Il Preside della scuola Media, il prof. Capasso, aveva deciso di disputare una partita di pallacanestro, contro un’altra squadra, di una scuola, della nostra stessa città, non potevamo giocare fuori all’aperto, perché il tempo incerto, non prometteva nulla di buono.
Frequentavo la terza media, in quella scuola, dove mi recavo, mi dava una carica in più, mi sentivo a mio agio, con i compagni di classe avevamo formato quasi un clan, le nostre idee combaciavano, i nostri professori, erano diventati nel tempo, quasi i nostri genitori s’interessavano a noi, alle nostre famiglie senza pressarci troppo.
Dovevamo disputare la fine di un campionato, con la squadra avversaria, il gruppo dei ragazzi con aria di superiorità ci guardò appena, senza nemmeno salutarci, questo loro modo di fare arrivò all’apice quando, un ragazzo della squadra avversaria spinse il più piccolo della nostra squadra facendolo cadere. Felice, non reagì a quella spintonata ma aspettava l’avversario con grinta.
Il preside ospitante prese la parola per difendere il nostro compagno richiamando all’ordine tutti i giocatori della squadra avversa, che avevano la testa rasata come i carcerati.
I ragazzi ripresi, accolsero con freddezza le parole del Preside, anzi si misero a ridere e non ottemperano alla parola e al suo ordine perentorio.
Tutto questo, scatenò l’ira del preside, che decise di dare inizio alla partita, tra i presenti nessuno si accorse com’era entrato un’intruso.
Un cane completamente bianco, non siamo mai riusciti a sapere com’era entrato, quel cane, il quale ogni qualvolta la palla entrava nel canestro, abbaiava a più non posso, facendo adirare i ragazzi della squadra avversaria, che sbraitavano a più non posso.
Inizialmente, la nostra squadra, era in perdita di ben quindici punti, recuperarli non era impresa facile, dovevamo lottare di più e fare più canestri, prima per andare alla pari e poi superarli di almeno due punti, cosa molto improbabile. Uno sgambetto tra le due squadre, fece cadere alcuni giocatori avversari, che si ritirarono in panchina perdendo sangue, con grande gioia del nostro allenatore, in quel frangente la nostra squadra approfittò del parapiglia per segnare tre punti pieni.
L’ira degli avversari si scatenò, la mancanza dei ragazzi più alti nel loro gruppo, tarpando loro le ali, questo ci aiutò nel mettere a segno circa dieci punti, in meno di cinque minuti.
Anche il cane Palestra, un nome inventato in quel momento, perché non sapevamo come chiamarlo, quell’ospite inaspettato, il cane prese parte alla disputa abbaiando a più non posso e cercando di frenare gli avversari con i suoi latrati.
Palestra, seguiva interessato tutti i movimenti della nostra squadra avevamo recuperato punti e la partita si avviava alla conclusione quando improvvisamente sentimmo guaire Palestra.
Si era accucciato quasi sotto il canestro, gli occhi chiusi forse per la sofferenza, semisdraiato pareva non dare più segni di vita, la partita venne sospesa con grande rammarico da parte nostra, che avevamo recuperato e superato di due punti gli avversari. Il Preside decise di dare a noi il gagliardetto della vittoria, al momento della premiazione il più piccolo della squadra prese in braccio il cane e disse: “Signor Preside il gagliardetto lo merita Palestra, che con il suo abbaiare ha incitato tutta la squadra a vincere.”
Felice, il più piccolo della squadra lo appese al collo del cane abbracciandolo e baciandolo con affetto.
Anna Sciacovelli