Ricordi di una vita vissuta, vicende del suo tempo Nazionali Provinciali e Paesane. Francesco Calò patriota, uno spirito in continuo conflitto con se stesso, diviso tra i doveri verso la patria e le cure della famiglia, Francesco Calò, patriota e militare è un maggiore garibaldino biscegliese, scrive nelle pagine del proprio diario, sentimenti riflessioni, sentimenti i più intimi e i più delicati moti del suo cuore.
La vita romanzesca e avventurosa di Francesco Calò sembra essere estrapolata da un testo di storia del Risorgimento.
Nato da una famiglia agiata, proprietari terrieri, nel lontano 1827, studia a Napoli dove assorbe idee liberali. S’iscrive al circolo segreto della carboneria, poi col grado di tenente, si arruola nell’esercito napoletano, lo mandano a combattere a Treviso e Venezia durante la prima guerra d’Indipendenza.
Esiliato dai Borboni, gira errando per quasi tutta l’Europa, Svizzera, Inghilterra, Francia Spagna e Portogallo, dedicandosi all’insegnamento e alla diffusione, del credo liberale.
Parte per Cuba, con gli insorti spagnoli, da dove si salva a stento, dopo il fallimento del moto.
Rientrato in Italia, segue Garibaldi e a capo di una Brigata, reprime in Puglia e Lucania i moti rivoluzionari e il brigantaggio, continua a seguire Garibaldi nel Tirolo, nella terza guerra d’Indipendenza.
Alla milizia, alterna l’interesse politico, ha modo di conoscere Carlo Alberto Mazzini, Garibaldi, Pepe e tanti altri personaggi, ma vive anche la vita angustia del paese, fatta di chiacchiere da caffè e di invidie.
Tra un viaggio e l’altro fuori Bisceglie, ha il tempo di tessere la trama di un delicato e struggente amore per una nipote, che alla fine sposerà e la cui morte prematura, lo getterà in un indicibile sconforto, scaverà un vuoto incolmabile nella sua vita già piena di beghe e astii personali, sospetti e pettegolezzi paesani non gli danno pace, tanto che gli rendono intollerabile la permanenza a Bisceglie.
Tutti i suoi ricordi, raggruppati in un diario creano un prodotto culturale di quel tempo, ma anche una vivace testimonianza storica del nostro Risorgimento, una finestra aperta sulla vita dell’Ottocento, vissuta dal protagonista nella sua contraddittoria e continua incertezza, della banale quotidianità di un paese.
Anna Sciacovelli