Disegnato da un radiogramma del 1950.
Nel novecento, la maternità si configura come un territorio sottratto alle donne e sul quale gli uomini hanno rivendicato ogni sorta di diritto.
Nel nostro mondo contemporaneo, sulla maternità si sono combattuti lotte ed efferati scontri per disegnare confini tra ruoli e generi sociali.
La poetessa e scrittrice americana Adrienner Rich, nel suo libro “Nato di donna”, ci illumina con la sua riflessione: ” Tutta la vita umana sul nostro pianeta, nasce da donna.
L’unica esperienza unificatrice, incontrovertibile, condivisa da tutti uomini e donne sono il periodo di mesi trascorso nel grembo di una donna”.
Ecco spiegato il rincorrere nei sogni, nei miti, e nelle leggende, l’immagine della madre come creatura potente, di un archetipo femminile dotato di poteri divini e sovrumani nel nostro mondo contemporaneo è globalizzato, avviene un nuovo cambiamento, al “desiderio di un figlio ”la madre surrogata” l’utero diventa incubatrice meccanica”.
La donna è usata, lei senza patos e attese emozionali, è pronta a realizzare il progetto di vita degli altri.
Nella mia opera, il neonato nel grembo materno è posto pronto per uscire alla vita, ed ecco una domanda che mi sorge spontanea” sarà la Mater della forza creatrice ad accoglierlo tra le sue amorose braccia o la donna trasformata in “Utero in affitto”, che corona il delirio di ogni potenza della nostra società opulenta?
Anna Sciacovelli