«Sarete sempre nei nostri ricordi». Sopravvissuti, testimoni e studiosi insieme per commemorare il genocidio dei Tutsi del Ruanda di 24 anni fa, una delle più sanguinose pagine della storia recente: centinaia di migliaia di persone, fra cui donne e bambini, assassinate a colpi di machete, bastoni chiodati e armi da fuoco. In tre mesi di massacri sistematici, le vittime furono circa un milione.
La giornata di riflessione si terrà alla John Cabot University (JCU) di Roma – fra i maggiori atenei Usa in Europa, con sede a Trastevere – ed è organizzata da “Ibuka – Memoria e Giustizia”, un’associazione composta da italiani e ruandesi residenti in Italia, che ha il compito di tenere viva la memoria del genocidio dei Tutsi e di aiutare i sopravvissuti. Ibuka in ruandese significa “ricorda”.
Il 7 aprile 1994, esattamente 24 anni fa, iniziarono nel Paese africano i massacri preordinati, che in tre mesi causarono circa un milione di morti, in massima parte Tutsi, ma anche Hutu che avevano rifiutato di unirsi agli assassini o cercato di aiutare e proteggere le vittime designate. Da allora quella data è stata scelta per commemorare gli innocenti caduti sotto i colpi degli aguzzini. Anche le Nazioni Unite hanno proclamato il 7 aprile “Giornata internazionale di Riflessione sul Genocidio in Ruanda”.
Per i ruandesi in particolare, e in special modo per i sopravvissuti, il 7 aprile è un giorno di lutto. Come dichiara Jean-Pierre Kagabo, presidente di Ibuka Italia, «non scomparirete finché saremo in vita, sarete sempre nei nostri ricordi».
Alla Commemorazione sarà presente il professor Federigo Argentieri, direttore dell’Istituto Guarini per gli Affari pubblici della JCU.
Appuntamento sabato 7 aprile, alle ore 15.30, presso l’aula magna Regina della John Cabot University, via della Lungara 233, Roma.