Un improvviso abbaglio, tra i tortuosi vicoli di Campo dei Fiori, una facciata rinascimentale, colma di fregi e statue così si presenta al turista Palazzo Spada, sorge quasi a ridosso di Palazzo Farnese, dei magnifici Palazzi Braschi e della Cancelleria, ma supera con eleganza la prova, se guardiamo il giardino con le fontane o la Galleria Prospettica disegnata da Francesco Borromini, il suo biglietto da visita più celebre, è il colonnato, che sembra lungo 30 metri, ma in realtà è lungo appena 8 metri.
La storia, della nobile residenza inizia nel 1500, quando Bartolomeo Baronino la progetta su commissione del primo proprietario, il Cardinale Girolamo Capodiferro. Risale a quell’epoca la raffinata facciata dal basamento bugnato con otto nicchie con personaggi di storia romana, da Romolo a Giulio Cesare e Augusto, in un trionfo di stucchi a festoni e ghirlande.
Nel cortile aeree arcate altre 12 nicchie con divinità, mentre al piano nobile è affidata ai superbi dipinti allegorici di Giulio Mazzoni. In questa veste, già fastosa, che il Cardinale Spada lo acquista nel 1632, da Girolamo Mignarelli, erede dei Capodiferro, per trasformarlo in una delle più sfavillanti dimore della città.
Entrato tra i beni dello Stato nel 1926, oggi il Palazzo, vive una duplice identità, museale e istituzionale, che si riflette in diverse modalità di visita. Sempre fruibili sono le quattro sale della galleria Spada,al primo piano dell’ala secentesca, raccolta dei quadri,delle sculture e degli arredi collezionati dal Cardinale Bernardino, da suo fratello Virgilio e dal pronipote Fabrizio.
Il resto dell’edificio è invece sede del Consiglio di Stato, organo di rilievo, che svolge funzioni Consultive e Giurisdizionali in Materia Amministrativa. Nella sala di Achille, si dipana la vita dell’eroe dall’Achilleide di Publio Papinio Stazio, e dalla vicina sala dei Patti degli Antichi Romani le fanno eco le gesta di Romolo e di Enea derivate dalle pagine di Tito Livio. Ovidio è presente in un’altra sala, mentre nel grande salone fanno bella mostra le quattro Stagioni, non da meno è la galleria detta della Meridiana, alle pareti affrescate nel 1635, da Agostino Mitelli e Michelangelo Colonna, si affacciano monumentali fughe di balconate che si inseguono in prospettive illusorie. Tra gentiluomini, che sembrano davvero sporgersi dai balconi dipinti e logge slanciate verso paesaggi immaginari.
In questo crogiuolo d’arte e di personaggi diversi, è possibile perdersi nel tempo dei tempi, un concentrato di capolavori, che ripercorre la vita e i destini di personaggi estinti, che si ritrovano all’interno di un antico Palazzo Romano.
Anna Sciacovelli