Ti dico, a sentire i prezzi senza andarci, dici vado a mangiarmi una pizza e sto felice uguale. La realtà è che la villa è suggestiva: sembra di entrare nelle mille e una notte, mozza il fiato, il servizio è perfetto, discreto, non invadente, il personale ti accoglie, ti accompagna al tavolo, misurato tono di voce, sorrisi cordiali e sereni senza frenesia di un lavoro sfiancante come quello. Le sale, ognuna di un colore diverso: la gialla, la blu, la rossa, così le chiamano i camerieri, dapprima illuminate, a metà serata sono calate d’intensità per cambiare atmosfera; nonostante questo, i quattro tavoloni rotondi erano ben illuminati. La sala aveva questi tavoli rotondi ai quattro angoli, il giusto spazio per ogni cosa, esattamente come i posti a sedere, che erano messi su un unico lato del tavolo per dare intimità alla coppia, ma lasciando sufficiente spazio per non romperti i gomiti mentre tagli un pezzo di carne. I camerieri poi ci hanno dato i menù, infartino di primo acchito, tutti i piatti ci venivano spiegati, come anche il vino d’accompagnamento. Sempre attenti a riempire i bicchieri e ad essere presenti in sala, non erano invadenti e la cena si svolgeva in due persone e non in tre, per capirci. Panini piccoli di forme diverse, qualità diverse, al sesamo, alle olive etc appena sfornati, ci venivano serviti ogni due per tre, insieme ad un burrino delizioso a forma di ciuffetto. Un primo piatto di benvenuto da parte dello chef e poi tutte le altre portate. Le mie tagliatelle profumate al limone erano divine e giuro di aver odiato per un istante il mio compagno che voleva assaggiarle a tutti i costi. Mi sono vendicata finendo metà della sua suprema di piccione, mai avrei pensato potesse piacermi tanto. Mi è stato detto che nel mio piatto col petto d’anatra ci sarebbe stata della liquirizia, quei tre pallini di decorazione che mi sono trovata erano una salsa di liquirizia che mi ha fatto saltare di gioia per la cura e dedizione con cui sono stati pensati e realizzati tutti i piatti. Arte sicuramente. E io ci ho fatto la scarpetta in tutte le pucce. I dolci anche quelli erano “slurposissimi” meravigliosi da vedere, un po’ come Alice nel paese delle meraviglie, me ne sono nascosti due in borsetta per mamma. Sembrava di aver ricominciato la cena. Prima sono arrivati con quelli del percorso e poi quelli per salutare. Ed esattamente come per gli antipastini e per i formaggi (5 assaggi in base al gusto della persona, noi abbiamo preso quelli forti di capra, etc ) ci è stato suggerito in che ordine assaporarli: ad esempio nel piatto il formaggio era in senso orario, dal più delicato al più forte e così facendo si sono presi cura delle nostre papille gustative. Alzata per andare in bagno, un cameriere mi ha accompagnata fino alle scale, per non farmi girare a vuoto perdendomi nelle sale e rischiando di dare fastidio, ma in tutto questo non c’era disagio o forzatura, era naturale fosse così! Tornata al tavolo, il tovagliolo che avevo lasciato sulla sedia, me lo sono trovata sistemato e piegato e poi con l’arrivo dei dolci ce lo hanno cambiato. Cannavacciuolo accoglie i clienti o li saluta in divisa da chef. Si lascia fare le foto scherza e dà le pacche proprio come in TV. Ma non fa la star per i tavoli, se sei lì, devi avere la tua esperienza vicina al nirvana.
Linda Abbiati