Dopo aver letto le tue poesie questo è il mio giudizio.
Se ti soffermi, a guardare il tuo viso nello specchio, ti risponde un volto non tuo, consumato dall’angoscia di vivere costantemente, in attesa di ritrovare l’amore del presente in prima persona, non ti accorgi e non soppesi le lacrime della tua anima, che soffre l’oblio di una morte primaria.
L’arte poetica è la più pura delle arti, si esprime in Alfonsina Paoletti attraverso esperienze esistenziali, in cui l’amara percezione di una realtà aspra si trasfigura nelle immagini di un possibile altro modo di vivere, luminoso e sublime, la propria umanità come appagamento nell’armonia del tutto.
Un sogno di speranza, insieme alla non facile gioia, di una felicità impossibile. Ora il ripiegarsi commosso e umano sulla propria nostalgica malinconia quasi rassegnata dal dolce calar della sera, quando l’animo anela la luce si accorge che si chiude geloso sulle memorie e ricordi di passati momenti gioiosi.
Ora l’irrompere inatteso dei colori del tramonto, esultano ristorati dalla sottile pioggia che irrorano i tuoi occhi, invocata dalle tue fatiche e del vivere da sola.
Poi l’incontenibile gioia di bimba che incauta vola esulta e ride quando la natura beffarda delle illusioni fa sbocciare l’albero del melograno che scaglia il suo rosso e radioso sorriso al vento di maestrale, non accorgendosi dell’oscena visione di una bambola senz’altro anima, quasi rudere di se stessa.
Il tuo profondo lirismo Alfonsina, s’inabissa nel profondo più ignoto dell’anima, che sfilacciata dal dolore, raccoglie brandelli sfilacciati di un’anima in pena e di un’esistenza illusa e delusa.
L’angoscia esistenziale s’impadronisce di tutte le tue cose. I tuoi occhi, sprazzi di rara bellezza poetica, lampeggiano nel viso dolente di un gabbiano dalle ali bianche, che incredulo e spaurito cerca un appiglio in un mare in tempesta.
Tu, ulivo possente e millenario, ti schianti quando strappato dal forcipe meccanico, ti estrapola dal ventre della tua terra e ti squassa l’anima che emette sinistri lamenti.
Forte, come un’antica roccia, nella vallata risuona la tua cifra poetica Alfonsina Poletti, che si collega ai filoni Europei più densi che umana inquietitudine: al lirismo di Saba e al simbolismo di Baudelaire con diverse assonanze che richiamano Verlaine, nel disperato sentire moderno.
Il tuo narrare, coinvolge il lettore con il linguaggio essenziale e poeticamente espressivo, con eleganza raffinata, tu scrivi cose, che diversamente non si potrebbero dire, in un ritmo incalzante, quasi singhiozzante, nel tumulto dei tuoi contrastanti sentimenti. Nel silenzioso bisbigliare, vibrano le corde più nascoste, della tua “Anima” profonda.
Anna Sciacovelli