Una passeggiata mattutina, mi porta in una località non molto distante da Bari, tra Ceglie del Campo e Valenzano, tra le tante storie e nebulose notizie, che si raccontano, affiora il ricordo di un primo vescovo Mauro, morto verso la fine del primo secolo.
Sono da ricordare anche il nome di Geronzio del IV secolo e di Concordo, che sarebbe vissuto intorno al 465. Sono storie molto lacunose, a noi pervenute, che si suppongono, privi di notizie certe e non per puro caso, dove l’indicazione, le denominazioni e il culto delle deità pagane, trova spazio e anche conferma, dalla constatazione delle aree, dei luoghi e templi dedicati a Dei pagani.
Di quest’argomento c’è offerta un’analisi attraverso lo studio delle antiche monete baresi in bronzo, coniate verso il III secolo a.C.: su una facciata della moneta reca l’effige di un genio ritto sulla prora di una nave, nell’atto di scoccare una freccia e dall’altra facciata è inciso il profilo di un nume dalla barba fluente.
Ascoltando il parere degli esperti – rispettivamente al culto di Venere e di Giove: anzi stando al parere di Giulio Petroni, il padre degli Dei, avrebbe avuto un tempio, dove ora sorge, la basilica di San Nicola da Mira.
L’epitaffio, scritto su di una lapide sepolcrale, scoperta a Bari, parla di sacerdoti addetti al tempio di Apollo e di Augusto, mentre, secondo l’erudito Giacinto Gimma, solenni festeggiamenti si celebravano all’inizio di maggio, in onore di Cerere e Bacco, secondo Michele Garruba, fu diffusa anche in onore di Giunone e Minerva e Vertumno.
L’Olimpo barese, era peraltro tanto ricco, che a breve distanza dall’abitato, sorgeva addirittura un Panteon, eretto, non si sa quando, in omaggio a tutti gli Dei: lo stesso luogo è segnato in un atlante seicentesco di Giovanni Antonio Magini e corrisponde all’odierna abbazia di Ognissanti, ancora in piedi fra Ceglie del Campo e Valenzano.
Nulla purtroppo è rimasto, tranne le vecchie monete, gli scarsi frammenti di pietra e le memorie a documentare queste storie così affascinanti, tutto è basato su tracce così labili, che non sarebbe errato pensare, che le vestigia dei templi pagani scomparsi, possano celarsi in altri luoghi, oppure vogliamo sognare ad occhi aperti e immaginare, che quelle colonne interrate nell’aiuola del lungomare Imperatore Augusto possano far parte del Panteon? Anche a conti fatti la città di Bari, duemila anni fa, non possedeva palazzi talmente belli da pensare, che quelle le colonne facessero parte di alcuni edifici pubblici e sinceramente io penso, che solo ai templi potessero appartenere quelle colonne.
Anna Sciacovelli