La fiera del Levante, era un punto fermo per mio figlio, si doveva andare per comprare un canarino, che lui aveva già battezzato col nome di Cip. Sognava ad occhi aperti e spesso parlava di Cip, senza ancora conoscerlo.
Settembre alle porte, due momenti importanti per Lui, l’apertura della Scuola e la Fiera del Levante.
Scorazzare tra i lunghi viali di un’antica Fiera di Bari con un palloncino colorato, era il massimo per un bambino di sei anni. Circa un mese prima aveva espresso un vivo desiderio, l
a gabbietta e un canarino che lui doveva addomesticare, da due giorni la grande Fiera mostrava le bandiere sugli alti pennoni, il ritmo incalzante della musica in sottofondo, inseguiva e invitava gli automobilisti ad entrare nella Fiera, il brusio della gente ferma alle casse per acquistare il biglietto faceva il resto.L’attesa era abbastanza lunga, un caso fortuito, tra i tanti in attesa di raggiungere le casse un amico di famiglia il quale era, il primo della lunga coda, giunto alle casse, segnalai la nostra presenza e con la mano feci il segno di due,
capì immediatamente la mia richiesta, dopo poco potevamo entrare in Fiera con i biglietti.
A mio figlio non interessava quasi nulla della Fiera, voleva solo avere il suo Cip, i lunghi e assolati viali bisognavano percorrerli. Finalmente, i reparti volatili, si presentò ai nostri occhi. Un’infinità di piccole e grandi gabbie occupavano un intero padiglione, il cinguettio assordante stordiva i presenti, spesso qualcuno prendeva la rincorsa per uscire dal padiglione.
Finalmente la scelta del canarino, una piccola gabbia verde dove all’interno alloggiava il canarino giallo limone, che mio figlio disse voglio quello e così fu, poi un capriccio torniamo a casa sono stanco, pazientemente uscimmo dalla Fiera e con l’autobus di corsa a casa. Si era già fatto tardi, quindi senza perdere tempo rientrammo sereni a casa. La gabbietta prese la strada della sua stanza e senza perdere tempo iniziò a chiamare il canarino con il nome con cui lo aveva battezzato Cip, nessuno si accorse che Nerino, il gatto della nostra vicina era entrato di soppiatto nella nostra casa. Il canarino si guardava intorno quasi a voler considerare confortevole e buono il nostro appartamento, in segno di approvazione iniziò a fare con la sua flebile voce cip, cip, cip, con grande gioia del mio piccolo, che per la felicità di aver avuto il suo Cip guardava e rimirava con gli occhi increduli la gabbietta. La serata si chiuse con la cena, la solita veloce preghiera e una buonanotte sonnolenta del piccolo. La gabbietta sul comodino della stanzetta per la felicità il piccolo, che non riusciva, a prendere sonno.
Ancora sveglia, nel soggiorno stavo preparando il grembiulino, per mio figlio, che sarebbe servito tra due giorni, per l’apertura della scuola, il telegiornale segnava l’ora, erano le 11,30, quando uno strano rumore mi fece correre in camera del bambino, il piccolo dormiva mentre la piccola gabbia era a terra aperta e Cip quasi senza vita, si dibatteva tra le zampe del gatto, al mio arrivo veloce Nerino, si andò a nascondere lasciando quasi morto Cip, che non dava quasi più segni di vita. Lo raccolsi piano e con delicatezza lo posai sul letto cercando di farlo riprende, Cip reclinò il capino e morì.
Lo deposi delicatamente nella gabbietta, il giorno dopo mio figlio svegliandosi si accorse, che Cip era morto, l’unica scusante che mi venne in mente, fu di far notare al mio piccolo ometto, che la gabbia non andava bene per uccellini abituati al volo, rispose con rammarico “hai ragione mamma forse non dovevamo usare la gabbia per Cip”.
Il giorno dopo il bambino volle fare il funerale per cip prese un fazzoletto di lino e lo avvolse sul terrazzo avevamo un grande vaso co una pianta di rose co un cucchiaio fece una buca e piangendo depose Cip nella buca e sempre con il cucchiaio ricoprì la salma.
Mio figlio, non ha più, chiesto di volere un uccellino per casa. La padrona di Nerino, per mesi lo tenne chiuso in casa, castigandolo per il dolore che aveva arrecato, a mio figlio.
Anna Sciacovelli