Quando durano gli effetti di uno starnuto? O, per la precisione, quanto resistono nell’aria i batteri espulsi dal nostro organismo attraverso questa reazione naturale? Più di quanto si potrebbe pensare, come rivelano gli ultimi studi condotti da un team di scienziati australiani, che ha analizzato la longevità di questi agenti patogeni e in particolare di una sottospecie di Pseudomonas aeruginosa, un germe associato alle infezioni ospedaliere.
La longevità dei batteri
L’obiettivo della ricerca portata avanti dagli studiosi della Queensland University of Technology in Australia era cercare di capire se le gocce di muco che trasportano batteri espulse con gli starnuti o con la tosse fossero in grado di infettare le altre persone presenti nella stanza anche nelle fasi successive all’evento. Vale a dire, quanto resistono i batteri una volta espulsi dalle nostre vie aeree?
Agenti patogeni resistenti
La risposta è piuttosto sorprendente, perché rivela che questi batteri sono piuttosto longevi e resistenti: lo studio è stato effettuato su una sottospecie di Pseudomonas aeruginosa, un germe che molto spesso si associa anche alle infezioni ospedaliere, e ha consentito di scoprire che questi agenti patogeni possono trovarsi ancora sospesi nell’aria anche 45 minuti dopo lo starnuto. I dati più preoccupanti, però, sono altri due.
Dieci minuti e quattro metri
I batteri infatti possono avere una emivita di oltre 10 minuti e viaggiare fino a 4 metri di distanza, mettendo a rischio anche le persone che si trovano nello spazio circoscritto da questi due fattori. La scoperta è stata possibile grazie a un nuovo sistema di analisi, basato non sulla procedura bio-aerosol (detta anche delle goccioline sospese), generata in laboratorio, che però è differente per qualità e composizione dalle naturali emissioni respiratorie prodotte dall’uomo.
Un nuovo studio
Gli scienziati australiani hanno invece applicato una tecnica chiamata Tandem Aged Respiratory Droplet Investigation System (TARDIS), che ha permesso loro di isolare e studiare i germi emessi dalle vie respiratorie umane, senza contaminazioni dall’ambiente circostante, ricreando perciò le condizioni ideali per il loro studio. Per ottenere l’effetto desiderato, hanno chiesto a due persone affette da Pseudomonas aeruginosa di tossire (ovviamente è impossibile starnutire a comando) per verificare il comportamento dei batteri.
Un esperimento utile
Come si legge nello studio, i microrganismi negli aerosol tossiti (ovvero, liquidi nebulizzati in un mezzo gassoso) mostravano due tipi diversi di sopravvivenza: la parte più grande delle gocce di aerosol si è in realtà asciugata in breve tempo a contatto con l’ossigeno, e così i batteri si sono degradati (e quindi morti) in una decina di secondi. Le gocce più grandi, però, sono evaporate con meno facilità e hanno resistito a lungo, al punto che i batteri sono rimasti in vita e attivi per oltre dieci minuti, come detto.
Un batterio temibile
Questo significa che i microrganismi hanno a disposizione un ampio lasso di tempo di infettare altre persone, specialmente le più compromesse da un punto di vista clinico. Questa scoperta potrebbe essere utile per evitare il contagio con questi batteri, responsabili dell’insorgere di infezioni respiratorie (soprattutto in pazienti già affetti da altre malattie, come la fibrosi cistica) e per giunta resistente agli antibiotici.
Un caso drammatico
Per capire il livello di rischio di questi batteri citiamo un caso che ha fatto scalpore negli anni passati: come ricordato dai professionisti di persalute.com, che hanno seguito la causa di risarcimento, un pensionato abruzzese era stato sottoposto a un intervento di sostituzione valvolare aortica presso un ospedale pubblico locale, ma a causa di una grave carenza nelle procedure di asepsi nella sala operatoria e nella struttura ha contratto una infezione da pseudomonas, che ha reso necessari altri interventi chirurgici e, alla fine, ha provocato il decesso della persona stessa.
Anna Capuano