Ci sono guerre, epidemie, carestie, situazioni emergenziali, in praticamente ogni parte del mondo, delle quali però spesso si parla troppo poco o lo si fa solo in certi momenti, come se tornassero ciclicamente e tristemente di moda, spenti i riflettori però le emergenze non svaniscono, le cose sono molto più complesse di così.
Ci sono tanti fattori da considerare, spesso ci si concentra sui protagonisti, ad esempio in un conflitto in atto, ma ci si scorda di chi, per così dire, fa da sfondo, magari per vicinanza geografica e si trova ad affrontare nuove criticità, accanto ad altre, preesistenti e mai risolte.
La complessa situazione che vede contrapposti Israele e Palestina preoccupa, ma non sempre si ha una visione completa di cosa accade in quei territori e anche nelle zone circostanti. Un abitante su due a Gaza sta affrontando in questo momento una situazione alimentare definibile senza mezzi termini come catastrofica, questo soprattutto nella parte nord della Striscia.
La guerra a Gaza solleva poi non poche preoccupazioni di una ricaduta (per così dire) regionale che potrebbe andare a complicare ulteriormente una situazione già molto seria, per non dire disastrosa in Siria.
L’intensificarsi degli scontri al confine tra Libano e Israele ha già causato lo sfollamento di oltre 91.288 persone dal Libano meridionale, tra queste ci sono circa 7.300 rifugiati siriani. L’UNHCR (Agenzia ONU per i Rifugiati), assieme ai suoi partner, stanno cercando di trovare concrete soluzioni o quantomeno efficaci e rapide risposte all’emergenza sfollati che il governo libanese fatica a gestire. L’escalation di episodi definiti come incidenti di sicurezza, che sono stati innescati dalla guerra, ha reso più complesso il panorama politico e come ovvio in generale la sicurezza in Siria. L’ONU deve affrontare queste sfide e cercare di raggiungere le persone che si trovano in un particolare stato di bisogno, così da garantire loro quantomeno accesso a servizi essenziali.
Cosa possiamo fare noi?
Sul sito di UNHCR è possibile scoprire tutti i modi per sostenere un’apposita campagna di raccolta fondi che cerca proprio di rispondere ai bisogni dei più vulnerabili, in Siria, ma anche nei paesi confinanti.
Dopo la crisi che si è abbattuta sulla Siria il 15 marzo del 2011, oggi, dopo ben 13 anni, la sofferenza di quel martoriato popolo non accenna a diminuire, sia all’interno che fuori dal Paese. In Siria la situazione economica è a dir poco disastrosa, si stima che circa il 90% della popolazione viva al di sotto della soglia di povertà.
Negli ultimi 13 anni 12 milioni di siriani hanno lasciato le loro case per cercare di trovare una situazione con maggiore sicurezza, dentro e fuori i loro confini nazionali. Nel Paese 16,7 milioni di persone necessitano ad oggi di aiuti umanitari urgenti, non erano mai state così tante dall’inizio della crisi. Al contempo però stanno diminuendo i finanziamenti internazionali per gli aiuti. L’UNHCR, in quanto Agenzia ONU per i Rifugiati, ha lanciato la campagna #Siria13anni proprio per cercare di raccogliere (dal basso) fondi che possano in parte andare a sostenere gli enormi bisogni umanitari di quella popolazione. Chiunque lo desideri può contribuire con una donazione, collegandosi al sito unhcr.it.
Dove la politica internazionale e la diplomazia faticano a trovare soluzioni, alcune emergenze possono essere gestite e alcune situazioni, quantomeno leggermente alleviate, dalla partecipazione popolare. Siamo sempre più informati e interconnessi, ma spesso anche sempre più distratti e in alcuni casi disinformati se non addirittura manipolati da media e governi, dovremmo pensare sempre con la nostra testa, vedere con i nostri occhi e agire in base alla nostra coscienza, anche dando un piccolo contributo si possono fare grandi cose.










