Al contrario, ci sono ancor oggi, solitari e alteri, resi ancor più inaccessibili dal misterioso flusso dei secoli, i giganti di pietra sono ancora negli antichi luoghi, che li videro sorgere: castelli medievali più famosi, quelli più suggestivi e straordinari divenuti leggenda, simboli di potere, di un epoca densa di fermenti culturali, di storia e di segreti.
Castelli sorti in Puglia intorno al XIII sec., sotto il regno di Federico II di Svevia, geniale Imperatore germanico, che ha legato il suo nome ad una eclettica e fervida attività culturale.
Non sempre costruiti, per soli scopi di difesa di guerra e per necessità militari, più spesso per un progetto politico e strategico a volte, come ameni soggiorni di svago e per la caccia, considerati il Castello per eccellenza, le sontuose dimore degli svevi appaiono successivamente alle costruzioni Normanne dei sec. XI. e XII.
Esse costituiscono, in tutta la Puglia e nel Salento, il risultato concreto di uno straordinario impegno architettonico sotto la guida abile e vigile del ”Protomagister” fedele interprete della volontà del sovrano.
La costruzione, del maggior numero dei castelli di Puglia avvenne sotto il regno di Federico II la sua presenza nel territorio si estende dal 1220 al 1250, anno in cui l’imperatore si spegneva a Castel Fiorentino in pieno inverno, nell’ ultima dimora imperiale.
Nel trentennio fecondo, in cui si registra la presenza di Federico II, nell’Italia meridionale e nella Puglia particolarmente, gli Svevi si collegarono alle preesistenti costruzioni normanne: i Normanni infatti avevano insediato in molti punti strategici innumerevoli torri, di semplici ma possente struttura, su alture o lungo strade di grande comunicazione, (una di queste è la torre di Leverano, voluta da Federico II, come vedetta baluardo dell’entroterra a difesa delle scorrerie dei pirati, che di frequente assalivano il ricco centro di Porto Cesareo).
Gli Svevi, rafforzarono le preesistenti costruzioni più antiche e resero complesse le piante, sino alla realizzazione di strutture poligonali con cortine verticali adatte alla difesa piombante. Rimasero efficienti dal punto di vista strategico, furono considerati ancora elementi nodali, per il successivo sistema di fortificazioni, sia dagli Angioini, sia dagli aragonesi, che dagli spagnoli.
Spesso all’interno del maniero, vi era anche la chiesa padronale, dove spesso in assenza degli uomini in guerra, si ritiravano le donne insieme ai fanciulli, per implorare il ritorno dei mariti o degli uomini, all’epoca la vita non facile delle donne, le quali dovevano gestire un complesso così ampio e complicato e con personale non adatto alle reali necessità del tempo.
I manieri Federiciani, avevano nel loro interno sotterranei, dove trovavano posto le cucine, i depositi delle armi, le prigioni, la stanza delle torture, la bottega del maniscalco, ma rispondevano anche, alla non facile esigenza, dell’abitabilità regale dell’epoca.
Anna Sciacovelli