La moto pronta, per la partenza verso una meta ancora sconosciuta, gli ultimi preparativi di una vacanza all’insegna della scoperta in un luogo nuovo, la Toscana, dove fermarsi e conoscere più approfonditamente la città di Firenze.
Percorrere circa seicento kilometri, a cavallo di una grossa moto, non era il massimo nel 1974, le strade non ancora bene attrezzate per un lungo percorso, quasi sconosciuto.
L’idea di partire verso una nuova vacanza era scaturita da un depliant, che invogliava i giovani a soggiornare presso gli ostelli disseminati lungo il percorso.
Lungo il percorso, Filippo Assale, ebbe modo di conoscere un ragazzo e il suo nome Paolo Casale, che affrontava il viaggio a piedi meravigliandosi del modo strano di gestire il suo viaggio a tappe obbligate, il giorno camminare e la sera invece di fermarsi, presso il primo Ostello fuori porta.
Incontrandolo nuovamente, gli chiese se avesse bisogno di un passaggio, decisero così di unirsi dividendosi il costo del carburante.
Arrivarono a Firenze, dopo due tappe una a Roma e l’altra a Faenza, poi Firenze l’Arno, la piazza grande, le chiese, la pinacoteca, da visitare in due giorni senza fretta.
Seduti in Piazza della Signoria, al gran Caffè a consumare una lauta colazione, quando un gomitolo bianco si avvicinò velocemente a loro, di colpo lo chiamarono “Palla di Neve” era un cane randagio, ma non sporco, ancora gestibile come pulizia.
Si avvicinò ai due ragazzi annusando l’aria, poi si accoccolò ai piedi dei due facendo finta di dormire pur muovendo impercettibilmente la coda.
“Palla di Neve”, al primo rumore aprì gli occhi e guardandosi in giro annusò l’aria, ma con noncuranza riprese il sonno interrotto, i ragazzi non sapevano se fosse un cucciolo o diversamente un cane adulto, questa era per loro un’incognita.
Nella carta, era rimasto un poco di pane e prosciutto che depositò a terra con l’intento di gettarlo nella spazzatura, ”Palla di Neve” si alzò e si avvicinò alla carta e iniziò a leccarne il contenuto, uno dei ragazzi aprì il cartoccio e fece mangiare gli avanzi al cane.
“Palla di Neve” con la lingua raccolse anche tutte le briciole, che si erano sparse per terra e cercò un altro cantuccio, più consono, dove riposare tranquillo, inizialmente non chiuse gli occhi anzi cercava di attirare l’attenzione dei due ragazzi.
Si addormentò che era quasi pomeriggio inoltrato ai due ragazzi, dispiaceva lasciarlo in balia delle onde, Paolo si tolse la cintura dei pantaloni e preparò un labile guinzaglio, cercando di fermarlo al collo del cane, ma “Palla di Neve”, cercava di divincolarsi dalle braccia dei ragazzi, anzi cercava di mordere Paolo alla fine riuscì a divincolarsi e allontanarsi da loro.
La sera incalzava e i ragazzi dovevano raggiungere il loro Ostello, ma non volevano lasciare lungo il percorso “Palla di Neve” decisero di restare ancora un’ora circa, per vedere se il cane andava per suo conto o invece seguiva loro.
Decisero di avviarsi misero in moto il Motore che rispose immediatamente all’impulso, i ragazzi non potevano tardare L’Ostello chiudeva i battenti alle 22,00 non potevano più sostare per strada anche perché stanchi del viaggio.
Il cielo coperto di nuvole annuncia pioggia e non era proprio il caso di farsi sorprendere dal tempo cattivo quindi senza badare più a nulla, salirono sulla moto e via, trovarono l’Ostello chiuso e un solo posto per dormire, Paolo col suo zaino trovò una piccola coperta che stese a terra e cercò di prendere sonno, mentre Filippo si era gettato vestito sulla branda, non riuscendo nemmeno a spogliarsi, con l’intenzione che il giorno dopo sarebbero ripartiti per la Puglia.
Furono svegliati dal ciabattare di un inserviente il quale chiese loro se avessero portato un cane bianco come una palla di neve Sicuri insieme rispose di no Uscirono dall’Ostello e poco distante trovarono “Palla di neve” dietro un muro basso che circondava l’Ostello Le feste del cane fecero piangere i due ragazzi, che si separarono con le lacrime agli occhi.
I ragazzi promisero di ritrovarsi a Bari al mare durante l’estate.
Alla madre Filippo, aveva accennato di un cane, che avevano battezzato “Palla di Neve” poi nulla più, a distanza di tempo, la storia del cane è venuta a galla dopo tanti anni, parlando a lungo della città di Firenze.
Anna Sciacovelli