Angelica Balabanoff, nata nel mese di maggio del 1869 a Kiev da una famiglia di grandi proprietari terrieri, da ambo le parti e solidamente agiata, frequentò le scuole primarie e secondarie presso Kiev e solo verso i diciannove anni, per volere della madre, andò a Bruxelles a frequentare l’Università dove incontrò e iniziò da subito a frequentare, grandi personaggi rivoluzionari dell’epoca.
Primo tra tutti il professor Elisès Reclus, un esule anarchico parigino, dell’Univesità di Nouvelle, uno dei primi, che aveva partecipato alla Comune di Parigi.
Nel tempo, conobbe e instaurò legami politici, intellettuali, di collaborazione e di lotta con Bebel Augusto, Rosa Luxemburg, Jean Jaures, e con il Professore italiano Antonio Labriola.
Un gruppo di ribelli marcatamente segnati e rivoluzionari, non poteva non portare la giovane ed entusiasta Balabanoff, alla ferma decisione, di rompere con il proprio ambiente e con la sua stessa famiglia.
Decise di parlare alla madre del proprio desiderio, staccarsi definitivamente dalla famiglia, nel frattempo di non pretendere dalla stessa, alcun aiuto economico, della propria rinuncia a ogni diritto di figlia, compreso quello del rifiuto a ogni privilegio, di cui aveva goduto sino a quel momento.
La ragazza a Mosca era già conosciuta e dopo una breve permanenza, in quella città, conobbe Elena Fosac, Anna Kuliscioff e tante altre giovani donne intellettuali, distinguendosi nel gruppo, dei cosiddetti “rivoltosi del Sud”che guidato dal socialista e teorico marxista russo, Giorgio Valentino Plekanov, avevano gettato le basi, del socialismo democratico russo.
Angelica Balanoff a causa della sua attività, fu esiliata prima in Lipsia poi a Berlino e poco dopo a Roma, dove seguì i corsi universitari di filosofia di Antonio Labriola, i quali la convinsero agli inizi del 1900, a iscriversi al Partito Socialista Italiano. Il primo incarico, che il partito conferì alla Balabanoff, che conosceva e parlava molte lingue, fu quello di recarsi in Svizzera per assistere gli emigrati proletari Italiani.
Conobbe e frequentò Nikolaj Lenin, che a quei tempi era ancora uno sconosciuto profugo russo e Benito Mussolini, che era arrivato da poco in Svizzera e che per vivere, faceva il manovale.
L’incontro con Mussolini fu di certo memorabile, poiché insolito e singolare, ma quasi drammatico.
L’incontro avvenne di sera, dopo una lezione di lingua francese agli emigrati Italiani, che la Balabanoff teneva, seralmente, nella sala del circolo per gli “emigrati italiani” e nel momento in cui, terminata la lezione, lei osava intrattenersi con i suoi allievi compagni.
Che cosa spinse la Balabanoff Angelica, quella sera, ad avvicinarsi al giovane Benito Mussolini?
Mentre teneva la sua lezione di francese, si accorse, che nell’ultima fila, c’era uno strano individuo, che non stava fermo un momento, a suo parere un tipo stravagante, un essere strano con occhi scuri e sfuggenti.
Con la barba lunga e incolta, con una sciarpa sporca e logora, consumata anche dal costante uso, con un cappello, che gli copriva quasi tutto il volto, forse per nascondere il suo stanco viso.
L’insegnante di Francese, Angelica Balabanoff quella sera al termine della lezione rimase colpita da quell’uomo , a suo giudizio, uno strano individuo, si avvicinò al banco, ma lui rimase seduto, ancora al banco dell’ultima fila. Ponendogli una mano sulla spalla lo interpellò chiedendogli : ”Compagno, che avete? Mi sembrate angosciato da qualcosa, posso fare nulla, per aiutarvi? L’uomo rispose: ” Lasciatemi stare. Non posso aver bisogno di nulla, perché sono un uomo finito.” Poi continuò dicendo: “Credo di aver contratto qualche malattia contagiosa!”, ma la Balabanoff, lo incoraggiò invitandolo a cambiare vita, a frequentare più gente, infine a iscriversi al Partito Socialista Italiano. Benito Mussolini, era un uomo perso, ridotto alla deriva, una persona, che non dava più valore alla propria vita, senza amici, isolato da tutto e da tutti, non riusciva più dare nessun valore né a se stesso e nemmeno alla sua vita.
Anna Sciacovelli