romagna era stato presentato da alcune associazioni di cacciatori (Libera Caccia, Italcaccia, il Club veneto del Colombaccio e il Club italiano del Colombaccio), che avevano chiesto di sospendere il Piano regionale quinquennale di controllo entrato in vigore l’1 aprile, adducendo motivazioni legate al mantenimento della specie.
“Ci rallegriamo del risultato, l’ordinanza emessa va nella direzione auspicata che mira a proteggere il lavoro degli agricoltori e con esso i raccolti sempre più minacciati dalle diverse specie selvatiche”, è il commento a caldo del presidente di Confagricoltura Emilia-Romagna, Marcello Bonvicini. “Continueremo a difendere chi fa impresa, cercando di facilitare il lavoro di coloro che ogni giorno si impegnano a garantire alla collettività cibi sani e di qualità“. Confagricoltura, che ha sostenuto fin dall’inizio il piano regionale, si era costituita in giudizio durante l’udienza cautelare al Tar. Sul fronte politico si era mosso invece a favore dei cacciatori Fratelli d’Italia. Il consigliere regionale Priamo Bocchi aveva definito il piano un “grosso torto fatto ai cacciatori di colombacci della regione Emilia-Romagna, alla popolazione di colombacci italiana e soprattutto alla scienza”.
COSA PREVEDE IL PIANO APPROVATO DALLA REGIONE
Il piano consente l’abbattimento dei colombacci tra l’1 aprile ed il 15 settembre di ogni anno, ma per un totale massimo di 11.000 esemplari. Per Priamo Bocchi, primo firmatario della risoluzione, “autorizzare gli abbattimenti senza avere solidi dati scientifici sulla consistenza della popolazione locale e senza vagliare un possibile incremento del prelievo venatorio, è una scelta sbagliata da un punto di vista etico e della corretta gestione faunistica-ambientale”.
Stando alla delibera della Regione, infatti, i danni causati dal solo colombaccio all’agricoltura in tutto il territorio regionale ammonterebbero a 240.412 euro nel periodo 2016-2023 mentre quelli derivanti dal piccione (nello stesso periodo) a 1.065.742 euro. In sintesi per Bocchi il “provvedimento relativo al deliberato piano di controllo quinquennale del colombaccio rappresenta solo un grosso torto fatto ai cacciatori di colombacci della regione Emilia-Romagna, alla popolazione di colombacci italiana e soprattutto alla scienza”. In campo c’è anche la capogruppo Fdi Marta Evangelisti. “Il piano di controllo del colombaccio approvato dalla Giunta regionale è una misura sbagliata e pericolosa, sia sul piano ambientale che per il mondo venatorio”, afferma Evangelisti.
Secondo la capogruppo, infatti, “consentire gli abbattimenti in piena stagione riproduttiva, anche in aree urbanizzate, colpisce la popolazione stanziale e ignora la natura migratoria della specie. I dati sui danni agricoli non giustificano l’intervento: è il piccione a provocare i danni maggiori rispetto al colombaccio”.
Questo piano, sempre secondo Evangelisti, “è privo di fondamento scientifico, penalizza i cacciatori e rischia un impatto gravissimo sulla popolazione nazionale della specie. Serve una gestione faunistica seria, non misure emergenziali prive di logica”.
Fonte Agenzia Dire