Carine, allegre, disinvolte: portano con orgoglio la mimetica, con gesti rituali imbracciano il fucile mentre scherzano con i colleghi, proprio come frequentavano a scuola.”La caserma la loro casa, ma sono abituate a dormire nel sacco a pelo: una buca come materasso e le stelle come una coperta, ricamata dalle mani della mia mamma”, aggiunge Kathrin.
Il fucile in spalla. Il visore a infrarossi, al collo nascosta bene, porta un crocefisso, le nostre cinque alpine vanno a caccia di terroristi. Lassù sulle montagne dell’Afghanistan. Paura? Non si direbbe, ne hanno di più i loro fidanzati.
Sono quattro caporali e un caporalmaggiore. Ragazze con l’elmetto e la penna nera. Cinque penne nere speciali, che incontreranno coetanee in Burqa che non potranno nemmeno guardarle negli occhi. E’ vietato. Tutte hanno una speranza, “Liberarle” Paola, Daniela, Elisabetta, Kathrin e Rosalda, sono le prime soldate volontarie che, insieme a altri trentacinque militari (ma l’obiettivo è di arrivare entro breve tempo a mille presenze), devono affrontare le insidie della guerra, snidare i covi dei terroristi di Al Quaeda, schivare le mine e gli eventuali attacchi con armi chimiche. Diciotto mesi fa, hanno lasciato la vita civile, per arruolarsi nell’Esercito, oggi fanno parte dell’operazione militare Enduring Freedom,(duratura libertà).
Che cosa spinge queste cinque ragazze a trasformarsi in soldate, del terzo millennio? “La passione ovviamente” risponde pronta Kathrin, una bella ragazza di ventidue anni.” A Latina ho lasciato il fidanzato che non condivideva la mia scelta, gli studi universitari e la mia allegra famiglia. Mi piace questo lavoro, anche se, negli ultimi mesi è stato faticoso superare gli ostacoli del nostro addestramento. Adesso è arrivato il momento di misurarsi con la realtà. A metà marzo le cinque ragazze raggiungeranno la base militare Salerno di Khosi, costruita dagli americani proprio nel cuore della roccaforte dei terroristi di Al Quaeda.
Non sarà solo una missione di pace. I nostri militari sostituiranno il contingente inglese: avranno il compito di bonificare il terreno, da eventuali mine di intercettare nascondigli, di liberare anfratti utilizzati come depositi di armi.
Certo non è facile convincere i genitori e i parenti di una scelta così importante l’Afghanistan non è dietro l’angolo di casa, poi ci sono i talebani. Alla mamma mentre gustavo una cioccolata con la panna, ho detto: “Voglio partire per questa missione molto delicata”. Ora sarà ansiosa e preoccupata, conterà i giorni che mancano al mio ritorno. Il mio ragazzo, Lui l’ha presa male, non sopporta la lontananza.
“Quando si parte per una missione, è sempre un’incognita, la tensione è altissima”, dice il caporalmaggiore Paola, la, friulana di ventitrèanni. “E’ come il primo lancio: tu e il paracadute, chissà dove atterrerai. Sono paracadutista conosco da qualche tempo queste emozioni”.
Ogni giorno, le cinque ragazze devono dimostrarle nostre capacità confrontandoci con i colleghi, abbiamo coniato tre regole di comportamento, Rispetto Solidarietà e Collaborazione. “Nei momenti di stress ci tengono calme con parole d’incoraggiamento”
Avverrà qualcosa miracoloso fra le montagne di Khost. Le cinque ragazze incontreranno le donne nascoste dal burqa , donne sottomesse vittime della miseria. Scoprire questa realtà non sarà entusiasmante, siamo pur sempre delle donne che non potranno comunicare neppure con lo sguardo: due donne afgane non si guardano negli occhi, non si può”. Il loro equipaggiamento farebbe impallidire la Demi Moore di Soldato Jane: fucile a pompa per sparare a distanza ravvicinata, visori a infrarossi per le battute notturne, puntatori laser. Il soldato non ha altri strumenti” spiega la paracadutista “I nostri superiori ,con chi è ancora più in alto, potranno gestire le situazioni più difficili con il dialogo, gli accordi”. La pensa così anche Daniela” E’ una missione rischiosa, ma noi non partiamo semplicemente alla guerra, andiamo a mettere le cose a posto in una terra disseminata di mine.”
Domanda: Ma allora, perché una ventenne lascia il proprio Paese, la famiglia, le certezze?” Non certo per denaro. Per tremila euro al mese, non si rischia tanto. “Forse siamo spinte dall’orgoglio di essere le prime soldate, impegnate in una missione antiterrorismo” spiega il caporale Bettina, “Siamo curiose di scoprire quello che faremo, di certo non avremo tempo di pensare, un bravo soldato si muove automaticamente ascoltando gli ordini dei superiori, lassù a Khost, mi mancheranno molte cose. Il momento più solitario della giornata, sarà la notte, la sera sarò così stanca che avrò solamente tempo di pregare” domanda “La fede è una marcia in più? La ragazza scuote la testa e riprende il suo dire: “Mi addormenterò, abbracciando il pupazzetto che mi ha regalato il mio ragazzo”, mentre parla, stringe tra le sue mani, la collana della mamma.
Anna Sciacovelli