La coltivazione del gelso e lo sviluppo dei bachi da seta hanno fatto di Catanzaro prima e San Leucio in provincia di Napoli dopo, due punti di riferimento della seta in Italia.
Il clima e l’ambiente compatibile hanno dato il via all’attività serica sin dal 1500, impegnando in modo attivo diversi paesi della provincia di Catanzaro.
Lo sviluppo della cultura del gelso bianco fu importato in Calabria dai Bizantini, ebbe inizio molto tempo prima che arrivasse a San Leucio in provincia di Napoli.
I primi ad essere chiamati in Francia a Tours per insegnare l’arte Serica a Lione furono alcuni catanzaresi, documentato per la presenza di un telaio di un tale “Giovanni il calabrese”.
A Catanzaro sorse il primo centro di raccolta e di produzione della seta, che si diffuse poi in tutto il circondario conferendole, un primato di quantità e qualità. L’industria della seta calabrese, era di qualità eccelsa e copriva la richiesta, dei diversi mercati in Europa.
Per i calabresi divenne uno dei pilastri su cui poggiava la nostra economia, tutto questo sino alla seconda guerra Mondiale. Ma il massimo sviluppo della seta si ebbe nel Settecento. I filati più pregiati erano quelli di Bisignano tanto, che nel 1589 si produssero solo in queste aree 500.000 libbre di filato di seta.
L’imperatore Federico di Svevia fu un accanito difensore di quest’arte, ne fa testo un rogito notarile risalente al 1050 citato dal nobile e storico francese Andrè Guillon, il quale li cita”fra i beni della Curia metropolita reggina, figura un campo con migliaia di alberi di gelsi bianchi”.
La prima filanda fu fondata a Villa San Giovanni dai Grimaldi
Le sete calabrese, diventarono i filati più pregiati e ricercati d’Europa, esse erano lavorate a mangano, avevano una trama fitta e compatta, molto resistente quindi molto apprezzata.
A partire dalla fine del 1400, era tradizione che si svolgesse l’incontro tra catanzaresi ed i mercanti stranieri questa attività coinvolgeva tutti sia i mercanti stranieri che i setaioli in primavera il punto d’incontro era Reggio Calabria nel cui porto sbarcavano Spagnoli Veneziani Genovesi e Olandesi.
L’arte serica ebbe periodi di grande prosperità durante il Regno di Carlo V, che aveva istituito delle franchigie e privilegi vari. Nel 1519, furono pubblicati gli Statuti dell’arte della seta di Catanzaro; il massimo sviluppo di quest’attività si ebbe nel 1700, nella sola Catanzaro si contavano 7.000 setaioli e più di mille telai. Si producevano broccati sete, velluti damascati per paramenti sacri, coperte, drappi, tende, biancheria, scialli e tovaglie per gli altari ecc. La decimazione degli addetti ai filatoi, avvenne con la peste del 1668, che portò via 16.000 abitanti, nonché la presenza di varie epidemie e devastanti terremoti, furono le concause della grave carenza di mano d’opera, ma anche e soprattutto dall’eccessiva pressione fiscale da parte del governo Spagnolo.
All’inizio dell’800 dall’energia idraulica si passò alla macchina a vapore, dalle macchine per filare in legno a quelle in ghisa, poi a quelle automatiche in acciaio
In realtà non esisteva una vera filanda, ma le tante famiglie contadine, per arrotondare le entrate, si davano a quest’attività, che serviva loro, come mezzo di supporto e sostegno alle loro magre entrate.
Anna Sciacovelli