Antonietta Raphaèl, nasce in Kaunas a kovno in un piccolo villaggio nei pressi di Wilnus nel 1895, l’artista caratterizzata dalla convinzione vigorosamente anti accademica, che si evince anche nella sua attività di artista nel campo della scultura, arte che, specie nel secondo dopoguerra, ha costituito l’oggetto del suo impegno maggiore, con il quale in particolare ha rilevato la tenera e vibrante carnalità presente nella pietra, come nelle opere quali Miriam dormiente e Nemesi.
Figlia di un rabbino, ebrea per nascita, si trasferisce con la madre a Londra, dopo la morte del padre. Frequenta il British Museum, sembra conosca Jacob Epstein e Ossip Zadkine, grande scultore francese di origine russa, di tendenza espressionista, Antonietta in quel periodo si occupa dello studio della musica, infatti, si diploma in pianoforte, alla Royal Accademy e tiene corsi di solfeggio nell’Est End.
Nel 1925, Antonietta arriva a Roma con la madre, la giovane pittrice lituana, incontra il maestro Mario Mafai, uno dei tanti fondatori della scuola romana. Gli rimprovera di dipingere atmosfere molto cupe, e lui le chiede di disegnare un bouquet di fiori, per mostrargli come portare il sole sulla tela.
Così, da un quadro nato per scommessa, sboccia sia l’amore, sia una pittura più visionaria e leggera.
Alla morte della madre nel 1919, si trasferisce a Parigi nel 1924 a Roma. Nel 1925 frequenta l’Accademia di Belle Arti, conosce a fondo Mafai e a lui si lega, in un lungo sodalizio, dalla loro unione nascono tre figlie, vivendo una vita parallela con il proprio uomo. Nasce Miriam, nel 1926, che diventa scrittrice e giornalista, inoltre compagna sino alla morte di Giancarlo Pajetta, Simona nel 1928, scrittrice giornalista. Nel 1930, nasce Giulia, la madre Antonia parte per Parigi col marito, dove inizia una lunga ricerca artistica, nella scultura. Nell’anno 1932, incontra Jacob Estephen e si stabilisce stabilmente a Roma dove, inizia un lavoro “La fuga da Sodoma”, è ospite per circa un anno per il suo lavoro, presso lo scultore Ettore Colle, dal 1936 al 1938, nello stesso tempo è presente alle riunioni sindacali del Lazio, lavorando in solitudine la plastica fa notare la mancanza di cultura, influssi italiani nel periodo in questa fase ci sono netti riferimenti ad Emile Anton Bourdelle.
A causa delle leggi razziali fasciste relative a diverse conseguenze si rifugia a Genova col marito e le figlie; si rassicura, che almeno il nucleo familiare è protetto e aiutato da Emilio Jesi e da Alberto della Ragione, negli anni della seconda guerra mondiale 43-45, la Mafai soggiorna a Roma con la figlia Giulia, per tornare ad operare a Genova con il gruppo di scultori della vecchia generazione.
Nel 1948 partecipa alla biennale di Venezia e finalmente dopo il periodo amaro delle ristrettezze economiche da 1952, la critica inizia ad apprezzare le sue opere, espone allo Zodiaco di Roma, nel 1956 vince un premio acquisto, poi nello stesso anno, espone a Spoleto, poi compie un viaggio in Cina dove, con Aligi Sassu, Giulio Turcato, Agnore Fabbri, Tettamanti e Lancarano, espone a Pechino e in varie collettive in seguito in Europa, in Asia e America.
Nel 1960, dedicata alla scuola Romana sono presentati al grande pubblico molti suoi lavori, ponendola fra i maggiori esponenti della scuola romana, tutti nell’arte della scultura la considerano,“Madre” dei movimenti artistici più recenti.
Anna Sciacovelli