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GIU’ LE MANI DAL DIRITTO ALLO SCIOPERO

LA CLASSE LAVORATRICE ITALIANA ABBANDONI I SINDACATI PADRONALI ED IMBOCCHI LA STRADA VINCENTE DELLA LOTTA DI CLASSE

Redazione Tgyou24.it Da Redazione Tgyou24.it
16 Novembre 2023
In Attualità
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GIU’ LE MANI DAL DIRITTO ALLO SCIOPERO
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Povera Italia, povero popolo italiano e, soprattutto, povera classe lavoratrice del nostro Paese attanagliata, nell’attuale disgraziato periodo storico, da un lato da un governo di destra e reazionario guidato da Giorgia Meloni e formato, come quella di tutti gli altri partiti di maggioranza e minoranza, dalla classe politica più mediocre che abbiamo mai avuto dal dopoguerra ad oggi e, dall’altro lato, da un sindacato borghese e padronale che già da decenni ha smarrito qualsiasi elemento di classe e rivoluzionario, presupposti che dovrebbero rappresentare la naturale e logica base di ogni organizzazione dedita alla difesa degli interessi del mondo del lavoro.

A partire proprio dalla CGIL, in origine gloriosa confederazione sindacale fondata da Giuseppe Di Vittorio, che dopo un lungo percorso di vergognoso revisionismo storico da parte della sua classe dirigente, già dall’inizio degli anni ’70, alla lotta di classe ha preferito praticare la politica della concertazione con i padroni di Confindustria e con la democrazia cristiana e successivamente con i partiti che formavano il pentapartito di democristiana, socialista e liberale memoria. Una politica sciagurata di compromessi fatti sempre più al ribasso e che, soprattutto negli ultimi anni, hanno privato la classe lavoratrice italiana della stragrande maggioranza dei diritti che dal dopoguerra in avanti erano stati conquistati con la lotta di piazza. Con le lotte degli operai delle fabbriche e della classe lavoratrice in generale promosse dalla CGIL e dall’ex Partito Comunista Italiano quando, all’epoca, e non a caso, nei loro statuti erano ancora presenti degli elementi di classe Marxisti-Leninisti.

Diritti del mondo del lavoro definitivamente stralciati negli anni scorsi grazie alla complicità dei sindacati di regime, dal governo di “centrosinistra” del berlusconiano Matteo Renzi, allora Segretario nazionale del Partito Democratico, attraverso l’approvazione del Job Act, la vergognosa controriforma con cui, tra l’altro, è stato stravolto l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori riguardante la norma sui licenziamenti. Ma il dannato e guerrafondaio sistema economico e sociale capitalistico del disumano sfruttamento dell’uomo sull’uomo e delle disuguaglianze economiche e sociali, non contento dell’attuale stato di schiavitù a cui ha relegato la classe lavoratrice italiana soprattutto nelle aziende private, approfittando della debolezza e della inconsistenza politica dei sindacati borghesi, ha deciso di mettere in discussione persino il diritto allo sciopero.

E lo sta facendo con una tale arroganza, da dare l’impressione di volere riportare le lancette della storia agli inizi del ‘900, quando in vari paesi europei si istauravano le dittature fasciste. Infatti in occasione dello sciopero generale indetto da CGIL e UIL per venerdì prossimo 17 novembre 2023, c’è stata una vera e propria levata di scudi da parte degli esponenti del governo Meloni a partire dal ministro leghista alle infrastrutture Matteo Salvini che minaccia la precettazione dei lavoratori che dovessero aderirvi. Dinanzi a questo clima politico a dir poco “rovente” di continui assalti ai diritti del mondo del lavoro, il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, fondato dal compianto Segretario generale Domenico Savio, invita le lavoratrici ed i lavoratori italiani ad un’attenta analisi storica e sociale affinché si rifletta sul fatto che, e non a caso, la classe lavoratrice italiana è sempre più in balia dell’arroganza padronale da quando in Italia non c’è più un sindacato di classe e rivoluzionario qual è stato la CGIL agli inizi della sua fondazione e, soprattutto, da quando in parlamento non è più presente una forza politica coerentemente comunista.

Basta riflettere su questo per dedurne che la classe lavoratrice italiana per migliorare sin da subito le proprie condizioni di vita e sperare in prospettiva nella costruzione di una società alternativa e umana che noi comunisti identifichiamo in quella socialista, abbandoni i sindacati padronali ed imbocchi la strada vincente della lotta di classe con la costituzione di un sindacato di classe e di un partito coerentemente e autenticamente comunista che possa rappresentare, senza se e senza ma e senza compromessi al ribasso, le aspettative di un popolo sempre più tartassato, impoverito ed umiliato e a cui si stanno limitando sempre di più i diritti fondamentali garantiti dalla nostra Carta costituzionale quali il diritto al lavoro, alla saluto, alla casa e a poter vivere un’esistenza quantomeno dignitosa. Intanto il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista esprime piena solidarietà a tutte le lavoratrici ed i lavoratori italiani che venerdì prossimo 17 novembre 2023 aderiranno allo sciopero generale. Giù le mani dal diritto allo sciopero!

Di Gennaro Savio

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