Nelle stanze dei camini, le donne del ‘500 specie nei lunghi pomeriggi invernali si sedevano a ricamare nella sala dei camini e mentre i figli giocavano o studiavano loro impegnavano il proprio tempo nel ricamo si stanziavano presso i camini, ingegnose e creative “giocavano” con i filati dagli alterni colori e dalle diverse dimensioni.
Preparare una reticella e lavorarla trovano molto spazio nel ‘600, dove nelle stanze dei camini e dei silenzi le donne si cimentavano a creare e ornare con drappeggi e frangi le tende sia le grandi sia le piccolissime finestrelle.
Negli antichi conventi, vigeva l’ordine del silenzio o ascolto della musica, una suora suonava il clavicembalo, o la pianola mentre le altre invece, come api laboriose e instancabili, facevano andare l’uncinetto o il chiacchierino, altre intrecciavano fili e creavano merletti, allora il sottile filo di seta diveniva pregiato, il sottilissimo pizzo, prendeva corpo nelle mani di una suora o di una ragazza, che cercava di apprendere la creatività e la velocità manuale della stessa insegnante.
Al lume delle candele o delle torce, il loro lavoro manuale prendeva forma sete tele broccati pizzi sfilature imbottiture di arredi sacri prendevano forme, da non dimenticare la famosa Penelope che creava e tesseva la sua tela aspettando Ulisse, mentre la sua casa invasa dai Traci.
Quest’attività era svolta di solito nelle ore pomeridiane e serali, sui telai, le mani delle donne diventavano farfalle laboriose, che creavano inventando nuovi punti, i lavori che prendevano corpo, di solito erano eseguiti nel primo pomeriggio sino a sera.
Iniziavano con l’intrecciare tanti fili e a creare un fitto reticolo dove con filati colorati tessevano volti e animali in special modo, riscontriamo negli antichi tendaggi uccelli dalle piume variegate come pavoni o uccelli del paradiso, la pratica del ricamo ci trasporta e richiama alla memoria il tempo della Bibbia in quei filati e ricami ritroviamo, le forme, i colori, l’immagine sognata.
Da non dimenticare che presso il Museo delle stoffe di Anversa, di passamaneria e di tessuti, sono catalogate stoffe dall’inizio del cristianesimo, sino al 1800, sono raccolte e conservate, stoffe provenienti da Dusserdolf, ricami Veneziani, di Flensburg, di Francoforte, Amburgo e Vienna, tra le tante anche quelle Coopte, Gotiche, Francesi, Marrochine e Spagnole.
Nell’800, ritroviamo le “Arti Donnesche” svolte nelle case dalle giovani ragazze che si preparavano al matrimonio la cosi detta “Economia Domestica”saper fare di tutto un po’.
Una ricerca accurata dei Ricami Trine e merletti in terra di Bari è stata effettuata dalla prof.ssa Fulvia Fiorino Botoli, Santa Fizzarotti Selvaggi, Grazia Barbone Andidero, Tecla Brunetti Dammacco e Giulia Sallustio Girone.
Un incontro da non sottovalutare, è stato quello tenutosi nella Sala dei Convegni di S. Benedetto a Conversano.
Presentazione della Presidente dell’Associazione Culturale “Luigi Sturzo” Prof.ssa Marisa Fantasia, relatori Maria Rosaria Corina Malagnino, Prof.ssaFulvia Fiorino Dotoli, con l’intervento di S.E.mons Domenico Padoadovano Vescovo di Conversano- Monopoli.
Avv. Giuseppe Lovascio Sindaco di Conversano.
Sul filo della storia, si rincorrono i punti salienti di un ricamo smarrito, nella memoria dei giorni, quando il calore dei vividi camini segnava il tempo pomeridiano e serale, quando le lacrime delle candele si fermavano a metà strada e le torce spandevano luce calore e fumo nelle grandi o piccole camere. Le donne con le teste chine alacremente al lavoro, del Tombolo, uncinetto e ferri segnavano il tempo del non ritorno.
Anna Sciacovelli