Il Santo Natale, del 25 dicembre 1963, in casa di Titina de Filippo, non si festeggia. La diva non c’è più. Titina. Figlia illegittima, come i fratelli Edoardo e Peppino, di Edoardo Scarpetta, attore e famoso drammaturgo napoletano.
Titina attrice di grande talento, autrice di molte poesie e di lavori teatrali apprezzabili tra i quali: “Mariantonia e l’Educazione”, “Era Lei sì, sì” nel 1929, ultimo lavoro “Virata di Bordo” nel 1960.
Più che lo status di figlia d’arte, a formare la sua forte personalità è quello di essere una figlia “Bastarda”, un enorme peso, per una bambina spigliata, come Titina.
E’ sorprendente, come Titina, riesce a costruire la propria autostima di donna.
La famiglia De Filippo è improntata sul patriarcato più ferreo, l’unico riferimento femminile Luisa De Filippo, la madre e nipote del padre, una donna mite, che accetta le brevi visite di Scarpetta, che pretende dai figli la massima devozione nei suoi riguardi. Per dare un avvenire certo alla piccola Titina, si propone l’insegnamento del pianoforte, quello musicale sembra il più efficace.
Titina, si ribella e chiede il diritto di scegliere la propria vita, già in giovanissima età acquisisce il diritto, di accompagnare la madre a teatro, un chiaro segno, seguire le orme della madre.
Tutto questo, la porta a esibirsi ancora piccola, nel ruolo maschile di ”Pippiniello” nella commedia “Miseria e Nobiltà” di Scarpetta, personaggio che per lei come per altri, costituisce il banco di prova, per tutti i figli d’arte.
Da quel momento in poi, Titina, non ha più lasciato il palcoscenico, dotata di una voce aperta e chiara spiccatamente teatrale, quando si unisce ai due fratelli, raggiunge le più alte vette della recitazione e del successo.
Il vero debutto della compagnia dei tre fratelli avviene a Napoli il 25 dicembre 1931 con “Natale in Casa Cupiello”al Teatro Kursal.
Molte vicissitudini travagliano e vivono i tre fratelli, in special modo in tempo di guerra, con il rischio dei bombardamenti e poi per il coprifuoco.
Nel periodo di guerra i tre fratelli si dichiarano apertamente antifascisti e rischiano di essere deportatati al Nord, si salvano grazie all’amico Totò, loro compagno di gavetta.
Nel 1938 Titina decide di lasciare la compagnia, si ritroveranno in Teatro dopo diversi anni di separazione, con “Filomena Marturano” scritta dal fratello Edoardo con un grande successo.
Nel 1953, dopo l’inaugurazione del Teatro San Ferdinando, Titina inizia ad accusare i sintomi di una grave malattia cardiaca. Si rifugia nella creatività di collages, molto belli e apprezzati da tutto l’ambiente artistico.
Anna Sciacovelli