Mantova nel 1707, saluta l’ultimo duca Ferdinando Carlo di Conzaga Neves, schiacciato tra i grandi di Francia e dell’impero; con lui si dissolvono, quattro secoli ininterrotti di indipendenza cittadina e di potenza mondiale di una famiglia tra le più illustri della Storia. Quei Secoli, spirano ancora con orgoglio dal terrigno Castello di San Giorgio, eretto da Bartolino da Novara nel 1390, difesa insuperata della città; nessuna fantasia di poeta potrà suggerirgli come in quelle antiche, massicce mura e arcigne torri, divenute carcere dei martiri, l’Orsini, il Frattini, Tito Speri, oltre la ferrata e rozza di una finestra, fiorisca il miracolo Mantegnesco della Sala degli Sposi.
La “Camera picta”, monumento altissimo del ‘400 italiano, cardine dei canoni culturali dell’Umanesimo, un vero sacrario della pittura di tutti i tempi. Una leggenda dice che Mantova è figlia di Manto, regina di magia
La via forse più evocativa per arrivare a Mantova è la via dei Mulini, tracciato da Pitentino nel 1190, che all’epoca macinò buon grano mantovano, avviato poi sulle strade del mondo, oggi solo polvere grazie alle bombe della guerra e mai più ripristinato.
Dalla dorata nebbia mattutina, che piano si dissolve, la città appare come per magia, affiorano cupole, torri guglie, altane, nella completa fusione di storia e arte, un tessuto di umana bellezza, semplice e fasto, si amalgamano, nella grandezza e nella follia, miracolo dell’ Italia delle Signorie, dai mille aspetti sconosciuti.
Piazza Sordello, cuore e sintesi storica della città, che abbraccia il Turista con una prestigiosa cortina muraria, che cela e rivela nel contempo l’episodio urbanistico, il più denso e più ricco complesso edilizio, dove si ricordano i nomi dei migliori edificatori, una summa di nomi ai vertici dell’Umanesimo. Nella Reggia, si può senza sosta, passare dalle mille sale, ai giardini pensili, tra scaloni e gabinetti d’Isabella e il suo paradiso, alle gallerie anticipatrici di Versailles, teatri appartamenti dei nani guardando le meraviglie, che sono ancora conservate.
Dal volto di San Pietro, antica porta, poi Arco di Trionfo, si scende il porticato con le botteghe affrescate dai grandi maestri, troviamo la fantasiosa torre dell’orologio, di Fancetti, poi l’archivio di Stato, forse il più ricco d’Italia, dopo il Vaticano, proseguendo troviamo il ghetto ormai quasi del tutto demolito, Palazzo Sordi, Palazzo Canossa, Palazzo Valenti Gonzaga.
A suggello dei magnifici Gonzaga e della loro insaziabile fame di vita e di piacere, delle forme più alte del gusto dell’arte, ci resta il perfetto Palazzo del Tè, superstite delle molte ville sparse per il ducato, per gli ozi e felice megalomalia dei Gonzaga.
Da non dimenticare tanti edificatori e artisti: Bartolino, Pisanello,Mantegna, Laurana Fancella, Giulio Romano, Bertani, Palazzo, Ducaledi, Porticari, si resta sbalorditi, per i tanti tesori perduti , angosciati, per gli smisurati tesori trafugati nel mondo.
Anna Sciacovelli